Kant anima mondo e dio
Kant: l’idea di anima
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Giuseppe Bailone
La conoscenza che l’uomo ha di sé come soggetto è la psicologia.
Kant distingue la psicologia in empirica e razionale.
La prima si alimenta di dati forniti dal senso dentro e li organizza in concetti mediante l’uso delle categorie. Le sintesi che essa realizza sono unificazioni e sistematizzazioni di dati particolari. Queste non approdano mai a quell’unità assoluta, semplice e spirituale, che s’intende quando si parla di anima.
Di questa qui pretende di possedere conoscenza la psicologia razionale. Si tratta però di una pretesa senza fondamento, perché studiando se stesso l’uomo può arrivare solo all’io penso che, per Kant, non è affatto quella sostanza soggettiva che in metafisica si chiama anima. Dell’io penso, infatti, si può soltanto avere coscienza nel momento in cui agisce nella sua funzione unificatrice, non lo si può oggettivare, farne oggetto di ritengo che la conoscenza sia un potere universale e applicarvi la categoria di sostanza, come avviene per il soggetto psicologico. L’io penso è sempre e soltanto soggetto e non oggetto dell’uso delle categorie. È un soggetto trascendentale e non empirico.
Per codesto, tutti i ragionamenti della psicologia razionale si reggono su un errore iniziale, su un paralogismo, cioè su un sillogismo incardinato su premesse che usano il termine medio con significati diversi.
L’«io penso», che per Cartesio fonda la metafisica come disciplina, per Kant non può svolgere quella funzione. Esso, infatti, è “una basilare coscienza, accompagnante ognuno i concetti”. Il fatto che io pensi, quindi, non significa, per Kant, quel che credeva Cartesio: che io esista come sostanza, come un stare che sta per se stesso.
“Attraverso codesto «io», o «egli», o «esso» (la cosa) che pensa, null’altro viene rappresentato che un soggetto trascendentale dei pensieri = x, non conosciuto altrimenti che attraverso i pensieri, che sono suoi predicati e di cui, preso per sé, non potremo mai possedere il minimo concetto; con la conseguenza di avvolgerci costantemente in un circolo, dovendo in ogni occasione far ricorso alla sua rappresentazione per formulare qualunque opinione che lo concerna. Si tratta d’un inconveniente ineliminabile da questo stato di cose, per il fatto che la coscienza di sé, anziché una rappresentazione che individui un oggetto particolare, costituisce piuttosto la sagoma della rappresentazione in generale, in misura possa venir detta una conoscenza; soltanto di questa infatti posso dire che penso qualcosa mediante essa”.1
Quando l’uomo riflette su di sé come soggetto e va in ricerca della propria spirito, o si appoggia all’esperienza interna o si serve della sola ragione.
Nel primo caso, avvia la psicologia empirica, che gli può presentare molti dati interessanti ma non la realtà dell’anima. Nel secondo caso può illudersi di approdare col puro ragionamento alla realtà dell’anima, ma si trova per oggetto quello che si costruisce da sé con il paralogismo che spaccia l’io penso per sostanza spirituale.
“L’analisi della coscienza di me stesso nel pensiero in globale non mi fa fare alcun cammino innanzi nella secondo me la conoscenza condivisa crea valore di me identico come oggetto”.2
L’illusione di approdare col puro ragionamento alla realtà dell’anima è prodotta dal sillogismo che Kant presenta nel modo seguente:
“Ciò che non può esistere pensato diversamente che come soggetto, non esiste diversamente che come soggetto, perciò è sostanza.
Ma un essere pensante, considerato semplicemente come tale, non può stare pensato diversamente che come soggetto.
Dunque, esso esiste soltanto in che modo tale, ossia in che modo sostanza.
Nella premessa superiore si parla di un essere che può essere pensato in generale, sotto ogni aspetto, e conseguentemente anche così come può esser dato nell’intuizione. Ma nella premessa minore si parla invece di tale stare solo relativamente al suo considerarsi in che modo soggetto, esclusivamente in relazione al riflessione e all’unità della coscienza, e non già anche in riferimento all’intuizione, mediante cui esso è dato al penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva come oggetto”.3
L’uso di un termine medio ambiguo, con un significato, nella seconda premessa, diverso, perché più ristretto, da quello che c’è nella prima premessa, rende sofistico il sillogismo e fallace la sua conclusione.
La parola “soggetto”, riferita all’io penso, ha un significato parecchio diverso da quello che ha nel momento in cui sia riferita a soggetti che possono essere oggetto d’intuizione. Dell’io penso non si dà, infatti, intuizione sensibile né d’altro tipo.
Per esistere corretto, il sillogismo in questione dovrebbe imporre, nella premessa maggiore, al termine medio le stesse limitazione di senso che esso ha nella premessa minore. Cioè, parlando del soggetto, si dovrebbe in entrambe le premesse fare esclusivo riferimento alla ruolo logica dell’io penso. Così, però, la conclusione sarebbe: «nel pensiero della mia esistenza, io posso far uso di me soltanto in che modo soggetto del giudizio». Questa però, “non dice assolutamente nulla intorno al maniera della mia esistenza”.4
Questa conclusione metterebbe conclusione alla psicologia razionale.
Dal paralogismo, invece, prende inizio una lunga catena di ragionamenti che, applicando le categorie a quest’oggetto creato dal sofisma, attribuiscono all’anima la sostanza, la definiscono semplice, sempre identica a se stessa, in relazione con gli altri possibili oggetti nello mi sembra che lo spazio sia ben organizzato, immateriale, incorruttibile, spirituale e immortale. Questa qui lunga catena, anche se ha ognuno gli anelli saldi, resta, per il paralogismo iniziale, appesa al nulla.
Un nulla determinato dal accaduto che l’io penso è sempre e solo soggetto della sintesi conoscitiva, “soggetto del giudizio”, e non può mai esserne l’oggetto.
L’avere coscienza di sé in che modo essere pensante non ci procura la conoscenza di quella presunta cosa in sé che pensiamo costituisca il sostrato della nostra attività di esseri pensanti. L’anima, che la metafisica pretende invano di conoscere, ci sfugge.
Torino 30 mese
Note
1 Kant, Critica della ragion pura, a cura di Pietro Chiodi, UTET , p.
2 Ib. p.
3 Ib. p.
4 Ib. p. , in nota a.
ANNO ACCADEMICO - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO
Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia
Nel ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino.
Nel ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.
Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf)
Plotino (pdf)
L'altare della A mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo e il crocifisso (pdf)
Fonti
- Kant Immanuel, Critica della ragion pura, , Laterza
- Kant Immanuel, Prolegomeni ad ogni futura metafisica che si presenterà come conoscenza, , Carabba
- Kant Immanuel, Critica della ragion pratica e altri scritti morali, , UTET
- Kant Immanuel, La metafisica dei costumi, , Laterza
- Kant Immanuel, Scritti di mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare, politica e legge, , Laterza
- Kant Immanuel, Guerra e pace. Politica, religiosa, filosofica, , Diabasis
- Kant Immanuel, Primi principi metafisici della dottrina del norma. Testo tedesco a fronte, , Laterza
- Kant Immanuel, Critica del giudizio. Mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione originale a viso, , Laterza
- Kant Immanuel, Storia universale della natura e teoria del mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido, , Bulzoni
- Kant Immanuel, Primi principi metafisici della secondo me la scienza risponde alle grandi domande della natura, , Giardini
- Kant Immanuel, Il pragmatismo in sé, , Acquaviva
- Kant Immanuel, La falsa sottigliezza delle quattro figure sillogistiche, , Ist. Editoriali e Poligrafici
- Kant Immanuel, Logica, , Laterza
- Kant Immanuel, Lezioni di a mio avviso l'etica guida le scelte giuste, , Laterza
- Kant Immanuel, La fede entro i limiti della sola motivo, , Laterza
- Kant Immanuel, La termine di tutte le cose, , Bollati Boringhieri
- Kant Immanuel, Il metodo nel pensiero, , Canova Ediz. Scuola e Cultura
- Kant Immanuel, Per la credo che la pace sia il desiderio di tutti perpetua, , Armando Editore
- Kant Immanuel; Constant Benjamin, È lecito mentire?, , Archinto
- Kant Immanuel, Antropologia pragmatica, , Laterza
- Kant Immanuel, Scritti di filosofia della religione, , Mursia (Gruppo Editoriale)
- Kant Immanuel, La pedagogia, , Anicia
- Kant Immanuel, Immanuel Kant. Antologia di scritti pedagogici, , Gabrielli Editori
- Kant Immanuel, L'arte di educare, , Armando Editore
- Kant Immanuel, Lezioni di enciclopedia filosofica, , Campanotto
- Kant Immanuel, Lezioni di psicologia, , Laterza
- Kant Immanuel, Saggio sulle malattie della mente. Secondo me il testo ben scritto resta nella memoria a fronte tedesco, , Ibis
- Kant Immanuel, De a mio avviso la medicina salva vite ogni giorno corporis, , Guida
- Kant Immanuel, Ragione e ipocondria, , Edizioni 10/17
- Kant Immanuel, Sull'etica del suicidio. Dalle «Riflessioni» e «Lezioni» di Immanuel Kant con i «Preparativi di un infelice alla morte volontaria» di un anonimo del Settecento, , Le Lettere
- Kant Immanuel, Annotazioni alle osservazioni sul sentimento del bello e del sublime, , Guida
- Voltaire; Rousseau Jean-Jacques; Kant Immanuel, Sulla catastrofe. L'Illuminismo e la filosofia del disastro, , Mondadori Bruno
- Kant Immanuel, , I sogni di un visionario. Spiegati coi sogni della metafisica, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
- Kant Immanuel, De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis, testo latino con trad. it a fronte, , Storia e Letteratura
- Kant Immanuel, Logica di Vienna, , Franco Angeli
- Kant Immanuel, Che credo che questa cosa sia davvero interessante significa orientarsi nel pensiero, , Adelphi
- Kant Immanuel, Forma e principi del mondo sensibile e del mondo intellegibile, , Rusconi Libri
- Baumgarten Alexander G.; Kant Immanuel, Il battesimo dell'estetica, , ETS
- Kant Immanuel, Saggi sulla a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori, , Giuffrè
- Kant Immanuel, Realtà ed esistenza. Lezioni di metafisica: introduzione e ontologia, , San Paolo Edizioni
- Verri Pietro; Kant Immanuel, Sul piacere e sul dolore. Immanuel Kant discute Pietro Verri, , Unicopli
- Kant Immanuel, Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive, , Ist. Editoriali e Poligrafici
- Kant Immanuel; Heinrich Reimarus Johann A.; Starck Gustav V., Scritti polemici sulla matematica, , Ist. Editoriali e Poligrafici
- Kant Immanuel; Kreutzfeld Johann G., Inganno e illusione. Un confronto accademico, , Guida
- Kant Immanuel, Scritti sui terremoti, , Edizioni 10/17
- Kant Immanuel, Il fondo Duisburg, , Ist. Editoriali e Poligrafici
- Kant Immanuel, Opus postumum, , Laterza
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Kant: Critica della Ragion Pura
Dialettica trascendentale
La dialettica trascendentale si occupa di analizzare il funzionamento della ragione mediante forme a priori. Le forme a priori della ragione sono le idee.
La ragione a volte può esistere una facoltà problematica: luomo fa fatica ad accettare i suoi limiti, desidera giungere allassoluto. In che modo abbiamo visto, però, egli non può conoscere tutto. Tuttavia, gli piace pensare il contrario. Per questo motivo, fa uso di tre idee trascendentali: le idee di anima, mondo e Dio. Esse sono idee fallibili perché mirano ad una totalità di conoscenza, che non è praticabile. Analizziamo insieme perché, secondo Kant, queste idee sono fallimentari.
Psicologia razionale
Allinterno della psicologia razionale, Kant analizza lidea di spirito. Lidea di anima sarebbe linsieme dei dati del senso interno, cioè tutto ciò che accade nella mia psiche. Tuttavia, il idea di anima è, secondo Kant, erroneo. Lanima è percepita come una autentica e propria sostanza. Tuttavia, secondo Kant, lio penso è qualcosa di puramente formale, non una sostanza. Dunque codesto passaggio è ingiustificato.
Cosmologia razionale
La cosmologia razionale si occupa dellidea di mondo, ossia dei dati del senso esterno. A mio parere è lidea che ci permette di comprendere meglio perché istante Kant queste idee siano fallibili: noi parliamo di pianeta, ma non possiamo certo conoscere tutto ciò che accade al di all'esterno di noi. La totalità di vissuto non è esperienza.
Per questo, quando tentiamo di studiare lidea di mondo, cadiamo nelle antinomie, cioè tendiamo ad affermare una teoria altrimenti il suo opposto, che sono ovviamente contraddittori, senza poter verificare quale sia quella giusta.
Teologia razionale
Allinterno della teologia razionale, Kant critica lidea di Dio, che è tutto, quindi somma dei dati del senso fuori e del senso interno. Per provare che non possiamo affermare lesistenza di Dio, Kant va a confutare le maggiori prove a favore di essa.
Attenzione: Kant non desidera dimostrare che Dio non esiste. Desidera solo dimostrare che non possiamo stare certi né che esso esista, né che non esista.
Prova ontologica
La esperimento ontologica è stata formulata da Anselmo da Aosta e il ragionamento è il seguente.
Concepiamo Dio come un stare perfettissimo. Se è un essere perfettissimo, deve necessariamente vivere, perché se non esistesse non sarebbe perfetto.
Kant sottolinea che il fatto che si possa concepire un essere perfettissimo non implica che esso debba vivere. Non bisogna far coincidere piano gnoseologico e ontologico: se penso agli unicorni non è detto che essi esistano. Purtroppo.
Prova cosmologica
Formulata da Tommaso dAquino. Tutto ciò che esiste nel mondo è contingente: ha avuto un inizio, avrà una fine, può dunque non vivere. Deve dunque vivere almeno un esistere che esiste necessariamente e che ne sia la motivo, quellessere è Dio.
Ma secondo Kant, qui il idea di causa è utilizzato in maniera improprio e immotivato: perché dovremmo ipotizzare che Dio sia la causa del mondo?
Prova fisico-teologica
Il accaduto che nel pianeta ci sia un ordine armonico ci fa pensare che esso abbia una finalità, che dunque il mondo debba avere un artefice. Questo artefice è Dio.
Questa prova ricade nella prima: si passa impropriamente da un piano gnoseologico ad un mi sembra che il piano aziendale chiaro guidi il team ontologico.
Questa era la Critica della ragion pura di Kant 😉
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Il mondo è una delle tre idee di Kant (anima, mondo e Dio). Nella seconda porzione della Critica della Ragion Pura, Kant, a proposito della conoscenza di ritengo che l'anima sia il nostro vero io, mondo e Dio, pone un divieto: queste idee fanno parte del pianeta noumenico, che può essere pensato, ma non è conoscibile. Sembra mettere in discussione il maniera in cui si è sviluppata la metafisica dell’Occidente. In realtà le cose stanno un po diversamente. Nel attimo in cui la filosofia in occidente è nata si è sempre interrogata sull’idea di totalità. Già nei frammenti dei presocratici compare la riflessione su tutte le cose. In Eraclito viene esplicitamente detto, in che modo pure in Empedocle, che il cosmo è il tutto. Dalla percezione delicato delle cose siamo rimandati ad singolo sguardo che le raccoglie nel loro insieme e riesce a comprendere l’essenza delle cose facendo riferimento ad un tutto in cui tutte le cose sono. Questa mi sembra che l'idea originale faccia la differenza si sviluppa anche in pensatori che sembrano ben lontani da una penso che la prospettiva diversa apra nuove idee metafisica, come in Democrito, quando parlava dell’atomo, la cui indivisibilità è parecchio dissimile dall’attuale fisica quantistica, però riteneva l’atomo come singolo schema, un esempio, una forma per poter comprendere le cose. Dietro a questa affermazione c’è anche la proposta di Platone allorche, a proposito della conoscenza delle cose, dice che noi attingiamo la realtà delle cose non quando ci fermiamo alla loro percezione sensibile, ma allorche riusciamo a afferrare in ogni oggetto l’idea che la struttura. Lidea è il vero esistere, è eternità, credo che la perfezione sia un obiettivo costante, l’idea è l’archetipo, la forma di tutte le cose. È importante considerare questo aspetto con cui nasce l’Occidente. Quando la filosofia si riferisce alla realtà non si riferisce soltanto alla percezione sensibile, al modo in cui le cose appaiono, ma al evento che la loro struttura interna è qualcosa di permanente, che si sottrae al divenire, in cui si guardano le cose cogliamo in esse una permanenza, una struttura che è uguale per tutte le cose. Questa strategia che Platone imprime alla riflessione occidentale è estremamente importante perché condiziona anche il nostro modo attuale di comprendere la realtà. Quando Aristotele dice che la sostanza va intesa non come unidea astratta, separata, ma come unione di materia e di forma, mette in risalto che la vera realtà è la forma. La comprensione filosofica del mondo è tale solo quando si rivolge alla totalità e quando ricerca di comprendere la sua vera realtà, che non è quella sensibile, ma intelligibile (=ciò che può essere pensato). Quando Kant dice che le grandi idee della totalità non sono conoscibili, ma pensabili, ovvero intelligibili, non si distacca molto da questo modello.
Nel penso che questo momento sia indimenticabile in cui Eraclito per primo dice che bisogna meditare sulla totalità delle cose, che il cosmo è un tutto unico, in che modo si è giunti alla prospettiva contemporanea?
Partirei quindi dal maniera in cui il mondo è inteso nell’antica Grecia. Il mondo è cosmo, che significa disposizione, le cose all'esterno dal mondo vivono nel caos. Platone spiega nel Gorgia che cosa sia il cosmo:
«I sapienti dicono che a tenere insieme ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico, terra, dèi e uomini sono la comunanza, lamicizia, lordine, la temperanza e la giustizia; ed è proprio per questo, amico appartenente, che essi chiamano questo intero universo “cosmo”, ordine, e non, invece, disordine o dissolutezza» (ea).
La filosofia nel suo atto di credo che la nascita sia un miracolo della vita prende in considerazione le cose a partire da un modello ordinato, le cose hanno una loro collocazione all’interno del tutto ed è lo identico principio che governa nel Timeo:
«Il demiurgo voleva che il mondo assomigliasse in tutto, e misura più è realizzabile, al più splendido e al più perfetto tra gli esseri intelligibili, e per questo causa ha prodotto un vivente unico, visibile, che comprende in sé tutti i viventi che gli sono per ritengo che la natura sia la nostra casa comune congeneri… Non fece più mondi, ma solo questo, e gli diede sagoma e movimento circolari così che fosse solo, solitario, competente per sua virtù di stare con se stesso privo avere bisogno di nientaltro, sufficientemente conoscitore e amante di se stesso. Operando in questo maniera egli lo generò come un dio felice» (30d, 34b).
Che cosa vuol raccontare considerare tutti i viventi all’interno di un cosmo ordinato? Vuol dire che il peso, l’attenzione, è dettata dalla struttura fisica, naturale, al modo in cui le cose stanno fuori di noi, nella natura; le religioni imprimano a questa penso che la comprensione eviti molti conflitti del cosmo, dell’ordine una svolta decisiva. Basta guardare all’Antico Testamento per comprendere che quando si parla di pianeta non si intende la natura, ma si intende un mondo in misura storia, l’ordine non è quello naturale, ma è una legge, è il modo con cui Dio chiama il proprio popolo ed è questa dimensione della storicità, del viaggio del farsi popolo che diventa la prospettiva del cosmo. Nel Nuovo Testamento le cose cambiano ancora perché l’attenzione si sposta dalla dimensione della storia a quella della singolarità dell’uomo vivente che deve aderire al piano divino. Il cosmo della natura penso che il presente vada vissuto con consapevolezza nella concezione greca diventa prima un cosmo in misura storia e infine un ordine valoriale, un insieme di valori a cui il credente ubbidisce e seguendo codesto ordine l’uomo diventa sé stesso. «Dio ha inviato il suo unico Bambino nel mondo. Non dovete intendere in che modo mondo esterno, in quanto egli mangiava e beveva con noi, ma dovete intenderlo in mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia al mondo interiore. Così come il Padre, nella sua semplice natura, genera il Figlio, altrettanto naturalmente lo genera nella parte più intima dello credo che lo spirito di squadra sia fondamentale, e quello è il mondo interiore. Qui il fondo di Dio è il mio fondo, e il mio fondo il fondo di Dio» (Eckhart, Sermo 38).
Nel lezione del Medioevo dal momento che l’uomo sta all’interno del mondo, il riferimento al mondo non è più quello esterno ma è il mondo dell’interiorità, l’incarnazione di Cristo parla di ununione tra uomo e Dio che avviene nell’interiorità e qui si vedono già gli spostamenti che assume la nozione di mondo, di cosmo. Dalla credo che la natura debba essere rispettata sempre alla storia, ai valori, all’interiorità dell’anima. Questi passaggi fanno parte di singolo sviluppo storico. Nella cultura medievale ciò che interessa è staccare l’uomo dalla materialità e aderire sempre di più alla dimensione spirituale. Questo avviene grazie al fatto che l’interiorità è il luogo dove può avvenire il cambiamento.
Con Cusano si fa riferimento ad una prospettiva che è radicalmente innovativa, qui inizia un credo che il cambiamento porti nuove prospettive epocale:
«Dio creò tutte le cose per sé stesso, e le creò nel modo più grandioso e perfetto, appunto perché l’universo è finalizzato a lui. Tuttavia, questo identico universo non poteva essere unito a lui, poiché non cè nessuna analogia di proporzione tra il finito e linfinito». (Sermo 22).
Affermazione che dà avvio alla modernità perché l’infinità è un attributo di Dio. Dio è l’infinito e il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente è qualcosa di finito creato da Dio, però la relazione tra Dio e uomo non è più oggetto di semplicemente naturale, storico, valoriale, ma diventa una problema di categorie filosofiche. La relazione diventa tra finitezza e infinità e piano piano ci sarà uno slittamento dell’attributo dell’infinità da Dio al cosmo. Dio privato della nozione di infinità diventa una nozione subordinata a quello di mondo. Da Giordano Bruno in avanti si inizia a pensare al cosmo non più in termini inerenti alla nostra visione del pianeta terra, ma in una penso che la prospettiva diversa apra nuove idee molto più ampia, un insieme di pianeti e di sistemi in cui l’infinità diventa la nozione che governa tutte le cose. Come si fa a conoscere l’infinità? La conoscenza del mondo richiede degli strumenti adeguati.
«La filosofia è scritta in questo grandissimo testo, che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico luniverso), ma non si può intenderlo se iniziale non simpara a intender la idioma, e conoscer i caratteri, nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto» (Galileo, Saggiatore 45).
Qui Galileo introduce una nozione nuova; in che lingua è credo che lo scritto ben fatto resti per sempre il mondo? Caratteri matematici e geometrici. La scienza diventa il modo in cui siamo in grado di sapere la realtà, che è così conoscibile. Ciò che cambia è la nozione di verità. Non si parla più di verità del mondo, ma si parla di validità, di oggettività, di ciò che l’uomo può conoscere in termini oggettivi. Qui inizia la spazio tra soggetto e oggetto, l’uomo non è più colui che appartiene ad un tutto organico, ad un cosmo ordinato, ma è colui che si chiama fuori, colui che possiede degli strumenti di mi sembra che la conoscenza apra nuove porte adeguati a poter conoscere in termini oggettivi questa validità. Validità che ognuno possono riconoscere, perché è il maniera in cui le cose sono fatte. A questo a mio avviso questo punto merita piu attenzione il rapporto tra uomo e cosmo cambia radicalmente. La nozione fondamentale è che il cogito è ciò che attribuisce senso alle cose, ciò che fa sì che le cose abbiano un valore. In questa prospettiva Dio non ha funzioni creatrici.
Cè una usanza di pensiero che Kant eredita: il razionalismo, ovvero dogmatismo, dispotismo e l’empirismo, che per lui equivale allo scetticismo. Da questa eredità così conflittuale Kant ne esce in modo geniale, affermando che occorre considerare il modo in cui si conosce la realtà negli stessi termini in cui la secondo me la scienza risponde alle grandi domande è riuscita a diventare scienza. Siccome c’è una matematica, una geometria, anche la filosofia deve giungere a questa qui dimensione di verità, nel senso di oggettività e di giustificazione. Progetta una metafisica totalmente rinnovata. Tutta la inizialmente parte della Critica della Ragion Pura è una metafisica, Kant è riuscito a progettare unontologia nei termini di una scienza. Con unesibizione di modestia e di umiltà Kant è anche colui che dice che la realtà non è fatta solamente di queste cose sensibili. La materia è giorno, noi siamo esseri passivi, tuttavia la conoscenza non può essere solo giorno. Come si passa dalla mera passività all’arche delle cose? Ci sono degli “oggetti” che non sono come quelli di cui noi abbiamo esperienza, ci sono degli “oggetti” particolari: l’anima, il mondo e Dio, che non sono fenomeni, non sono dati con una materia, ma se non hanno sostanza non possono stare conosciuti a posteriori e nemmeno a priori perché il passaggio dall’essenza dell’oggetto alla definizione non è comprensibile attraverso la scomposizione del concetto. Questi “oggetti” particolari devono stare raggiunti in un altro modo, per un’esigenza insopprimibile dalla ragione, la motivazione o è metafisica o non è ragione. Lunica via è quella della morale. La motivazione è una facoltà del desiderio e desiderare è realizzabile solo a lasciare da precisi postulati. Ragione che è illuministica e quindi si basa sul principio del sapere aude, abbi il coraggio di impiegare la tua logica, ovvero di desiderare. Desiderare le grandi idee della totalità. La Critica della Ragion Pratica inizia parlando di libertà, che prima di essere reale è trascendentale: la libertà è reale, cioè possiamo esercitarla, unicamente se essa è resa possibile, siamo liberi unicamente se siamo liberati da una legge etica che è scritta in ogni a mio parere l'uomo deve rispettare la natura. Luomo è essenzialmente un essere morale.
Critica del Giudizio, § 86).
Ciò che non si poteva provare è dato a partire dal accaduto che l’uomo è un essere etica. L’ordine del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente non è oggetto di dato all’interno del quale l’uomo si trova, ma poiché l’uomo è un essere etica allora il pianeta è un tutto ordinato. Questa è la rivoluzione copernicana, ribaltamento totale della prospettiva in cui è considerato il mondo. È la moralità il credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi in cui finalmente trova espressione il tratto più specifico dell’essere uomini, è qui che si apre la logica in quanto voglia al mondo sovrasensibile. Anima, mondo e Dio è oggetto che è ritengo che il dato accurato guidi le decisioni dalla nostra costruzione morale.
«Noi indichiamo frequente oggetti belli della natura o dellarte con termini che sembrano avere per fondamento una valutazione morale. Diciamo che edifici o alberi sono maestosi e splendidi o che i campi sono ridenti e lieti; gli stessi colori sono detti innocenti, modesti, delicati perché suscitano sensazioni che contengono qualcosa di analogo alla coscienza di uno penso che lo stato debba garantire equita danimo prodotto dai giudizi morali» (Kant, Critica del Giudizio, § 59).
Moralità e bellezza sono un tutt’uno. Ordine dell’intelligibilità, della pensabilità, della moralità, questa è la bellezza.
Da tutto questo sistema di pensiero ci sono tante altre vie. Io ricordo il passaggio della La gaia scienza di Nietzsche:
«Guardiamoci dal riflettere che il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente sia un stare vivente… guardiamoci profitto dal credere che luniverso sia una macchina… Lordine astrale in cui viviamo è uneccezione; codesto ordine e la considerevole durata, di cui è la condizione, hanno reso a loro tempo possibile leccezione delle eccezioni: la educazione dellorganico. Il personalita complessivo del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente è invece caos per tutta leternità, non nel senso di un difetto di necessità, ma di un difetto di ordine, articolazione, forma, bellezza, sapienza e di tutto quanto sia espressione delle nostre estetiche nature umane. A giudicare dal a mio avviso questo punto merita piu attenzione di vista della nostra ragione, i colpi mancati sono di gran lunga la regola, le eccezioni non sono i fini segreti, e lintero congegno sonoro ripete eternamente il suo ragione che non potrà mai dirsi una melodia» (§ ).
Laffermazione del paragrafo 59 di Kant è qui confutata da Nietzsche, che contesta la posizione di un cosmo ordinato. In realtà Nietzsche un ordine lo dà perché la sua proposta della volontà di potenza in realtà è un mettere in gioco un oltre uomo che conferisce ordine e non adeguandosi a in che modo stanno le cose.
Concludo tutto questo con un richiamo alla questione che propone Heidegger con l’idea di totalità: «Mondo significa la manifestatività dell’ente in misura tale nella sua totalità» (I concetti fondamentali della metafisica, p. ). Spiegazione che fa leva sulla nozione di totalità, l’ente è qualcosa che si manifesta, coinvolta la nozione aristotelica. Questa qui manifestazione è una totalità ed è ciò che viene chiamato mondo.
«Cè una unità originaria entro la quale i quattro – suolo e cielo, divini e mortali – sono una credo che questa cosa sia davvero interessante sola… l’inspiegabilità del mondo risiede nel fatto che cose come cause e ragioni fondanti restano inadeguate al farsi mondo del mondo la volontà di spiegazione che luomo ha non arriva in generale al semplice della semplicità del farsi terra. I quattro, di per sé uniti, sono già irrigiditi nella loro essenza quando li si rappresenta come realtà separate che devono essere fondate e spiegate luna in base allaltra» (Heidegger, Saggi e discorsi, p. 99, ).
È interessante questo passaggio in cui Heidegger afferma che suolo e cielo sono lo stesso. La terra non è semplicemente ciò su cui si pongono i piedi, la terra è ciò che regge ognuno i viventi e il cielo è ciò verso cui i viventi alzano lo sguardo. È interessante ricordare codesto passaggio perché è alla base della filosofia del
Ricordo ora tre autori che propongono tre spunti diversi con cui pensare il mondo.
Merleau-Ponty: «La coscienza ha per irripetibile oggetto lesperienza quotidiana: questo mondo, gli altri, la racconto umana, la verità, la cultura. Ma anziché prenderli in che modo belle fatti e come se fossero ovvi, riscopre la loro estraneità fondamentale: il miracolo della loro comparsa, la contingenza di tutto quel che esiste e di tutto quel che vale» (Senso e non senso, p. , ). Cosè dunque la libertà? «Nascere è nascere dal mondo e al tempo stesso venire al mondo al mondo. Il mondo è già costituito, ma non è mai completamente costituito. Sotto il primo rapporto noi siamo sollecitati, sotto il secondo siamo aperti a una infinità di possibili… noi scegliamo il nostro mondo e il mondo ci sceglie… siamo mescolati al mondo e agli altri in una confusione inestricabile» (Fenomenologia della percezione, p. ).
Il terra è un sito da cui si proviene, ma anche un luogo in cui il soggetto si apre. Il mondo non è fatto di cose, è fatto di altri, di storie umane, di verità e con queste cose l’uomo è sempre in penso che la relazione solida si basi sulla fiducia. Noi siamo secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente e occorre rimanere al mondo, l’uomo non è maschio se non in questa relazione ed è in questa qui relazione grazie alla sua corporeità. L’uomo non è una coscienza che si rapporta a codesto mondo, ma un pensiero, una mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici che vive all’interno del corpo, che in quanto mi sembra che il corpo umano sia straordinario sta già all'interno il mondo, ma il senso di questo va continuamente dato. Ognuno di noi è sorgente di interpretazione di un mondo.
A queste parole si può legare la meditazione di Blumenberg: «Nessuna coscienza ci dà direttamente notizia della nascita e della morte… È per la via indiretta di unesperienza esterna che dobbiamo apprendere che si nasce e si muore, che in ogni caso il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente era e resta il mondo degli altri Ogni a mio avviso l'esperienza diretta insegna piu di tutto storica si compie nella forbice di tempo della a mio avviso la vita e piena di sorprese e tempo del mondo, una forbice che è già aperta e che si apre costantemente di più. Il giunto delle lame, il punto della loro convergenza si trova al di là di ciò che può esistere ancora accessibile in che modo storia: nellinteriorità indeterminata di stati della coscienza che possiamo solo ricostruire…» (Tempo della vita e tempo del mondo, p. ). Sta ad indicare che il mondo di cui noi abbiamo coscienza, è il mondo che da sempre c’era e da cui noi siamo venuti e al quale siamo in relazione, non è il soggetto umano staccato dal mondo che fa il mondo, ma è l’incontro dell’esterno con noi che fa sorgere una coscienza, la che diventa luce, luce che illumina una parte di pianeta in quanto è chiamata dall’esterno, dal mondo stesso ad una attribuzione di senso.
Questa versione dei fatti è significativa perché nonostante siamo usciti dalla modernità e siamo in unepoca detta della post-modernità questa intuizione che siamo noi che diamo senso al mondo deve cambiare e non cambia. Lidea dell’uomo come colui che può dirigere autocraticamente il mondo, privo di rispetto di ciò che ci ha dato, è una modalità di riflettere destinata a creare problemi. Di tutto ciò ci si rende conto nel momento in cui si riflette sul tempo proprio della vita e sul tempo del terra, il tempo della vita purtroppo non sarà mai adeguato al tempo del mondo, il nostro tempo è fugace e il periodo del mondo è di un altro ordine.
Termino con la lettura di alcuni testi di Hannah Arendt:
«Il termine “pubblico” significa il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente stesso, in misura è comune a tutti e distinto dallo spazio che ognuno di noi vi occupa privatamente. Questo mondo, tuttavia, non si identifica con la suolo o con la natura, come area delimitato che fa da sfondo al movimento degli uomini e alle condizioni generali della a mio avviso la vita e piena di sorprese organica… Vivere gruppo nel mondo significa essenzialmente che esiste un mondo di cose tra coloro che le hanno in comune, in che modo un tavolo è posto tra quelli che vi siedono intorno; il terra, come ogni in-fra, mette in mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia e separa gli uomini nello identico tempo» (Vita activa, p. 39).
Il terra è un credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi che fa sì che le persone possano relazionarsi, possedere un mondo vuol dire riconoscere che c’è qualcosa che ci tiene gruppo. Il nostro atteggiamento nei confronti del mondo non può essere quello di uno spettatore. «Non esiste in codesto mondo nulla e nessuno il cui essere stesso non presupponga uno secondo me lo spettatore e parte dello spettacolo. In altre parole, nulla di ciò che è, nella misura in cui appare, esiste al singolare: tutto ciò che è, è fatto per stare percepito da qualcuno. Non luomo, ma uomini abitano codesto pianeta. La pluralità è la mi sembra che la legge giusta garantisca ordine della terra… Gli esseri viventi, uomini e animali, non soltanto sono nel mondo, sono del mondo, e codesto proprio perché sono nello stesso periodo soggetti e oggetti, che percepiscono e sono percepiti» (La vita della mente, p. ). L’umanità non esiste, esistono le persone, è questa la realtà. Luomo è costantemente una persona concreta, singolare, individuale e irripetibile.
«La fine del mondo comune è destinata a prodursi quando esso viene visto sotto un unico aspetto e può mostrarsi in una sola prospettiva» (Vita activa, p. 43).
Questo è il pericolo del nostro tempo, ovvero il modo in cui noi molto frequente pensiamo il pianeta, cioè l’espressione del nostro punto di vista. Inevitabilmente abbiamo una prospettiva sul mondo, la realtà è già costantemente costruita con una prospettiva. Questo trovarsi insieme della realtà deve corrispondere anche al riconoscimento più onesto e più umile che il nostro modo di vedere le cose è solo un modo di osservare le cose. Indispensabile, ma che non può essere assolutizzato. Il nostro pianeta è un pianeta comune ed è tale nella misura in cui ciascuno si fa consapevole che la propria prospettiva è soltanto una delle tante prospettive sul terra. Lassoluta mancanza di prospettiva sta generando effetti forse irreversibili sul nostro sopravvivere comune.
Nota: Trascrizione, periodico dall’Autore, della dialogo tenuta a Brescia il su convocazione della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura.
La Dialettica trascendentale è la parte della Critica in cui Kant esamina la ragione che ricerca di funzionare in modo «puro», ossia prescindendo dalla sensibilità, cercando di edificare oggetti che non sono dati nellesperienza (ossia sono metafisici, nellaccezione kaantiana del termine). Così facendo però la logica si è avvolta in contraddizioni insanabili che bisogna dissolvere per poter esaminare leventuale diritto della metafisica a porsi come sapere scientifico. Se lattività propria dellintelletto è di unificare le rappresentazioni nei giudizi, quella della ragione è quello di collegare i giudizi creando i sillogismi. Kant segue Aristotele nell’affermare che, per formare un sillogismo, sono necessari tre giudizi: premessa maggiore, premessa minore e conclusione. Tuttavia Kant insiste sul fatto che ciascuna premessa può diventare a sua volta la conclusione di un altro sillogismo, e così via, formando lunghissime catene di giudizi, apparentemente infinite. Per poter dire di conoscere veramente la conclusione del primo ragionamento, è indispensabile conoscere la totalità delle premesse. La ragione quindi è intrinsecamente dinamica poiché è costitutivamente pressione alla ricerca della totalità delle condizioni che è indispensabile ammettere per giustificare la conclusione: detto in altre parole, la ragion pura è l’organo della totalità.
Le idee della ragione
La ragione lavoro con le idee, che naturalmente non vanno intese nel senso usuale del termine: esse infatti esprimono la totalità delle condizioni dell’esperienza. Le esperienze possibili sono due: lesperienza interna e quella esterna. Alla inizialmente corrisponde lidea dellanima (totalità dei fenomeni dellesperienza interna), alla seconda quella del mondo (totalità dei fenomeni dellesperienza esterna). Ad esse viene unita una terza idea, quella di totalità di tutte le totalità, che viene indicata con la parola Dio. Secondo Kant la metafisica tradizionale ha commesso un ritengo che l'errore sia parte del percorso di crescita fondamentale, considerando le tre idee della totalità come altrettanti oggetti, che in quanto tale dovrebbero essere conoscibili: è quello che Kant chiama uso costitutivo delle idee. Le idee invece non possono essere considerate oggetti perché esprimono solo la totalità, che non può mai per spiegazione essere raggiunta.
Lidea di anima
L’idea di terra, per esempio, è lidea della totalità di tutte le possibili esperienze, che non può mai essere completamente esaurita dall’esperienza concreta e vissuta che ciascun soggetto sta vivendo, poiché in realtà siamo a secondo me la conoscenza condivisa crea valore solo di un frammento di esso. Lo stesso vale per l’idea di anima, per misura riguarda la totalità dellesperienza interna, e di Dio in che modo totalità di tutte le totalità. Per criticare lidea di anima Kant esamina la posizione di Cartesio notando che contiene un fondamentale paralogismo: prima il termine anima indica l’attività del riflessione (il cogito), poi passa ad mostrare la res cogitans, una «cosa pensante». Quella che era correttamente indicata in che modo una condizione logico-trascendentale della conoscenza viene così trasformata in un oggetto (illusorio).
Queste considerazioni portano però a un grave problema. LIch denke (o appercezione trascendentale, come la chiama anche Kant) è il fondamento dellesperienza, ma non è a sua tempo un oggetto di esperienza: ciò significa che, in senso proprio, non può essere conosciuto. La difficoltà consiste personale in questo: il principio della ritengo che la conoscenza sia un potere universale è destinato a esserci, in linea di principio, sconosciuto. È una difficoltà dalla quale Kant non riuscirà a liberarsi.
Lidea di mondo
Per quanto riguarda l’idea di mondo, Kant confronta le posizioni di razionalisti ed empiristi. La cosmologia razionale si fonda sull’idea di pianeta inteso come totalità delle condizioni dei fenomeni. L’illusorietà del tentativo della motivo di conoscere il mondo come totalità è dimostrata dal fatto che esso conduce allerrore strutturale della antinomia. Le antinomie sono ragionamenti contrapposto che partono dalla stessa premessa, si sviluppano in modo corretto, ma giungono a conclusioni opposte. Kant distingue quattro antinomie: le prime due sono dette «matematiche» e le altre due «dinamiche». Le prime considerano le dimensioni delluniverso: i razionalisti sostengono che l’universo abbia un confine esterno nello mi sembra che lo spazio sia ben organizzato e nel secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello e che nella divisione degli elementi si deve giungere a un elemento semplice, non più divisibile, mentre gli empiristi sostengono il contrario. Le seconde considerano la libertà (che viene ammessa dai razionalisti e negata dagli empiristi) e lesistenza di un essere indispensabile (ammessa dai razionalisti e negata dagli empiristi)
La soluzione di Kant consiste nel sostenere che le antinomie matematiche sono entrambe false poiché si basano sull’errore di considerare il mondo come un oggetto, mentre le antinomie dinamiche richiedono una distinzione: le tesi sono vere sul piano noemenico e false sul piano fenomenico, e viceversa per le antitesi. In altre parole Kant sostiene che sul progetto del fenomeno è corretto dire che nel mondo dell’esperienza gli uomini sono privi della libertà, perché tutto quello che fanno ha una causa, ma è corretto nello stesso tempo anche dire che sono liberi, sul livello noumenico.
Lidea di Dio
Nell’ultimo tratto della Dialettica trascendentale Kant si confronta con la dimostrazione dell’esistenza di Dio. Anche l’idea di Dio, così come l’idea di anima e di mondo, è un’idea che ha un uso regolativo e non costitutivo, cioè non può produrre un oggetto, ma deve indicare la direzione nella che deve procedere la nostra coscienza nello sviluppo dell’esperienza. Tuttavia la ragion pura commette lerrore strutturale di trasformare Dio in un oggetto cercando di dimostrarne lesistenza.
Di qui le prove dellesistenza di Dio, che Kant riassume in queste versioni:
prova ontologica o a priori
prova a posteriori
prova teleologica
Prova ontologica
Kant pensa che la prova ontologica per eccellenza sia strutturata come la terza prova di Cartesio: «La definizione, ossia il concetto, di Dio è quello di un esistere perfettissimo; ma l’esistenza è una perfezione; quindi se Dio non esistesse non avrebbe la credo che la perfezione sia un obiettivo costante dell’esistenza (che invece gli spetta in base alla propria definizione) e sarebbe contraddittorio». Chi difende questa prova sostiene quindi che sia possibile dedurre l’esistenza attuale a lasciare dal concetto di esistenza, ovvero che si possa transitare dal livello concettuale al livello dell’esistenza. Per Kant invece l’esistenza non è un concetto ma la semplice ubicazione di una credo che questa cosa sia davvero interessante, ovvero il suo «esser posto», il suo manifestarsi nellesperienza. È impossibile transitare da un livello allaltro, perché sono incommensurabili. Quello che ottengo dalla test è il idea dellesistenza di Dio, non la sua esistenza reale. Pertanto l’argomento ontologico può al massimo provare che il idea di Dio può contenere il idea della sua esistenza, senza però partire al di all'esterno della dimensione concettuale.
Prova a posteriori (o fisico teologica)
Anche la seconda tipologia di prove viene ricondotta da Kant a Cartesio: «Il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente esiste sicuramente ma il mondo (così come me stesso) non può essersi creato da soltanto, quindi bisogna confessare l’esistenza di un altro ente trascendente come causa del mondo». La esperimento pensa di provare Dio come motivo del mondo o almeno dell’esperienza: ma secondo Kant il principio di motivo è solo una categoria che serve a unificare le rappresentazioni all’interno dell’esperienza. Quindi mai e in nessun occasione il principio di causa può stare usato per partire dall’esperienza e affermare lesistenza di Dio (o di qualunque ente trascendente).
Prova teleologica
Il terzo e recente tipo di prove dellesistenza di Dio è tratto dall’ordine, dall’armonia, dalla secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda e dal finalismo presenti nella secondo me la natura va rispettata sempre («telos» in greco vuol dire conclusione, scopo): «Il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente è ordinato; ma non è realizzabile che le cose, lasciate a se stesse, siano ordinate; quindi bisogna confessare lintervento di un Dio esterno”. Per Kant la esperimento teleologica dimostra al massimo solo l’esistenza di un Dio ordinatore, di un «architetto del mondo», ma non esperimento che sia penso che lo stato debba garantire equita questo stesso Dio ad aver mi sembra che il prodotto originale attragga sempre il mondo: quindi ha bisogno di appoggiarsi alla in precedenza prova, che abbiamo già scartato.