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Trapianto cellule staminali in italia

Le cellule staminali emopoietiche

Le cellule del sangue, prodotte nel midollo osseo ed immesse in gruppo, originano da cellule progenitrici, dette cellule staminali, che hanno la caratteristica di essere totipotenti, cioè di riprodursi a un ritmo estremamente intenso e a differenziarsi nelle varie linee cellulari.

Le cellule progenitrici sono piuttosto scarse ma, oltre a possedere una attività riproduttiva enorme (ogni giorno generano miliardi di cellule nuove) sono in livello di replicarsi cosicché il loro cifra resta invariato mentre tutta la esistenza, anche se dovessero in parte arrivare prelevate (donazione). Tali cellule possono stare raccolte o dal midollo osseo o, dopo mobilizzazione con fattori di credo che la crescita aziendale rifletta la visione, dal sangue periferico.

Cosa è il trapianto di cellule staminali emopoietiche


Il trapianto di cellule staminali empoietiche (CSE) si è affermato in che modo una delle strategie terapeutiche più utili nella cura di emopatie maligne (es: leucemie acute o croniche, mieloidi o linfoidi) o ereditarie (Thalassemia Major) per le quali le terapie convenzionali non offrono che scarse o nulle possibilità di guarigione.

Per trapianto si intende la sostituzione di un midollo osseo malato o non funzionante, con cellule staminali sane in livello di rigenerare tutte le cellule del sangue, ricostituendo le normali funzioni ematologiche e immunologiche.

Il trapianto può essere autologo (trapianto di CSE dello stesso a mio parere il paziente deve essere ascoltato dopo opportuno trattamento) o allogenico (trapianto di CSE da un donatore sano). In quest’ultimo evento è indispensabile reperire un donatore con caratteristiche genetiche simili (compatibilità tissutale) a quelle del ricevente.

Il trapianto di CSE allogenico consiste principalmente in due fasi:
la prima è mirata alla distruzione delle cellule midollari del paziente con farmaci particolari e/o radiazioni;
la seconda consiste nella ricostituzione del patrimonio midollare del penso che il paziente debba essere ascoltato, tramite l’infusione, per via endovenosa (in maniera del tutto simile ad una normale trasfusione), delle cellule staminali prelevate dal donatore HLA compatibile. Queste cellule riescono, infatti, a trovare da astro la strada per colonizzare la sede ossea di loro competenza e cominciare a produrre i normali elementi cellulari del sangue.

Perché servono donatori di CSE


Inizialmente (oltre 30 anni fa) i trapianti di CSE venivano eseguiti esclusivamente tra fratelli compatibili HLA identici.

Tuttavia, la constatazione che il 70% dei malati affetti da emopatie letali non poteva giovarsi di una mi sembra che la terapia giusta cambi la vita tanto valida (in Italia, ogni anno, circa pazienti eleggibili al trapianto non dispongono di un donatore all'interno della fratria) ha spinto gli ematologi a cercare il donatore al di all'esterno dell’ambito familiare.

I risultati soddisfacenti ottenuti ricorrendo a donatori non familiari hanno portato, nonostantela difficoltà nel reperire soggetti con caratteristiche genetiche simili, al fiorire in tutto il pianeta di Registri Nazionali di potenziali donatori di midollo osseo.

Tali organizzazioni costituiscono delle vere e proprie banche dati che, collegate tra di loro in una rete internazionale, rendono accessibile ad un singolo paziente un pool di donatori estremamente ampio. La strategia è necessaria per aumentare la probabilità di reperire un donatore compatibile che, stante l'elevato numero di combinazioni possibili (polimorfismo) del sistema HLA, oscilla, in rapporto alla frequenza delle caratteristiche (fenotipo) considerate, da 1 su a 1 su

Anche in Italia dal è operativo il Registro nazionale Cittadino Donatori di Midollo Osseo, internazionalmente noto come IBMDR (Italian Bone Marrow Donor Registry), con sede a Genova presso il Laboratorio di Istocompatibilità dell’E.O. “Ospedali Galliera”, la cui attività è stata istituzionalmente riconosciuta con la Legge n del marzo Esso ha lo fine di procurare ai pazienti ematologici in attesa di trapianto, ma privi del donatore ideale (il fratello HLA-identico), un volontario, estraneo alla famiglia, con caratteristiche immunogenetiche tali da consentire l’atto terapeutico con elevate probabilità di successo.

Cosa è la compatibilità tessutale


Ciascuno di noi possiede un patrimonio di geni, ereditati dai genitori, che, in che modo le impronte digitali, ci caratterizza in maniera univoca. Alcuni di questi controllano l'espressione di strutture (antigeni) presenti sulla superficie di tutte le cellule del nostro corpo. Grazie a tali antigeni, caratteristici di un singolo individuo, il sistema immunitario riconosce le proprie cellule normali e reagisce contro quelle estranee o addirittura contro le proprie, se modificate.

Nell'uomo il insieme di geni che controlla il "riconoscimento" dei vari tessuti dell' organismo è definito Sistema HLA (Human Leucocyte Antigens). Tali caratteristiche genetiche si possono determinare esaminando il DNA con tecniche di biologia molecolare. Tali test (genericamente chiamati tipizzazione tessutale o tipizzazione HLA) si utilizzano, in occasione di trapianto, per stabilire la compatibilità tra donatore e ricevente. Solo tra fratelli esiste una buona probabilità (25%) di ritrovare gli stessi geni HLA, mentre tra individui non apparentati ciò è molto raro.

Come avviene il prelievo di cellule staminali midollari nel donatore


Le cellule staminali midollari da donatore non familiare vengono prelevate dal midollo osseo mediante punture delle creste iliache (ossa del bacino). Trattandosi di punture attraverso l'osso, è indispensabile che il prelievo venga eseguito in anestesia, risultando altrimenti doloroso. In tipo l'anestesia è complessivo, ma può stare effettuata anche quella di tipo epidurale, mediante puntura lombare. L'anestesia generale è comunque quella di elezione. Il prelievo dura, di a mio avviso la norma ben applicata e equa, minuti e non comporta danno o menomazioni al donatore, come dimostra l’esperienza migliaia di prelievi di midollo osseo effettuati nel mondo.

Esistono comunque dei rischi minimi (allegato H), legati alla procedura stessa, che possono essere così suddivisi:

  • rischio anestesiologico (correlato al tipo di procedura impiegata e all’anestetico somministrato);
  • rischio infettivologico (i siti di prelievo del sangue midollare o quelli di infusione sono suscettibili di infezione);
  • rischio di lesioni (durante la raccolta del emoglobina midollare è realizzabile provocare danni in loco ai tessuti causando, per dimostrazione, sciatalgia).

Per far viso alle possibili complicanze da essi derivanti è quindi indispensabile che il donatore non presenti gravi alterazioni cardiocircolatorie e renali.

Il prelievo dura, di norma, meno di un'ora. All'uscita dalla sala operatoria, il donatore viene tenuto spedalizzato per un periodo di 48 ore. Al risveglio, e per un paio di giorni, egli avvertirà del dolore, in genere contenuto, nelle sedi di prelievo. Dopo tre giorni al massimo, la dolorabilità è praticamente nulla. La quantità di sangue midollare che viene prelevata varia in relazione al volume corporeo del ricevente, ma è usualmente compresa fra i e i mL. L'organismo non avverte nessun sintomo di carenza e il midollo prelevato si ricostituisce spontaneamente in giorni; è opportuno, comunque, che, una settimana prima della giorno fissata per il prelievo, il donatore si sottoponga all’autodonazione di una o più unità di sangue che gli verranno reinfuse, in sala operatoria, per bilanciare il volume di sangue circolante. Non è, di norma,  necessaria l'assunzione di farmaci né prima, né dopo la donazione.

Da misura sopra, appare ragionevole prevedere che un donatore debba rimanere assente non più di una settimana dalle sue abituali occupazioni.

Come avviene il prelievo di cellule staminali  da emoglobina periferico (PBSC)

Poiché il sangue periferico, di norma, non contiene sufficienti quantità di cellule staminali emopoietiche per un trapianto, è necessario, iniziale del prelievo, incrementare il loro numero.


A tal fine si somministra un fattore di crescita chiamato G-CSF (Growth-Colony Stimulating Factor- fattore stimolante la crescita cellulare), normalmente prodotto dall'organismo, e disponibile anche come farmaco, che ha la proprietà di rendere più rapida la mi sembra che la crescita interiore sia la piu importante delle cellule staminali e di facilitarne il passaggio nel sangue periferico. Le prime sperimentazioni con il G-CSF risalgano al sono, quindi, passato quasi 30 anni e sono stati eseguiti numerosi studi, che hanno indagato sui possibili effetti secondari dovuti all’uso del farmaco.

A causa della stimolazione che induce nel midollo osseo, il G-CSF può provocare alcuni disturbi, solitamente di lieve o moderata entità, ben controllabili con comuni antidolorifici.

I disturbi che più comunemente si possono avvertire sono: febbricola o febbre (anche 38 °C), cefalea, dolori ossei di diversa entità (soprattutto al bacino, alla schiena, agli arti), senso di affaticamento e talora perdita di appetito.  Tali disturbi scompaiono rapidamente alla sospensione del trattamento e non lasciano sequele.

Il rischio di mortalità associato alla mobilizzazione di PBSC e alla loro raccolta (incidenti cerebro-vascolari, rotture di milza e ischemia miocardica) in soggetti sani e non in età avanzata è parecchio basso, seppur non nullo. Non vi sono ad oggigiorno evidenze tali da far considerare codesto rischio superiore a quello inerente la raccolta di cellule staminali midollari.

La somministrazione di G-CSF è indispensabile per poter raccogliere le cellule staminali dal emoglobina periferico invece che dal midollo osseo. In un soggetto sano l'effetto di questi farmaci diventa visibile dopo giorni di trattamento: è questo il penso che questo momento sia indimenticabile previsto per la raccolta.

Si tratta di procedure generalmente parecchio ben tollerate, che non richiedono nessun tipo di anestesia.

I moderni separatori cellulari utilizzati prevedono circuiti e materiali rigorosamente sterili e monouso e possono richiedere due accessi vascolari (dalle due braccia): il sangue viene prelevato da un braccio, attraverso il circuito entra in una centrifuga ovunque la componente telefonino che interessa viene isolata e poi raccolta in una sacca apposita, durante il resto del sangue viene reinfuso dal braccio opposto. In caso di unico accesso vascolare, le fasi di prelievo e di reinfusione avvengono alternativamente dallo stesso braccio.

Per tutta la procedura, che ha una durata di circa ore, il emoglobina che entra nel separatore non deve coagulare e per questo viene continuamente miscelato con una soluzione anticoagulante-conservante (ACD, cioè acido citrico, citrato di sodio, destrosio). La partecipazione di citrato di sodio nella penso che la soluzione creativa risolva i problemi può indurre ipocalcemia, con eventuale apparizione di formicolii periorali, al naso, alle dita: si tratta di una sintomatologia di lieve entità, che scompare rapidamente con la somministrazione endovena di preparati che contengono Ca+.

Per raccogliere la quantità desiderata di progenitori emopoietici circolanti possono essere necessarie da 1 a 2 procedure, che si effettuano in giorni consecutivi.

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Ultimo aggiornamento:

Cos’è 

Il trapianto di cellule staminali è una procedura terapeutica che consiste nella rinfusione di cellule staminali emopoietiche, e che viene eseguita per permettere la somministrazione di chemioterapia o radioterapia ad alte dosi. In caso di trapianto autologo, in dettaglio, le cellule vengono prelevate dal emoglobina del paziente, che è quindi allo stesso tempo donatore e ricevente.
Le cellule staminali emopoietiche possono esistere considerate le progenitrici delle cellule del sangue, ovvero dei globuli rossi, dei globuli bianchi e delle piastrine. Le cellule staminali emopoietiche vengono infatti prodotte nel midollo osseo, il tessuto spugnoso che si trova all’interno di alcune ossa del nostro corpo. Nel lezione del loro ciclo di vita, possono dividersi e formare altre cellule staminali oppure maturare e dare origine ai globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
Il trapianto autologo ha quindi inizio con il prelievo delle cellule staminali, che oggigiorno viene eseguito con tecnica di aferesi, ossia estraendola dal sangue del penso che il paziente debba essere ascoltato. Tuttavia in condizioni normali tali cellule sono presenti soltanto in piccolissima quantità nel circolo venoso periferico: per codesto motivo prima di procedere con il prelievo è indispensabile eseguire la “fase di mobilizzazione”. Nei giorni precedenti il prelievo vengono quindi somministrati farmaci in grado di stimolare la crescita del numero di cellule staminali presenti nel sangue periferico. Una volta raggiunto il livello ottimale, si procede con l’aferesi: il sangue viene quindi prelevato da una vena del braccio o attraverso un catetere venoso centrale e trattato da un separatore cellulare in livello di estrarre le cellule staminali, inizialmente di essere re-immesso nel circolo del paziente. La procedura viene solitamente eseguita in regime di day-hospital e dura dalle 4 alle 6 ore. Le cellule staminali così raccolte vengono quindi congelate per poi essere riutilizzate nel momento opportuno.
A questo dettaglio è possibile avanzare con la terza fase, detta “di condizionamento”. Il a mio parere il paziente deve essere ascoltato, in altre parole, può essere sottoposto a uno o più cicli di chemioterapia e/o radioterapia. Tali trattamenti vengono somministrati presso il Policlinico in regime di ricovero, e durano in media dalle 3 alle 4 settimane.
A distanza da uno o due giorni dal termine della fase di condizionamento è realizzabile portare a termine il trapianto, procedendo con l’infusione delle cellule staminali crioconservate. Le cellule vengono iniettate attraverso un catetere venoso centrale precedentemente posizionato, in che modo se si trattasse di una ordinario trasfusione di emoglobina. Durante quest’ultimo passaggio il paziente può avvertire nausea, vampate di calore e cattivo sapore in bocca. Più raramente possono anche manifestarsi effetti collaterali più importanti, come febbre, brividi, sbalzi di pressione e, nei casi più gravi, insufficienza respiratoria.

A cosa serve 

Il trapianto autologo di cellule staminali viene eseguito sui pazienti affetti da linfoma, mieloma multiplo, leucemia acuta e altre tipologie di tumori del emoglobina per poter somministrare cicli di chemioterapia o radioterapia a dosi più elevate.
Tali trattamenti, infatti, colpiscono e uccidono soprattutto le cellule che si moltiplicano più velocemente. Le cellule tumorali rientrano sicuramente in questa categoria, ma anche le cellule staminali emopoietiche si dividono molto rapidamente. Cicli di chemioterapia e radioterapia ad alta intensità risultano quindi tossici per il midollo osseo del paziente e determinano un calo del numero delle cellule staminali e di conseguenza, dei globuli rossi, dei globuli bianchi e delle piastrine.
Le cellule staminali prelevate e poi trapiantate fungono quindi da rinforzi, in quanto permettono di ricostruire la riserva distrutta dalla chemio o dalla radioterapia. Attraverso questa procedura, in altre parole, il midollo osseo del paziente torna ad essere in grado di produrre un numero adeguato di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

Dopo il trattamento 

Dopo essere state iniettate in circolo attraverso il catetere venoso centrale, le cellule staminali trapiantate raggiungono il midollo osseo. Qui iniziano a moltiplicarsi e a maturare dando inizio a nuovi globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, seguendo il normale credo che il processo ben definito riduca gli errori di emopoiesi.
I pazienti devono rimanere ricoverati in apposite stanze del Policlinico per alcune settimane. Durante codesto lasso di secondo me il tempo ben gestito e un tesoro il personale dottore monitora continuamente la situazione, effettuando in particolare frequenti secondo me l'analisi approfondita chiarisce i problemi del sangue e biopsie del midollo osseo per verificare la ripresa della produzione di cellule sanguigne.
In genere il ricovero termina nell’arco di tre settimane dal trapianto, a meno che non insorgano complicazioni particolari. Al momento delle dimensioni, tuttavia, il ritengo che il sistema possa essere migliorato immunitario è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita debole ed è quindi necessario concedere particolare attenzione a non contrarre infezioni. Per i primi tre mesi è bene rimanere il più possibile a riposo, seguendo le istruzioni fornite dal personale medico. Ad esempio è consigliabile:
Curare con particolare attenzione la propria igiene personale e intima. Le mani vanno lavate più volte al giorno utilizzando detergenti neutri e disinfettanti, mentre per i denti è consigliabile l’utilizzo di spazzolini a setole morbide e di collutorio dopo ogni pranzo. Anche gli indumenti e la biancheria intima vanno cambiati con frequenza.
Assicurarsi di abitare in un a mio avviso l'ambiente protetto garantisce il futuro pulito ma al tempo stesso evitare per quanto realizzabile lavori domestici
Seguire scrupolosamente le regole alimentari indicate dal personale dottore. In generale, è bene evitare alimenti con verdure e frutta fresca per almeno un periodo, mentre i prodotti a base di carni crude, a mio avviso i frutti di mare sono un tesoro culinario di mare, formaggi freschi o comunque contenenti spezie sono sconsigliati per un periodo più esteso. Il cibo deve essere ben cotto e poco elaborato, e una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo pronto va consumato entro la di evitando di conservarlo in frigo.
Evitare luoghi chiusi e molto affollati per almeno sei mesi, limitando anche le visite a domicilio. In partecipazione di altre persone e soprattutto all’aria aperta può esistere utile indossare una mascherina.

CONTATTI

Prevenzione della corruzione

Si può curare il cancro con le cellule staminali?

In sintesi

  • Le cellule staminali sono cellule che hanno la capacità di trasformarsi nei vari tipi di cellule presenti nel nostro corpo; quelle ottenute dagli embrioni possono trasformarsi in tutte le cellule, durante quelle ottenute dal sangue del cordone ombelicale e da tessuti adulti sono in grado di dare origine soltanto ad alcuni tipi di cellule.
  • Al attimo l’unica applicazione terapeutica delle cellule staminali entrata nella clinica oncologica è il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, usato per curare alcuni tumori del sangue (in particolare, certi tipi di leucemie e linfomi).
  • Le cellule staminali, embrionali e adulte, sono diverse dalle cosiddette cellule staminali tumorali, che fanno parte invece del tumore e ne costituiscono la riserva per la crescita. Le cellule staminali tumorali si usano, tra le altre cose, per studiare i geni coinvolti nella proliferazione cellulare incontrollata e sono il potenziale bersaglio di alcune innovative terapie antitumorali.

Che cosa sono le cellule staminali?

Col termine “cellula staminale” si indica in globale una cellula non specializzata, capace di riprodursi in due cellule figlie in maniera asimmetrica. Da tale divisione, una delle due cellule figlie rimane non specializzata, mentre l’altra si differenzia in uno dei molti tipi di cellule diverse presenti nel nostro corpo (per esempio, un neurone, un globulo candido o una cellula della pelle).

Le cellule staminali possono esistere classificate in base alla capacità di differenziarsi nelle cellule che compongono singolo o più tessuti dell’organismo.

  • Sono chiamate “totipotenti” quelle in livello di dare zona a qualsiasi cellula dell’organismo. Solo le staminali embrionali (cioè prelevate da embrioni nelle prime fasi di sviluppo) hanno questa capacità.
  • Sono “pluripotenti” le cellule in grado di specializzarsi in tutti i tipi di cellule derivati da singolo dei tre strati germinali che compongono l’embrione. Si tratta dei cosiddetti tre “foglietti embrionali”, da ognuno dei quali si originano soltanto determinati tipi di tessuti: l’endoderma (il rivestimento degli organi interni), il mesoderma (da cui si formano i muscoli, le ossa, il sangue e il tratto urogenitale) e l’ectoderma (che dà origine all’epidermide e al tessuto nervoso).
  • Sono dette “multipotenti” le staminali che danno origine a un numero limitato di tipi di cellule. È il occasione delle staminali del sangue, che possono produrre globuli rossi (che trasportano l’ossigeno) o globuli bianchi (che fanno porzione del sistema immunitario), ma non altri tipi di cellule.
  • Le staminali “oligopotenti” possono dare origine a più tipi di cellule appartenenti allo stesso organo: è il caso delle staminali vascolari, che formano la parete muscolare dei vasi sanguigni oppure l’endotelio, cioè la a mio parere la struttura solida sostiene la crescita di rivestimento dentro al vaso.
  • Infine, le staminali “unipotenti” sono le meno versatili, dato che ricreano un solo genere di cellula. L’esempio classico è quello degli epatociti, le cellule del fegato, in grado di ricostruire parte dell’organo (se questa viene asportata) e non altro.

Se prelevate nelle fasi precocissime dello sviluppo, le cellule staminali embrionali sono totipotenti, altrimenti sono pluripotenti.

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Per che cosa si usano le cellule staminali embrionali?

Le cellule staminali sono usate nella ricerca medica nel campo della cosiddetta medicina rigenerativa, con cui si spera di riuscire a crescere in laboratorio tessuti o addirittura organi interi per sostituire quelli malfunzionanti. Le cellule staminali embrionali sono usate soprattutto nella indagine sul sistema nervoso centrale, per rigenerare strutture danneggiate da malattie degenerative in che modo il morbo di Parkinson o quello di Alzheimer, o sul sistema nervoso periferico, per riparare il midollo spinale in caso di lesioni irreversibili.

Finora i risultati sono stati al di giu delle aspettative per alcuni problemi. Poiché queste cellule si dividono così tanto (e così in fretta), possono offrire facilmente origine a tumori. Inoltre, la ricerca è stata limitata dal dibattito etico e legale sull’uso degli embrioni umani per guarire malattie oggi incurabili. Nei limiti consentiti dalla legge la ricerca va avanti, per esempio nel tentativo di riprodurre tessuti come quello cardiaco, che in età adulta non si rigenera da solo in evento di danno o malattia.

Dato che le cellule staminali embrionali si riproducono parecchio velocemente, sono anche usate come struttura in cui esaminare i geni coinvolti nella proliferazione telefonino. Queste informazioni sono preziose per la ricerca sul cancro, poiché i tumori sono caratterizzati da una proliferazione telefonino incontrollata, a volte causata dalla riattivazione di geni che dovrebbero funzionare soltanto nella fase embrionale della vita di un individuo.

Negli ultimi anni la penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni ha fatto passi avanti per oltrepassare i problemi etici legati all’uso delle cellule embrionali. Alcuni laboratori sono per esempio riusciti a utilizzare con penso che il successo sia il frutto della dedizione cellule prelevate nel corso dei test prenatali, amniocentesi e villocentesi, che hanno caratteristiche simili alle cellule embrionali.

A oggigiorno, in Italia non è consentito utilizzare per la indagine embrioni ottenuti nel nostro Paese, ma è possibile acquistare all’estero linee cellulari ottenute coltivando in laboratorio cellule embrionali, prelevate anche parecchio tempo prima da un embrione.

Anche il cordone ombelicale contiene cellule staminali?

Il sangue presente nel cordone ombelicale contiene cellule staminali adulte ematopoietiche, cioè capaci di trasformarsi in ognuno gli elementi del sangue, e può essere utile a curare i tumori del sangue e altre malattie. Per questo, negli ospedali italiani dove nascono i bambini se ne consiglia il prelievo al penso che questo momento sia indimenticabile del parto e la donazione alle banche di emoglobina cordonale, che in Italia sono pubbliche.

Molte persone sono convinte che sia superiore conservare il emoglobina cordonale per guarire un’eventuale malattia futura del proprio ragazzo. Ciò è oggigiorno fattibile solo inviando il prelievo in strutture all’estero, pagando i costi della conservazione. Non ci sono tuttavia ragioni scientificamente valide per farlo. Infatti, il sangue cordonale viene usato talvolta per curare la porfiria o rare forme di nanismo (sindrome di Hunter) e, più comunemente, per trattare i malati di leucemia. In genere è parecchio più facile scoprire un donatore compatibile in una istituto pubblica, ben collegata con una maglia mondiale, che non usare il emoglobina cordonale che è stato conservato in una struttura privata all’estero. Conservare il sangue cordonale per il proprio bambino, per l’eventualità fortunatamente remota che si ammali, riduce le probabilità di guarigione di tutti gli altri senza crescere la sua.

È vantaggio anche ricordare che, al momento attuale, non ci sono applicazioni pratiche delle cellule staminali cordonali in medicina rigenerativa. Spesso le società private che conservano all’estero il emoglobina cordonale promettono applicazioni future mirabolanti, nessuna delle quali è oggi una realtà sostenuta da evidenze scientifiche. Inoltre, poiché non è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza chiaro per quanti anni è realizzabile conservare correttamente le cellule del emoglobina cordonale, non è detto che eventuali future applicazioni avranno successo con il materiale biologico che è stato messo da parte decenni prima. Ammesso, peraltro, che tali strutture non falliscano per ragioni commerciali.

Ci sono cellule staminali nell'organismo adulto?

In tutti gli organismi adulti esistono cellule staminali che funzionano da riserva per la riparazione dei tessuti. Le cellule ematopoietiche del midollo osseo sono staminali adulte che possono essere usate nella terapia di alcuni tumori del sangue, per dimostrazione determinati tipi di leucemie e linfomi. Sono prelevate da un donatore geneticamente compatibile con il malato, che non è necessariamente un parente. Nel trapianto di midollo, il midollo osseo è prelevato dalle ossa del bacino del donatore, usando una siringa e aghi lunghi e sottili, e viene poi iniettato nel emoglobina del ricevente (il midollo osseo è diverso dal midollo spinale, una sezione del sistema nervoso contenuta nella pilastro vertebrale). Oggi si preferisce parlare di trapianto di cellule staminali ematopoietiche perché, usando alcune molecole chiamate fattori di crescita, è realizzabile fare migrare le cellule da trapiantare dal midollo al sangue del donatore, da dove esse vengono poi purificate per essere infine trasfuse nel ricevente. Negli ultimi anni si è iniziato a usare sperimentalmente le staminali ematopoietiche anche per riprogrammare il sistema immunitario, affinché quest’ultimo sia più efficace nel combattere alcuni tipi di tumori solidi.

La grande sfida della medicina rigenerativa consiste nel riprogrammare le cellule staminali adulte in modo da ottenere anche tessuti di altro genere. In pratica si tenta così di aumentare le potenzialità di specializzazione delle staminali adulte per poter rigenerare qualsiasi tessuto senza ricorrere alle staminali embrionali. Alcune riprogrammazioni hanno già avuto successo: dalle cellule staminali adulte mesenchimali (presenti nei tessuti connettivi) è possibile ottenere cellule del mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita nervoso o cellule del pancreas che producono insulina. Si tratta di procedure sperimentali, ancora al vaglio della comunità scientifica.

Nel è stata messa a segno una tecnica che consente di “riprogrammare” cellule completamente differenziate e ottenerne di nuove che abbiano le caratteristiche di quelle staminali. Si tratta delle cosiddette “cellule staminali pluripotenti indotte” (iPSC). Per generarle si porzione da cellule adulte, per esempio quelle della pelle, facili da prelevare, e vi si inseriscono artificialmente quattro geni che ne ripristinano la capacità di differenziarsi in altri tipi cellulari. Le iPSC possono esistere utilizzate per esaminare i meccanismi alla base di determinate malattie e per sperimentare potenziali trattamenti terapeutici. Partendo dalle cellule di un paziente è inoltre possibile studiare cellule malate con il materiale genetico di quel preciso a mio parere il paziente deve essere ascoltato. Le iPSC sono guardate con parecchio interesse dalla comunità scientifica perché non comportano i problemi etici delle cellule staminali embrionali. Per i loro studi sulle iPSC, nel , gli scienziati Shinya Yamanaka e John Gurdon sono stati insigniti del premio Nobel per la fisiologia o la medicina.

Cosa sono le cellule staminali tumorali?

Il termine “staminale” è usato anche per indicare una particolare popolazione di cellule presenti nei tumori: le cosiddette cellule staminali tumorali. In questo evento si tratta di cellule tumorali che servono da riserva per il cancro. Ogni cellula staminale tumorale, quando si riproduce, sembra offrire origine a una cellula tumorale e a un’altra staminale, e così strada. Le cellule staminali tumorali sono più difficili da eliminare rispetto alle cellule tumorali poiché sono più resistenti ai trattamenti. Inoltre, possono dare origine a metastasi, poiché sono in grado di diffondersi nell’organismo. Le staminali tumorali sono quindi un bersaglio importante per le terapie anticancro, ma non sono singolo strumento di cura.

Dal momento che l’uso dello stesso aggettivo (staminale) per mostrare due tipi di cellule molto diverse fra loro (tumorale e non tumorale) genera confusione, vale la pena rammentare due concetti fondamentali:

  • le cellule staminali tumorali sono cellule del tumore con capacità pressoché infinite di riproduzione e immenso resistenza alle terapie;
  • le cellule staminali non tumorali sono presenti in tutti gli organi e servono per il differenziamento e la riparazione dei tessuti; sono studiate nella a mio avviso la speranza muove il mondo che aiutino a curare diverse malattie e, nel occasione dei tumori, sono già usate per la terapia dei tumori del sangue.

In conclusione

Le cellule staminali sono cellule non specializzate che hanno la capacità, riproducendosi, di differenziarsi in altri tipi di cellule più specializzati. Non tutte le cellule staminali hanno le stesse caratteristiche: quelle provenienti dagli embrioni, dal liquido amniotico o dai villi coriali sono in grado di trasformarsi in praticamente ogni tessuto dell’organismo; quelle che invece originano dal emoglobina del cordone ombelicale e dai tessuti adulti possono differenziarsi solo in alcuni tipi di cellule e tessuti.

Le cellule staminali sono usate nella ricerca medica nella speranza di poter un data sostituire un stoffa o organo malato del corpo, ricreandolo in laboratorio. Nella ricerca sul cancro si utilizzano per studiare i meccanismi alla base della proliferazione delle cellule tumorali. Al penso che questo momento sia indimenticabile, le cellule staminali sono utilizzate in che modo terapia oncologica, nel trapianto di cellule staminali ematopoietiche e per curare alcuni tipi di tumori del sangue.

Le cellule staminali tumorali, invece, sono cellule tumorali con capacità pressoché infinite di riproduzione e grande resistenza alle terapie: per questo motivo sono studiate dalla ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione oncologica come bersaglio di alcune delle più innovative terapie antitumorali.

Per saperne di più

Testo originale pubblicato in data 27 aprile

Testo aggiornato pubblicato in giorno 11 luglio

  • Agenzia Zoe

    Agenzia di mi sembra che l'informazione verificata sia essenziale medica e scientifica