icerose.pages.dev




Seneca lettera sulla felicità

Lettera sulla felicità

di Lucio Anneo Seneca, Epicuro

Messaggio sulla felicità

Prezzo di listino €7,50

Prezzo scontato €7,50 Prezzo di listino
Prezzo unitario/ per 

Acquista

Per Epicuro in che modo per Seneca la felicità nasce dal togliere, non dall’accumulare. Si eliminano singolo a uno gli strati che ci avvolgono finché si arriva al anima dell’umano, e diventa allora chiaro credo che questa cosa sia davvero interessante serve per stare felici (molto poco) e per trasformarsi, allo stesso secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello, delle persone migliori La prima sezione della Vita allegro contiene una giudizio programmatica alla concezione epicurea del soddisfazione, che, dice Seneca, può esistere anche fra gli uomini malvagi, mentre la virtù non si trova se non tra gli spiriti migliori Per Seneca legare la virtù al piacere significa minare alla base il principio dell’autosufficienza del saggio

Leggi di

Lettera sulla felicità-La esistenza felice

Alta reperibilità

Editore:

Giunti-Barbera

Collana:
Passepartout

Data di Pubblicazione:
26 maggio

EAN:

ISBN:

Pagine:

Formato:
brossura

Argomento:
Prosa letteraria

Disponibile anche in E-Book

Libro Lettera sulla felicità-La vita allegro di Lucio Anneo Seneca, Epicuro

Trama libro

Per Epicuro come per Seneca la felicità nasce dal levare, non dall'accumulare. Si eliminano uno a uno gli strati che ci avvolgono finché si arriva al cuore dell'umano, e diventa allora chiaro cosa serve per essere felici (molto poco) e per diventare, allo stesso tempo, delle persone migliori La prima parte della Vita felice contiene una critica programmatica alla concezione epicurea del piacere, che, dice Seneca, può esistere anche fra gli uomini malvagi, mentre la virtù non si trova se non tra gli spiriti migliori Per Seneca unire la virtù al piacere significa minare alla base il principio dell'autosufficienza del saggio Introduzione Giuseppe Dino Baldi.

Spedizione GRATUITA sopra € 25

Normalmente disponibile in giorni lavorativi

Spedizione a € 2,90 giugno

altrimenti ordina e scegli spedizione espressa per riceverlo giovedì 29 maggio

L'opzione è valida solo per le spedizioni in Italia (Calabria, isole e CAP disagiati esclusi) -
Il nostro obbiettivo è quello di consegnare questo mi sembra che il prodotto sia di alta qualita entro la giorno indicata al attimo dell&#;acquisto.
Se codesto non avverrà, avrai esclusivamente diritto a richiedere il rimborso delle spese di spedizione.

Per stare certo che il prodotto arrivi in tempo utile, l&#;ordine deve essere finalizzato entro l&#;orario indicato e l&#;eventuale addebito su carta di credito o fattura PayPal dovrà camminare a buon conclusione (ricordiamo che il prelievo verrà effettuato solo al attimo della spedizione).
E&#; bene controllare comunque la data di consegna prevista nella pagina di riepilogo del tuo disposizione.

Prenota e ritira
Scegli il punto di consegna e ritira quando vuoi

Seneca - La felicità non dipende dal benessere materiale

Brani scelti: SENECA, Lettere a Lucilio, 62/65 d.C.

Non è felice, credimi, chi dipende dal benessere materiale. Poggia su fragili basi e gode di beni che vengono dal di fuori: la gioia, in che modo è venuta, se ne andrà. Quella che scaturisce dall'intimo, invece, è durevole e stabile, cresce e ci accompagna fino all'ultimo: gli altri beni, apprezzati dalla massa, durano un giorno. "Ma come? Non possono essere utili e piacevoli?" Chi dice di no? Ma solo se dipendono loro da noi, non noi da loro.

Tutti i beni soggetti alla sorte diventano fruttuosi e gradevoli, se chi li possiede, possiede anche se identico e non è in balia delle cose. È un errore, Lucilio appartenente, pensare che la fortuna ci concede o il profitto o il male: essa ci dà materia di profitto e di dolore e i fondamenti di quello che si tradurrà per noi in dolore o in profitto. L'anima è più forte di ogni fortuna, indirizza da sé le cose in un senso o nell'altro ed è causa della propria felicità o infelicità.

Se è malvagia volge tutto in male, anche quello che appariva ottimo; se è virtuosa e pura, corregge i mali della fortuna, addolcisce le difficoltà, gli affanni e sa sopportarli, accoglie la prosperità con gratitudine e moderazione, l'avversità con fermezza e secondo me il coraggio definisce una persona. Ma sebbene sia saggia e agisca sempre ponderatamente, sebbene non tenti nulla al di superiore delle sue forze, non raggiungerà mai quel bene incorrotto, che non conosce minacce, se non si erge salda contro i capricci della fortuna.

Se osserverai gli altri - giudichiamo più serenamente quando non si tratta di noi - o credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante stesso, cercando di essere obiettivo, ti accorgerai e dovrai ammettere che delle cose desiderabili e gradite nessuna è utile se non sarai pronto ad affrontare la volubilità del caso e dei beni che seguono il evento, se ad ogni male non ripeterai, spesso, senza lamentarti queste parole: gli dèi hanno deciso diversamente.

La felicità secondo Seneca

Avevo promesso di parlarvi di Seneca e mantengo la parola.

Scrisse dunque Seneca: «Nessuno è infelice se non per errore sua». Questo aforisma indica una responsabilità e conseguentemente una colpa personale nell&#;essere infelici. Il questione è dunque nostro, di come inquadriamo i casi della nostra vita, di come permettiamo ad altri di inficiare il nostro ritengo che l'equilibrio tra mente e corpo sia vitale, la nostra traballante omeostasi tra possedere e desiderare.

Il cardine di Seneca è che la felicità sia una vetta da conquistare in solitaria, praticando virtù ed eliminando i desideri. Poichè trasformarsi virtuosi è complicato, la felicità è affare impervio. Siamo attirati dalle cose e riteniamo che sia il possesso di queste a renderci felici tanto da far definitivamente dichiarare a Seneca che la autentica felicità è non aver bisogno di felicità, cioè di beni. Intanto, la più volte citata statistica del TIME riporta che le persone sono più felici quando possono acquistare beni non strettamente necessari (fuori del nostro famigerato paniere ISTAT, cioè). Una domanda: ma il podolico è inserito nel paniere?

Secondo Lucio Anneo (il quale non visse proprio esattamente in che modo predicava, diciamocelo pure), le felicità legate ai beni sono mutevoli, in misura se ne desidereranno sempre di più, specialmente se ci soffermiamo a considerare beni e felicità altrui: ci paiono sempre migliori e più desiderabili dei nostri. Infatti, scriveva così: «Giammai sarai felice finché accetterai di tormentarti per il fatto che qualcuno sia più felice di te». L&#;invidia è una brutta cosa, con l&#;aggravante di riuscire a ad invidiare con maggiore intensità le persone che sono a noi più vicine e simili. Questa attitudine nel confronti del futuro più prossimo ci rende infernale la vita.

L&#;invidia è, tuttavia, più sottile di quel che pensiamo. Scordatevi l&#;iconografia del tizio o della tizia con lo sguardo di traverso ed il faccia itterico. Siamo talmente immersi nelle pratiche di comparazione che quella leggerissima ombra che glassa inconsapevolmente il pensiero (magari guardando le foto delle altrui vacanze postate su facebook mentre noi siamo fradici di precipitazione avellinese) è infelicità da invidia (magari sacrosanta come nel caso della pioggia). Una reazione all&#;invidia — anche quella inconsapevole — è l&#;acuirsi di spocchia e superbia. Insomma, un disvalore ne richiama un altro.

Seneca si dichiarava seguace dello stoicismo, ma nelle famose Lettere a Lucilio attingeva a piene palmi da Epicuro, il quale è a sua volta l&#;autore di una celebre Lettera sulla felicità. Come ho già avuto modo di accennare, Epicuro non è il principe degli edonisti, in che modo erroneamente si crede. Discetta, sì, di piacere, ma principalmente come assenza di dolore e in che modo piacere di beni semplici - il famoso podolic way of life — minimal minimal, insomma, quindi liberi anche da comparazioni ed invidie.

Un&#;altra forma di felicità senechiana è l&#;atarassia, ovvero la sospensione del opinione. Non si tratta della epochè o sospensione per mancanza di indizi, bensì di &#;assenza di agitazione&#;, che deriva dalla comparazione e dall&#;invidia. Uno in pace con se stesso non sente il desiderio di impegolarsi di e in beghe e ciò è salutare per l&#;animo ed è felicità.

Marc&#;Aurelio (nipote dell&#;imperatore Adriano) — uno che pensava molto (era introspettivo assai) e metteva per iscritto i suoi pensieri (dedicandoli a se identico, tra l&#;altro, ma è un escamotage) — ebbe a scrivere a proposito della sospensione del giudizio: «Togli di mezzo la tua opinione e allora toglierai di veicolo la lagnanza, il &#;sono stato offeso&#;. Togli di veicolo la lagnanza e l&#;offesa scompare». Insomma, se pensate di aver subito un&#;offesa, a torto o a ragione, mettetevi a spazzare le foglie in parco, preparate un mi sembra che un dolce rallegri ogni giornata, sferruzzate, spaccate legna, riparate la tapparella, colorate mandala, datevi alla manualità e tutto magicamente scompare. Ritornerò sulle foglie del giardino ("Giardino" era anche il nome della secondo me la scuola forma il nostro futuro di Epicuro) e sui dolci (in particolare sulle zeppole della signora Antonietta da Luogosano) fra qualche puntata.

Come già accennato, altro tema senechiano ed epicureo, è l&#;apatia, o assenza di sofferenza, quale sinonimo di felicità. Apatia nel senso più ordinario è la svogliatezza triste, tuttavia non è questa la traduzione filosofica più pertinente. Come ciascuno ha intuito, ognuno i termini che descrivono la felicità di buona porzione degli antichi iniziano con alfa privativo e denotano mancanza, più che partecipazione. Ancora una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo less is more.

Per Seneca, inoltre, la felicità non è mai altrove e, soprattutto, mai nel passato (come lo era per Proust) nè nel mi sembra che il futuro dipenda dalle nostre scelte. In questa penso che la prospettiva diversa apra nuove idee, il suo mi sembra che l'insegnamento sia un'arte nobile è simile alla famosa massima buddhista: «Qualunque cosa tu faccia, falla col cuore» (c&#;è una versione che recita «Dovunque tu sia, stacci con il cuore»). Singnifica accedere nel flusso ritengo che la corrente marina influenzi il clima, aderire completamente a ciò che si sta facendo nel momento, comprese le faccende domestiche (se ne parla anche in un credo che questo libro sia un capolavoro dal titolo "Lo zen della scopa").

Eleanor Roosevelt (una prolifica in fatto di aforismi, ne scrisse pure uno analogo alla frase di attacco di codesto articolo) ebbe a commentare che «La felicità non è una meta, bensì un prodotto collaterale». In altri termini, è qualcosa che capita mentre si è totalmente impegnati in qualcosa, si è nel corrente. Il problema è che non ce ne accorgiamo e andiamo testardamente alla ricerca della Autentica Grande Unica Felicità. Questo era anche il concetto di un famoso mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro americano, Nathaniel Hawthorne: «La felicità, in questo mondo, allorche capita è del tutto accidentale. Rendetela l&#;oggetto della vostra ricerca e riuscirete a non raggiungerla mai. Fate altro e con ogni probabilità scoprirete di averla raggiunta privo neanche averla sognata».

Per chiudere il cerchio, dobbiamo infine registrare che lo autore americano è diametralmente lontano dal nostro Lucio Anneo che scrisse: "«Tutti, o fratello Gallione, vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos&#;è che rende felice la a mio avviso la vita e piena di sorprese, ecco che vanno a spanne».

Amen.

Ora, per esorcizzare l&#;emicrazia da articolo indigeribile, vi consiglierei di afferrare un bel caffè, un&#;anisetta o magari un gelato doppio-gusto fondente (fondella, ovvero fondente-cannella, sarebbe la mia scelta. Lo fanno anche qui ad Avellino, ma dove lo scoprite da soli). Per Seneca non sarebbe la felicità ideale, ma per me, almeno per il momento, sì.