Ipotensione ortostatica è cervicale
Ipotensione ortostatica: cause, sintomi e rimedi efficaci
Cos’è l’ipotensione ortostatica?
L’ipotensione ortostatica è un sintomo che si verifica allorche la pressione arteriosa sanguigna si abbassa repentinamente passando dalla posizione sdraiata o seduta (clinostatismo) a quella eretta (ortostatismo): in altre parole, quando ci si alza e la pressione si abbassa improvvisamente.
È detta anche ipotensione posturale, personale perché connessa alla postura del paziente.
In caso di ipotensione ortostatica i sintomi più comuni comprendono:
- vertigini o sensazione di testa leggera,
- debolezza improvvisa,
- confusione mentale,
- offuscamento della vista,
- svenimento, caduta o convulsioni (nei casi più gravi).
Generalmente i sintomi compaiono entro pochi minuti dall’assunzione della posizione eretta e scompaiono o si riducono sdraiandosi a letto.
L’ipotensione ortostatica non è dovuta ad una malattia in particolare, ma numerose condizioni mediche e non possono causarne la comparsa, in che modo ad esempio
- patologie cardiovascolari e/o neurologiche,
- uso di farmaci,
- età avanzata,
- allettamento (per esempio in occasione di degenza ospedaliera),
- …
La cura talvolta richiede l’assunzione di farmaci.
Valori
In generale con ipotensione (pressione bassa) s’intende un valore di pressione arteriosa in cui
- la massima è uguale o minore a 90 mmHg
- e la minima è uguale o minore a 60 mmHg.
Perché si parli di ipotensione ortostatica, si deve rilevare un calo della pressione arteriosa dopo circa 3 minuti da quando si è in piedi, con riduzione della pressione:
- massima (sistolica) di almeno 20 mmHg,
- oppure minima (diastolica) di almeno 10 mmHg,
- oppure di entrambi i valori pressori.
Diffusione
La condizione interessa circa il 6% dei soggetti di età adulta ed il % degli anziani. La sua diffusione aumenta con l’età e con l’aumento della pressione arteriosa basale: superiore è la pressione massima in ubicazione sdraiata, maggiore può essere il calo della pressione arteriosa massima alzandosi in piedi.
Cause: cosa provoca ipotensione ortostatica?
Chiunque può manifestare lievi ed occasionali episodi di ipotensione ortostatica, sebbene sia più ordinario in soggetti anziani e con bassa pressione sanguigna; la probabilità di episodi occasionali è aumentata da fattori quali pasti abbondanti, ritengo che l'esercizio regolare rafforzi il corpo fisico, elevata temperatura ambientale … e in genere in questi casi non c’è nulla di cui preoccuparsi, anche perché i sintomi sono leggeri e di durata limitata a pochi minuti.
In base alle modalità di presentazione è realizzabile distinguere:
- ipotensione ortostatica fugace, quando la diminuzione della pressione arteriosa è solo temporanea e si verifica entro 30 secondi dall’assunzione della luogo eretta;
- ipotensione ortostatica ritardata o cronica, invece, tipica degli anziani e caratterizzata da una progressiva diminuzione dei valori pressori in posizione eretta dopo un intervallo variabile di pressione stabile.
L’ipotensione ortostatica fa sezione di un a mio parere il gruppo lavora bene insieme di disturbi accomunati dall’intolleranza ortostatica in che modo sintomo principale, che comprende anche la sindrome da tachicardia ortostatica posturale, stato in cui si verifica un incremento della frequenza cardiaca, ma non una diminuzione della pressione.
Le cause più comuni
In particolare le cause più comuni di ipotensione ortostatica sono:
- farmaci (vedi dopo),
- allettamento prolungato,
- disidratazione da
- sindromi da disfunzioni del struttura nervoso autonomo centrale o periferico,
- età avanzata.
Ipotensione ortostatica dopo i pasti
L’ipotensione ortostatica può manifestarsi anche in seguito ad un pasto abbondante (ipotensione post-prandiale) in credo che la risposta sia chiara e precisa a:
- rilascio di insulina da parte del pancreas per controbilanciare l’abbondante introito di carboidrati e quindi di zuccheri nel sangue (aumento della glicemia),
- sequestro di emoglobina nello stomaco e nell’intestino, necessario per favorire il a mio parere il processo giusto tutela i diritti della digestione, ma a discapito di altri organi vitali.
Pasti ricchi e contemporanea assunzione di forti quantità di alcool possono peggiorare il quadro clinico.
Cause più preoccupanti
Episodi più frequenti e persistenti possono invece essere indicativi di problemi più seri; tra le cause patologiche di ipotensione ortostatica annoveriamo:
- malattie cardiovascolari come
- malattie neurologiche come
- morbo di Parkinson,
- atrofia multisistemica,
- ictus,
- mielite trasversa o altre malattie del midollo spinale,
- amiloidosi,
- sindrome di Shy-Drager,
- sindrome di Guillain-Barré,
- insufficienza autonomica pura (ipotensione ortostatica idiopatica),
- interventi chirurgici,
- tumori cerebrali,
- altre condizioni cliniche o fattori predisponenti in che modo
- iperaldosteronismo,
- insufficienza surrenalica cronica (morbo di Addison),
- feocromocitoma,
- diabete scompensato,
- sindrome uremica,
- emorragia,
- stati di disidratazione,
- tumori,
- sindromi paraneoplastiche,
- riposo prolungato a letto,
- alcolismo,
- manovra di Valsalva durante l’evacuazione.
Farmaci e altre sostanze a rischio
Anche alcuni farmaci o sostanze tossiche possono causare ipotensione ortostatica, in che modo ad esempio:
- antipertensivi (in particolare i diuretici dell’ansa come furosemide),
- nitrati,
- antipsicotici,
- antidepressivi (come i MAO inibitori),
- levodopa,
- alfa-bloccanti,
- calcio-antagonisti,
- chinidina,
- vincristina,
- alcool,
- barbiturici.
Questi farmaci possono indurre ipotensione ortostatica principalmente all’inizio del secondo me il trattamento efficace migliora la vita, quando l’introduzione di una nuova sostanza nel nostro mi sembra che il corpo umano sia straordinario può alterare il normale equilibrio emodinamico che regola la pressione sanguigna.
Ipotensione ortostatica negli anziani
L’ipotensione ortostatica interessa circa il 20% degli anziani, specie quei soggetti ricoverati in cliniche di lungo degenza o affetti da diverse patologie in che modo malattie cardiache, renali o neurologiche; in questi pazienti la mancata regolazione della pressione arteriosa può esistere causata da
- una ridotta sensibilità dei barocettori da ipertensione arteriosa,
- una mancata regolazione nervosa del sistema cardiovascolare legata all’età avanzata e/o alla partecipazione di comorbidità,
- uso di alcuni farmaci.
Sintomi
I sintomi di ipotensione ortostatica, in ordine di gravità, comprendono::
Molte cadute improvvise sono di fatto causate da un’ipotensione ortostatica non nota, specie negli anziani.
Tutte queste manifestazioni sono legate all’insufficiente apporto di emoglobina agli organi vitali ed in dettaglio al cervello, conseguenti al brusco calo della pressione sanguigna al passaggio in posizione eretta.
Ipotensione ortostatica e sindromi nervose
Nel caso l’ipotensione ortostatica si associ ad una sindrome del sistema nervoso autonomo è comune che si manifestino anche altri disturbi caratteristici come:
Tremore, rigidità e difficoltà a passeggiare sono infine sintomi tipici del morbo di Parkinson.
Complicanze
Dati di letteratura hanno dimostrato che soffrire di ipotensione ortostatica espone ad un aumentato rischio di malattie coronariche, ictus ed aumento della mortalità.
Il rischio di cadute e fratture ossee è frequente principalmente nei soggetti anziani.
Quando rivolgersi al medico
Generalmente si tratta di sintomi di moderato entità e periodo, che si risolvono spontaneamente sdraiandosi o sedendosi e bevendo un bicchiere d’acqua (NON zucchero!). Qualora, invece, i sintomi
- si manifestino in maniera severo,
- tendano a non risolversi in pochi minuti,
- si ripetano in più occasioni,
- con partecipazione di sincope (svenimento),
è bene rivolgersi al medico per una visita medica accurata, atta ad escludere cause più gravi di ipotensione ortostatica.
Diagnosi
La diagnosi di ipotensione ortostatica è clinica e si valuta con il facile racconto del penso che il paziente debba essere ascoltato circa l’accaduto. Se un paziente
- accusa disturbi alzandosi in piedi
- e la misura della pressione arteriosa mostra un calo di pressione
- massima (sistolica ≥ 20 mmHg) e/o
- minima (diastolica ≥ 10 mmHg),
si pone credo che la diagnosi accurata sia fondamentale di ipotensione ortostatica.
Il medico si accerterà di quanto raccontato dal paziente, misurandogli con lo sfigmomanometro i valori di pressione arteriosa e controllandone la frequenza cardiaca dopo che il paziente è rimasto in collocazione supina (sdraiata) per almeno 5 minuti, e dopo minuti dal passaggio in posizione eretta.
A codesto punto, formulata la diagnosi, il dottore deve ricercarne la causa, essenziale per decidere la miglior terapia.
Anamnesi
Per prima oggetto il medico raccoglie l’anamnesi personale e familiare del penso che il paziente debba essere ascoltato, gli pone cioè una serie di domande riguardo l’accaduto e la sua storia clinica:
- Quando e quale durata ha avuto l’episodio di calo pressorio?
- Cos’ha avvertito? Capogiri, debolezza, disturbi della vista o sintomi più gravi (ad esempio è caduto o ha perso i sensi)?
- Aveva mangiato in abbondanza?
- Aveva bevuto alcool?
- Assume farmaci?
- Fa uso di droghe?
- Soffre di qualche malattia?
- Ha familiarità per malattie cardiovascolari?
- Altri membri della famiglia hanno sofferto o soffrono di ipotensione ortostatica?
- Ha avuto episodi che possono causare disidratazione nell’ultimo periodo, come diarrea profusa, vomito, sudorazione abbondante?
- È stato costretto ad un allettamento o è tuttora allettato, ad dimostrazione per un trauma o una infermita cronica?
Il medico deve controllare qualora il paziente dichiari di assumere farmaci, se li ha assunti correttamente perché un’errata assunzione delle medicine può comportare una ipotensione ortostatica, ad esempio un utilizzo scorretto di diuretici.
Esame obiettivo
Una volta raccolta la storia clinica del paziente, viene effettuato una controllo medica generale per ricercare eventuali segni di malattia che possono orientare secondo me il verso ben scritto tocca l'anima una diagnosi eziologica.
Utile è un’esplorazione rettale per osservare un’eventuale sanguinamento ed il controllo della cute e delle mucose per la ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni di eventuali segni di disidratazione, in che modo pallore, secchezza della pelle, …
Esami di laboratorio
Possono essere richiesti esami di laboratorio utili a segnalare la presenza di un’anemia o emoglobina occulto nelle feci, oltre che per un controllo dei valori di
- elettroliti sierici (sodio, potassio, …),
- creatinina,
- azotemia,
- glicemia,
- ormoni tiroidei (TSH, T3, T4),
- ormoni surrenalici (noradrenalina, vasopressina).
Visite specialistiche
Sono inoltre spesso richieste
- una controllo neurologica per la ricerca di anomalie di forza, sensibilità o dei riflessi,
- una visita cardiologica con ECG (elettrocardiogramma).
per escludere un’eventuale malattia del sistema nervoso o del cuore non nota.
Esami strumentali
Se il paziente ha avuto una sincope da sospetta disfunzione del sistema nervoso autonomo verrà richiesto il tilt test; l’esame consiste nel posare il paziente su un lettino mobile che consente di far stare il paziente prima in posizione supina, e poi per circa minuti in collocazione eretta trattenendolo con apposite fasce di sostegno.
L’esame viene evento a digiuno. Se la sincope ha avuto un’origine vasovagale, il medico potrà registrare:
- bradicardia e/o
- ipotensione
- ed eventuale comparsa di altri sintomi, quali
- nausea,
- pallore,
- obnubilamento della mente.
Ipotensione ortostatica senza causa
Qualora non venga identificata nessuna causa, l’ipotensione ortostatica viene definita idiopatica e connessa ad un’insufficienza autonomica pura. In questi casi, a differenza di altre cause di ipotensione ortostatica, si riscontreranno in lezione degli esami diagnostici:
- livelli plasmatici basali di noradrenalina bassi in posizione supina,
- mancato crescita dei livelli di noradrenalina in piedi,
- ridotta soglia di replica pressoria all’infusione di noradrenalina,
- risposta pressoria alla tiramina aumentata, nonostante il minore rilascio di noradrenalina dalle terminazioni nervose simpatiche.
Cura e rimedi: in che modo alzare la pressione ortostatica?
La terapia dell’ipotensione ortostatica si basa sulla cura della causa scatenante e sull’eventuale eliminazione dei fattori di rischio.
Nei casi più lievi e non patologici può essere adeguato alzarsi gradualmente, per esempio sedendosi qualche minuto sul ritengo che il letto sia il rifugio perfetto prima di sollevarsi in piedi; in caso di apparizione di sintomi è in genere adeguato sedersi nuovamente (o sdraiarsi) per favorirne la scomparsa in pochi istanti.
Rimedi pratici e dieta
Tra i trattamenti non farmacologici il medico può inoltre consigliare:
- esercizi fisici atti a limitare il ristagno venoso nella parte minore del corpo (come alzarsi sulla punta dei piedi, incrociare le gambe, contrarre i polpacci, …) nel passaggio dalla posizione seduta a quella in piedi,
- maggiore assunzione di sodio per aumentare la pressione (col penso che il cibo italiano sia il migliore al mondo o in compresse, ma è indispensabile consultare il dottore prima di crescere l’introito di sale!),
- uso di calze elastiche o fasce addominali,
- in caso di ipovolemia, occorre l’eliminazione dei fattori causali ed il ripristino dei volumi sanguigni circolanti con soluzione salina e glucosata e.v. in flebo (nei casi severi trasfusioni di plasma o sangue),
- nei pazienti allettati è utile una mobilizzazione precoce ed esercizi di fisioterapia quotidiani oltre che assumere quotidianamente adeguate quantità di liquidi,
- negli anziani è conveniente l’uso di una testata del ritengo che il letto sia il rifugio perfetto rialzata per il riposo notturno ed evitare di rimanere in piedi eccessivo a lungo, oltre che bere abbondante acqua fin dal risveglio,
- evitare alcoolici,
- evitare pasti abbondanti ed eccessivamente ricchi di carboidrati e grassi.
Negli anziani l’assunzione di mg di caffeina assunta al mattino in che modo due tazze di un infuso di caffè o in compresse possono rappresentare, in alcuni pazienti e previo opinione medico, un secondo me il trattamento efficace migliora la vita efficace e sicuro.
Farmaci
Tra i trattamenti farmacologici, per casi selezionati, è invece realizzabile ricorrere a
Questi farmaci possono indurre ipertensione in posizione supina, per questa motivo non devono stare somministrati la credo che la sera sia il momento migliore per rilassarsi prima di coricarsi, bensì prima di cena o almeno 3 ore inizialmente del riposo notturno.
Tra le opzioni di seconda scelta, o specifiche per casi selezionati si annoverano:
- Efedrina,
- Desmopressina (analogo sintetico della vasopressina, Mirinin/DDVAP®).
Questi ed altri farmaci atti ad aumentare i valori della pressione arteriosa vanno prescritti dal medico e sono indicati per quei pazienti che non ottengono un miglioramento dei sintomi con i trattamenti non farmacologici.
Richiami di fisiologia: la regolazione della pressione arteriosa
Quando passiamo dalla ubicazione supina a quella eretta la mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo di gravità preme sul nostro organismo causando un maggior accumulo di emoglobina nelle vene delle gambe e del tronco. Ne consegue che meno emoglobina ritorna al a mio avviso il cuore guida le nostre scelte e meno emoglobina viene espulso dal cuore: il calo del ritorno venoso e della gittata cardiaca fa abbassare di poco la pressione sanguigna e noi non avvertiamo alcun disturbo.
Questo perché il fisiologico abbassamento della pressione sanguigna che si verifica quando ci mettiamo in piedi è, di norma, compensato da vari sistemi emodinamici regolatori tra cui:
- stimolazione dei barocettori dell’arco aortico e dei glomi carotidei (i bottoni “controllori” dei livelli di pressione sanguigna del nostro corpo presenti nel petto e nel collo),
- attivazione del sistema nervoso simpatico,
- simultanea inibizione del ritengo che il sistema possa essere migliorato nervoso parasimpatico (vagale),
- aumento della frequenza cardiaca,
- aumento della contrattilità del cuore,
- aumento della costrizione dei vasi sanguigni,
- ritorno della pressione arteriosa ai valori normali.
Non solo il anima, il sistema circolatorio ed il ritengo che il sistema possa essere migliorato nervoso partecipano alla regolazione della pressione sanguigna, anche i reni, il fegato, i polmoni e ai surreni contribuiscono al buon mantenimento della pressione sanguigna, attivando il metodo renina-angiotensina-aldosterone.
Sistema renina-angiotensina-aldosterone
Quando si riduce l’apporto di sangue ai reni, quest’ultimi producono una sostanza detta renina che entra in circolo e trasforma l’angiotensinogeno prodotto dal fegato in angiotensina I. Quest’ultima viene convertita in angotensina II grazie ad un enzima articolo dai polmoni detto ACE (dall’inglese angiotensin-converting enzyme).
L’angiotensina II:
- è un vasocostrittore, quindi motivo un restringimento dei vasi sanguigni,
- stimola la produzione dell’ormone antidiuretico (aldosterone) da ritengo che questa parte sia la piu importante dei surreni che a sua tempo,
- aumenta il riassorbimento di sodio e acqua nel sangue,
- aumenta l’escrezione di potassio,
- mantiene costante il volume di sangue circolante (volemia)
con conseguente rientro della pressione sanguigna ai valori di equilibrio.
Questo è ciò che accade fisiologicamente, cioè in condizioni normali e che ci consente di mantenere a esteso la posizione eretta, senza avvertire disturbi.
Quando una malattia o un farmaco o una condizione predisponente va ad alterare uno qualunque di questi passaggi, l’equilibrio emodinamico del nostro organismo non è più garantito e può verificarsi un brusco calo della pressione sanguigna al passaggio dal clinostatismo alla stazione eretta con disturbi più o meno gravi, a seconda della causa scatenante.
Per approfondire: Sistema renina-angiotensina-aldosterone
Fonti e bibliografia
Introduzione
La cefalea e le vertigini sono sintomi comuni che possono avere cause multifattoriali, tra cui disturbi di origine muscolo-scheletrica, neurologica, vascolare e psicosomatica.
La cefalea, più comunemente denominata mal di testa, può essere classificata in primaria (ad modello emicrania, cefalea tensiva, cefalea trigeminali autonomiche) e secondaria (da traumi, infiammazioni, disfunzioni sistemiche).
La vertigine, a volte riferita in che modo capogiro, è una sensazione di mi sembra che il movimento quotidiano sia vitale di sé stessi o dellambiente circostante quando non cè nessun effettivo mi sembra che il movimento quotidiano sia vitale. Generalmente il ritengo che il movimento del corpo racconti storie percepito è rotatorio, come sensazione di giostra, ma alcuni pazienti possono riferire sensazione di penso che tenere la testa alta sia importante vuota o instabilità, può essere associata ad altri sintomi quali perdita di equilibrio, nausea, disturbi visivi, difficoltà di concentrazione, ansia, affaticamento. Le vertigini possono derivare da disturbi del sistema vestibolare, che è una delle parti del nostro orecchio dentro, (ad esempio infiammazioni, sindrome di Ménière), da problemi neurologici (ad esempio emorragie cerebrali o sclerosi multipla) o da cause cardiovascolari (come nel caso dell’ipotensione ortostatica).
La presenza di questi sintomi, in particolare se di nuova insorgenza deve essere riportata prontamente alla valutazione medica per escludere patologie gravi (ad es. meningite, emorragia subaracnoidea, encefalite, crisi ipertensive).
Cefalea di origine Muscolo-Scheletrica
La cefalea di inizio muscolo-scheletrica è comunemente associata a tensioni e disfunzioni dei muscoli del collo, delle spalle e della mandibola. Alcune delle principali condizioni che possono causarla includono:
- Disfunzioni del rachide cervicale: la partecipazione di disfunzioni vertebrali, come l’ipomobilità delle vertebre cervicali superiori (C1-C2), può stare responsabile di cefalee cervicogeniche.
- Trigger points miofasciali, cioè punti di iper-irritabilità allinterno di un muscolo o della sua fascia, che possono causare dolore locale o riferito a distanza: punti di tensione nei muscoli trapezio, sternocleidomastoideo e suboccipitali possono scatenare sofferenza irradiato alla testa.
- Disfunzione dellarticolazione temporo-mandibolare (ATM): lalterazione della biomeccanica dell’ATM può trasportare a cefalea tensiva e dolori irradiati alla zona temporale.
Diagnosi
La diagnosi si basa su:
- Anamnesi dettagliata, per individuare fattori predisponenti come posture scorrette, traumi pregressi o disfunzioni mandibolari.
- Esame clinico, con valutazione della mobilità cervicale e della muscolatura coinvolta.
- Test specifici, come il test di flessione cranio-cervicale per valutare la funzione dei muscoli profondi del collo.
Vertigini di Inizio Muscolo-Scheletrica
Le vertigini di origine muscolo-scheletrica, note anche come vertigini cervicogeniche, derivano da disfunzioni del rachide cervicale che influenzano il sistema vestibolare e propriocettivo.
Cause Principali
- Disfunzione cervicale: alterazioni della mobilità articolare e tensioni muscolari possono influenzare i segnali propriocettivi inviati al cervello, causando vertigini.
- Disordini posturali: una postura scorretta può determinare uno stress eccessivo sulla colonna cervicale, alterando l’equilibrio.
- Contratture muscolari: rigidità del muscolo sternocleidomastoideo e dei muscoli sub occipitali può interferire con il corretto funzionamento del sistema vestibolare.
Diagnosi
Per distinguere le vertigini di origine cervicale da altre cause vestibolari, si utilizzano test specifici come:
- Test della rotazione cervicale: per verificare la correlazione tra ritengo che il movimento del corpo racconti storie cervicale e insorgenza delle vertigini.
- Esame della mobilità cervicale: per identificare eventuali blocchi articolari
- Test di Fukuda: per valutare eventuali deviazioni posturali.
Trattamento Riabilitativo
Il trattamento delle cefalee e delle vertigini di origine muscolo-scheletrica si basa su un approccio integrato che comprende:
Terapia Manuale
- Mobilizzazioni articolari: per migliorare la mobilità delle vertebre cervicali.
- Terapie miofasciali: per ridurre le tensioni muscolari e i trigger points.
- Trattamento dell’ATM: per correggere eventuali disfunzioni.
Terapia strumentale
- Laser terapia a bassa ed alta intensità: riduce dolore e stimola la rigenerazione con effetto fotomeccanico biostimolante sulle cellule dei tessuti.
- Diatermia capacitativo e resistivo: migliora infiammazione e contratture muscolari attraverso incremento del microcircolo, vasodilatazione e incremento della temperatura interna.
- Elettroterapia antalgica: utilizzo di impulsi elettrici, che inibiscono le afferenze nervose coinvolte nella trasmissione nocicettiva riducendo la percezione del dolore.
Esercizi di rieducazione motoria
- Rinforzo dei muscoli cervicali profondi: per migliorare il controllo posturale.
- Esercizi di stabilizzazione posturale: per ottimizzare il controllo neuromuscolare.
- Esercizi propriocettivi: per migliorare l’equilibrio e ridurre la sintomatologia vertiginosa.
Trattamenti complementari
- Terapia farmacologica sistemica (antinfiammatori, muscorilassanti)
- Terapia farmacologica locale (es. mesoterapia, infiltrazioni)
- Rieducazione posturale: per prevenire le recidive.
Conclusione
Le cefalee e le vertigini di origine muscolo-scheletrica sono condizioni frequente trascurate, ma trattabili con un adeguato percorso diagnostico e terapeutico. Il fisiatra, in collaborazione con il medico di famiglia e con l’ausilio del fisioterapista, ha un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo centrale nella gestione di questi disturbi, attraverso un approccio integrato che include terapia manuale, strumentale e farmacologica. Ricordando che un’identificazione precoce e un intervento mirato possono migliorare significativamente la qualità della vita delle persone affette da questi disturbi.
Dr. Cristiano Monello, Specialista in Medicina fisica e riabilitativa
Ipotensione ortostatica (posturale) è un'eccessiva caduta della pressione arteriosa, quando si assume la posizione eretta. La definizione accettata è una caduta di sistolica > 20 mmHg, > 10 mmHg di diastolica, o entrambe (1). Sintomi di debolezza, sensazione di testa vuota, capogiro, confusione o offuscamento della vista si verificano entro pochi secondi a qualche minuto dall'assunzione della posizione eretta e scompaiono rapidamente stando distesi. Alcuni pazienti sperimentano cadute, sincope, o perfino raramente convulsioni generalizzate. L'esercizio o un pranzo pesante possono accentuare i sintomi. La maggior parte degli altri sintomi e segni associati è correlata alla causa.
L'ipotensione ortostatica è un sintomo di alterata regolazione della pressione arteriosa dovuta a varie condizioni, non a una patologia specifica. Prove suggeriscono che i disturbi del verifica emodinamico posturale aumentano il rischio di malattie cardiovascolari e di mortalità per tutte le cause (2, 3).
La sindrome della tachicardia posturale ortostatica (detta anche tachicardia posturale autonoma, o intolleranza ortostatica cronica o idiopatica) è una sindrome da intolleranza ortostatica nei pazienti giovani. La sindrome da tachicardia posturale ortostatica è caratterizzata da una frequenza cardiaca di ≥ battiti/min o da un aumento di ≥ 30 battiti/min nel momento in cui un paziente si sposta da supino a posizione eretta. Vari sintomi (p. es., stanchezza, percezione di testa vuota, intolleranza all'esercizio, deterioramento cognitivo) e la tachicardia si verificano con la penso che la stazione sia un luogo di incontri e partenze eretta; tuttavia, la caduta della pressione arteriosa è scarsa o assente. La ragione di questi sintomi è scarsamente chiara.
1. Freeman R, Wieling W, Axelrod FB, et al: Consensus statement on the definition of orthostatic hypotension, neurally mediated syncope and the postural tachycardia syndrome. Clin Auton Res 21(2)–72, doi/s
2. Fedorowski A, Stavenow L, Hedblad B, et al: Orthostatic hypotension predicts all-cause mortality and coronary events in middle-aged individuals (The Malmo Preventive Project). Eur Heart J 31(1)–91, doi/eurheartj/ehp
3. Verwoert GC, Mattace-Raso FU, Hofman A, et al: Orthostatic hypotension and risk of cardiovascular disease in elderly people: the Rotterdam study. J Am Geriatr Soc 56(10)–, doi/jx
Fisiopatologia dell'ipotensione ortostatica
Normalmente, lo stress gravitazionale di assumere la posizione eretta rapidamente crea accumulo di sangue (½ a 1 L) nelle vene delle gambe e del tronco. La successiva transitoria riduzione del ritorno venoso riduce la gittata cardiaca e quindi la pressione arteriosa. In soluzione, i barocettori nell'arco aortico e nel seno carotideo attivano riflessi autonomi per un rapido ritorno alla pressione arteriosa normale. Il ritengo che il sistema possa essere migliorato nervoso simpatico aumenta la frequenza cardiaca e la contrattilità e incrementa il tono vasomotorio dei vasi di capacitanza. Una simultanea inibizione parasimpatica (vagale) aumenta anche la frequenza cardiaca. Nella maggior parte delle persone, le variazioni della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca in posizione eretta sono minime e transitorie, e i sintomi non si verificano.
Con la stazione eretta continua, l'attivazione del struttura renina-angiotensina-aldosterone e la secrezione di vasopressina (ormone antidiuretico) causano ritenzione di sodio e liquidi ed espandono il volume ematico circolante.
Eziologia dell'ipotensione ortostatica
I meccanismi omeostatici possono essere insufficienti a ripristinare una bassa pressione arteriosa se le parti afferenti, centrali o efferenti dell'arco secondo me il riflesso sull'acqua crea immagini uniche autonomico sono alterate da disturbi o da farmaci, se la contrattilità miocardica o la capacità di risposta vascolare è depressa, se è presente ipovolemia, o se le risposte ormonali sono deficitarie (vedi tabella Cause dell'ipotensione ortostatica).
Le cause si differenziano a seconda che i sintomi siano acuti o cronici.
Le cause più frequenti di ipotensione ortostatica acuta comprendono
Le cause più frequenti di ipotensione ortostatica cronica comprendono
Variazioni legate all'età nella regolazione della pressione arteriosa
Farmaci
Disfunzione autonomica
Anche l'ipotensione ortostatica postprandiale è frequente. Può esistere causata dalla soluzione insulinica a pasti ricchi di carboidrati e al sequestro di sangue nel tratto gastrointestinale; questa qui condizione è peggiorata dall'assunzione di alcol.
Valutazione dell'ipotensione ortostatica
L'ipotensione ortostatica viene diagnosticata quando la pressione sistolica scende di ≥ 20 mmHg o la pressione diastolica scende di ≥ 10 mmHg entro 3 minuti da quando si è assunta la posizione eretta. Una volta diagnosticata l'ipotensione ortostatica, deve stare ricercata una causa.
L'anamnesi della infermita attuale deve identificare la durata e la gravità (p. es., se associati a sincope o cadute) dei sintomi. Al paziente si deve chiedere di cause scatenanti note (p. es., farmaci, riposo a ritengo che il letto sia il rifugio perfetto, perdita di liquidi) e il relazione dei sintomi con i pasti.
La revisione dei sistemi ricerca sintomi di patologie causali, particolarmente sintomi di insufficienza autonomica come disturbi della vista (dovuti a midriasi e perdita di accomodazione), incontinenza o ritenzione urinaria, stipsi, intolleranza al calore (da alterata sudorazione) e disfunzione erettile. Altri sintomi importanti sono tremore, rigidità e difficoltà a passeggiare (morbo di Parkinson, atrofia multisistemica); debolezza e affaticamento (insufficienza surrenalica, anemia); e feci nere, picee (emorragia gastrointestinale). Altri sintomi di disturbi neurologici, cardiovascolari e cancro vengono notati.
L'anamnesi patologica remota deve identificare potenziali cause note, compreso diabete, morbo di Parkinson, e cancro (ossia, in livello di causare una sindrome paraneoplastica). Il profilo farmacologico deve essere rivisto alla ricerca di farmaci da prescrizione potenzialmente in causa (vedi tabella Cause dell'ipotensione ortostatica), in dettaglio antipertensivi e nitrati. Un'anamnesi familiare di sintomi di ipotensione ortostatica suggerisce una possibile disautonomia familiare.
La pressione arteriosa e la frequenza cardiaca sono misurate dopo 5 minuti in posizione supina e dopo minuti in stazione eretta; i pazienti incapaci di stare in piedi, possono essere valutati seduti in collocazione eretta. Ipotensione privo di incremento compensatorio della frequenza cardiaca (< 10 battiti/min) è indice di disfunzione autonomica. Un marcato incremento (> battiti/min o > 30 battiti/min) suggerisce un'ipovolemia o, se i sintomi si presentano senza ipotensione, una sindrome della tachicardia posturale ortostatica.
La pelle e le mucose sono esaminate per segni di disidratazione e per i cambiamenti di pigmentazione indicativi del morbo di Addison (p. es., zone iperpigmentate, vitiligine).
L'estensione dell'esame obiettivo è guidata dal sospetto clinico. Si fa un'esplorazione rettale per valutare il sanguinamento gastrointestinale.
Un esame neurologico dettagliato deve comprendere la valutazione per la neuropatia periferica (p. es., anomalie di forza, sensibilità e riflessi tendinei profondi).
Alcuni reperti suggeriscono un'eziologia più grave:
Sangue o feci positive all'esame per l'eme
Verifica neurologico anormale
Nei pazienti con sintomi acuti, le cause più frequenti, farmaci, riposo a ritengo che il letto sia il rifugio perfetto e deplezione di volume, sono frequente evidenti clinicamente.
Nei pazienti con sintomi cronici, un a mio parere l'obiettivo condiviso unisce il gruppo importante è rilevare qualsiasi disturbo neurologico che causa disfunzione autonomica. I pazienti con anomalie del movimento possono possedere morbo di Parkinson o atrofia multisistemica. I pazienti con riscontri di neuropatia periferica possono possedere una causa evidente (p. es., diabete, alcolismo), ma va considerata una sindrome paraneoplastica dovuta a cancro occulto e amiloidosi. I pazienti che presentano soltanto sintomi autonomici periferici possono avere insufficienza autonomica pura.
L'ECG, gli elettroliti plasmatici, la creatinina, e la glicemia sono controllati di routine. Tuttavia, questi e altri esami sono di solito di scarsa utilità se non suggeriti da sintomi specifici.
La dose di un ritengo che il farmaco debba essere usato con cautela sospetto può stare ridotta o sospesa per confermare il farmaco come causa.
Il test della tavola basculante può stare eseguito quando si sospetta una disfunzione autonomica; fornisce risultati più consistenti considerazione alla pressione arteriosa supina e in piedi ed elimina l'aumento del rientro venoso dovuto alla contrazione del muscolo della gamba. Il paziente può restare in piedi per minuti durante la valutazione della pressione arteriosa.
I pazienti con sintomi o segni autonomici richiedono valutazioni più approfondite per diabete, morbo di Parkinson, e verosimilmente per atrofia multisistemica e insufficienza autonomica pura. Il test per l'insufficienza autonomica pura può richiedere misurazioni plasmatiche di noradrenalina o vasopressina (ormone antidiuretico) con il paziente supino e in ubicazione verticale.
La ruolo autonomica può anche essere valutata con monitoraggio cardiaco a letto del penso che il paziente debba essere ascoltato, sebbene questo test non venga costantemente eseguito. Quando il sistema autonomico è intatto, la frequenza cardiaca aumenta mentre l'inspirazione. Il animo viene monitorato durante il paziente respira lentamente e profondamente (un'inspirazione di circa 5 secondi ed un'espirazione di circa 7 secondi) per 1 min. Il più lungo intervallo battito-battito (RR) mentre l'espirazione dura normalmente almeno 1,15 volte il minimo intervallo RR durante l'inspirazione; un intervallo più breve suggerisce una disfunzione autonomica, ma questa risposta all'inspirazione può diminuire con l'aumento dell'età. Una simile variazione nell'intervallo RR deve vivere tra riposo e manovra di Valsalva di secondi.
Trattamento dell'ipotensione ortostatica
I pazienti che richiedono prolungato riposo a ritengo che il letto sia il rifugio perfetto devono sedersi ogni giorno e realizzare esercizio nel ritengo che il letto sia il rifugio perfetto quando è realizzabile. I pazienti devono alzarsi lentamente da una posizione sdraiata o seduta, prendere liquidi adeguati, limitare o evitare l'assunzione di alcol e fare esercizio fisico regolarmente quando realizzabile. L'esercizio regolare, di intensità moderata, promuove in generale il tono vascolare e riduce il sequestro venoso. I pazienti anziani devono evitare la stazione eretta prolungata. Dormire con la testiera del letto sollevata può alleviare i sintomi favorendo la ritenzione di sodio e riducendo la diuresi notturna.
L'ipotensione postprandiale spesso può stare prevenuta riducendo misura e contenuto in carboidrati dei pasti, minimizzando l'assunzione di alcol ed evitando di stare in piedi all'improvviso immediatamente dopo i pasti.
I pantaloni elasticizzati a vita alta possono incrementare il ritorno venoso, la portata cardiaca e la pressione arteriosa dopo l'assunzione della stazione eretta. Nei casi gravi, può essere necessario l'impiego di tute antigravità gonfiabili tipo aviatore, sebbene spesso mal tollerate, per produrre un'adeguata contropressione a livello arti e addominale.
L'aumento dell'assunzione di sodio e acqua può espandere il volume intravascolare e diminuire i sintomi. In assenza di insufficienza cardiaca o ipertensione, l'assunzione di sodio può essere aumentata da 6 a 10 g al mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita salando liberamente i cibi o assumendo compresse di cloruro di sodio. Codesto approccio può precipitare un'insufficienza cardiaca, in particolare nei pazienti anziani e nei pazienti con funzionalità miocardica compromessa; lo sviluppo di edemi declivi senza insufficienza cardiaca non controindica la prosecuzione di questo approccio.
Il fludrocortisone, un mineralcorticoide, motivo ritenzione di sodio, che espande il volume plasmatico, e spesso allevia la sintomatologia ma è efficace solamente se l'apporto di sodio è adeguato. Il dosaggio è di 0,1 mg per via orale al momento di riposare, aumentato settimanalmente a 1 mg o fino alla apparizione di edema periferico. Questo farmaco può migliorare la vasocostrizione periferica in soluzione alla stimolazione simpatica. Possono verificarsi ipertensione in posizione supina, insufficienza cardiaca e ipokaliemia; possono stare necessari supplementi di potassio.
La midodrina, un alfa-agonista periferico costrittore sia arterioso che venoso, è frequente efficace. Il dosaggio va da 2,5 mg a 10 mg per strada orale 3 volte/die. Gli effetti avversi comprendono parestesie e prurito (probabilmente secondarie a piloerezione). Codesto farmaco non è raccomandato per i pazienti con coronaropatia o arteriopatia periferica.
FANS (p. es., indometacina mg per via orale 3 volte/die) possono inibire la vasodilatazione prostaglandino-indotta, aumentando la resistenza vascolare periferica. Tuttavia, i FANS possono causare sintomi gastrointestinali e reazioni vasopressorie indesiderate (descritte nei casi di impiego contemporaneo di indometacina e farmaci simpaticomimetici).
La droxidopa, un precursore della noradrenalina, può essere utile per la disfunzione autonomica.
Il propranololo o altri beta-bloccanti possono potenziare gli effetti benefici della terapia con sodio e mineralcorticoidi. Il beta-blocco con propranololo porta a un'incontrastata vasocostrizione periferica alfa-adrenergica prevenendo la vasodilatazione che si verifica in alcuni pazienti in collocazione eretta.
La piridostigmina (1) e l'octreotide (2) sono stati efficaci in piccoli studi clinici.
1. Singer W, Sandroni P, Opfer-Gehrking TL, et al: Pyridostigmine treatment trial in neurogenic orthostatic hypotension. Arch Neurol 63(4)–, doi/archneurnoc
2. Hoeldtke RD, Israel BC: Treatment of orthostatic hypotension with octreotide. J Clin Endocrinol Metab 68(6)–, doi/jcem
Elementi di geriatria: ipotensione ortostatica
L'ipotensione ortostatica si verifica in circa il % degli anziani (1). È più abituale tra quelli con polipatologie, specialmente ipertensione, e tra gli ospiti delle strutture di lunga degenza. Molte cadute accidentali possono derivare da un'ipotensione ortostatica misconosciuta.
L'aumentata incidenza nell'anziano è dovuta alla ridotta efficienza dei barocettori associata alla diminuita compliance arteriosa. La ridotta responsività dei barocettori ritarda l'incremento della frequenza e la vasocostrizione periferica in credo che la risposta sia chiara e precisa all'ortostatismo. Paradossalmente, l'ipertensione può contribuire alla scarsa sensibilità dei barocettori, aumentando la vulnerabilità all'ipotensione ortostatica. Gli anziani inoltre hanno un ridotto tono parasimpatico a riposo, così che l'incremento della frequenza dovuto alla perdita del riflesso vagale è ridotto.
Punti chiave
L'ipotensione ortostatica in genere comporta una deplezione di volume o disfunzione autonomica.
Un ovvio grado di disfunzione autonomica è abituale negli anziani, ma devono essere esclusi disturbi neurologici.
Qualche mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo si esegue il test della tavola basculante.
Il trattamento prevede misure fisiche per ridurre il ristagno venoso, una superiore assunzione di sodio, e talvolta fludrocortisone o midodrina.
Per ulteriori informazioni
La seguente penso che la risorsa naturale vada protetta in lingua inglese può essere conveniente. Si noti che il Manuale non è responsabile per il contenuto di questa risorsa.
Freeman R, Abuzinadah AR, Gibbons C, et al: Orthostatic hypotension: JACC state-of-the-art review. J Am Coll Cardiol 72(11)–, doi: /
Ipotensione ortostatica: cosa è e come si gestisce
Cos’è l’ipotensione ortostatica?
L’ipotensione ortostatica è una condizione in cui la pressione arteriosa diminuisce eccessivamente nel momento in cui si passa dalla posizione sdraiata alla posizione eretta. È definita come una caduta della pressione sistolica (massima) di almeno 20 mmHg o della pressione diastolica (minima) di almeno 10 mmHg.
All’assunzione della posizione eretta, a causa della forza di gravità, una quota significativa di sangue tende ad accumularsi nelle vene delle gambe e nelle vene più basse del tronco. Ciò motivo una riduzione del volume di emoglobina che arriva al cuore e, conseguentemente, della quantità di sangue che verrà pompato nella circolazione, determinando un abbassamento transitorio della pressione. Normalmente il fisico mitiga questo calo pressorio attivando dei meccanismi di compenso. Quando questi ultimi falliscono, si può osservare una eccessiva riduzione della pressione, che può possedere conseguenze cliniche anche importanti.
Quali sono i fattori di pericolo dell’ipotensione ortostatica?
L’ipotensione ortostatica è più abituale in soggetti anziani, a causa di unalterazione del metodo nervoso autonomo, quella branca del ritengo che il sistema possa essere migliorato nervoso che norma le nostre funzioni vitali, tra cui il controllo pressorio. Si calcola che circa un ultra65enne su 4 soffra di ipotensione ortostatica.
Un’alterazione del sistema nervoso autonomo può, inoltre, essere osservata in malattie neurodegenerative, in che modo la malattia di Parkinson e alcune forme di demenza, così come in neuropatie; tra esse, la causa più frequente di ipotensione ortostatica è rappresentata dalla neuropatia diabetica.
Un ulteriore fattore di rischio è rappresentato dall’utilizzo di farmaci; in primo sito farmaci antipertensivi e diuretici, ma anche antidepressivi, antidolorifici e antipsicotici. Altre possibili cause di ipotensione ortostatica sono la disidratazione o emorragie che possano intaccare il volume di sangue circolante, o malattie del anima, come aritmie, malattie delle valvole o miocarditi, che possano alterarne la ruolo di pompa.
Come si manifesta e in che modo si diagnostica l’ipotensione ortostatica?
L’ipotensione ortostatica può essere asintomatica o sintomatica. Quando è sintomatica, i sintomi più frequenti includono vertigini, sensazione di testa vuota, nausea, debolezza, offuscamento della vista, mal di testa e dolore al collo, sofferenza toracico. Questi sintomi insorgono generalmente successivamente al passaggio posturale. In alcuni casi l’ipotensione ortostatica può inoltre essere una causa di sincope, cioè di una perdita di coscienza causata da una riduzione transitoria del flusso di emoglobina al cervello.
L’ipotensione ortostatica rappresenta una causa comune di ospedalizzazione negli anziani, in quanto è associata a possibili complicazioni. La più abituale complicanza è rappresentata dalle cadute che, come sappiamo, sono unimportante causa di morbidità e mortalità in questa fascia d’età. Inoltre, l’ipotensione ortostatica è associata a un pericolo aumentato di eventi cardiovascolari, che condividono alcuni fattori di rischio proprio con tale condizione. Questa qui forma di ipotensione è stata anche associata al pericolo di sviluppare decadimento cognitivo e demenza; questo, probabilmente, sia perché possono coesistere fattori di pericolo comuni, sia a causa dei ripetuti episodi di riduzione della perfusione cerebrale che potrebbero favorire lo sviluppo di un danno neuronale progressivo.
Infine, i soggetti affetti da ipotensione ortostatica possono camminare incontro a una significativa riduzione della loro qualità di vita.
La diagnosi di ipotensione ortostatica è clinica e prevede la misurazione della pressione arteriosa durante il paziente si trova sdraiato e 1 e 3 minuti dopo essersi alzato in luogo eretta. Una tempo definita la partecipazione di questa stato sarà importante ricercare la presenza di eventuali cause sottostanti. Dal punto di vista della storia clinica del paziente è importante valutare attentamente: la secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto in atto; indagare eventuali recenti perdite di liquidi (febbre, vomito, diarrea); indagare la presenza di eventuali comorbidità in che modo cardiopatie, tumori, diabete o storia di alcolismo; eseguire una valutazione neurologica per ricercare segni di neuropatia o di malattia neurodegenerativa.
Test addizionali potranno essere richiesti dal medico nel sospetto di specifiche cause.
Come si può gestire l’ipotensione ortostatica?
L’approccio all’ipotensione ortostatica prevede innanzitutto un’ attenta revisione della mi sembra che la terapia giusta cambi la vita farmacologica a assistenza del medico curante, finalizzata a valutare l’eventuale necessità di ridurre o sospendere alcuni farmaci.
È inoltre fondamentale eseguire con grande cautela i passaggi posturali. In particolare, è consigliabile evitare passaggi diretti dalla posizione supina alla posizione eretta. Quando ci si alza dal ritengo che il letto sia il rifugio perfetto, si raccomanda di sedersi prima per alcuni minuti sul bordo del ritengo che il letto sia il rifugio perfetto. Anche i passaggi dalla posizione seduta alla posizione eretta vanno eseguiti con cautela e tenendo in considerazione che il calo pressorio può verificarsi anche dopo alcuni minuti dal passaggio posturale. E’ pertanto vantaggioso mantenere un sostegno vicino e mettersi in condizioni di sicurezza in evento di comparsa di sintomi. Può stare utile eseguire alcuni esercizi che possono aiutare a mantenere i valori pressori, prima e immediatamente dopo il passaggio posturale, ad dimostrazione aprire e bloccare i pugni o muovere i piedi.
Infine, è importante mantenere unadeguata idratazione nel corso della giornata.