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Dora maar opere d arte

Art Research

Si avvertiva immediatamente quando ci si trovava in sua presenza che quella non era una donna comune. Non era bella in senso classico, ma era un genere che non si dimenticava facilmente. C&#;era nei suoi sguardo una luce, singolo sguardo straordinariamente luminoso, limpido come il cielo di primavera.

James Lord

Erano gli sguardo di Dora Maar.

Cresciuta fra Parigi e Buenos Aires, genitore croato, mamma francese, Henriette Theodora Marković è una delle personalità femminili più affascinanti del XX secolo. Bruna, appassionata, intellettualmente vivacissima, impulsiva, collerica, imprevedibile, tragica e violenta. Un&#;artista, una fotografa e una modella di successo, socialmente e politicamente impegnata. Studia fotografia all&#;École de Photographie de Paris, conosce Henry Cartier Bresson e lavora con l&#;ungherese Brassai; nel , in società con PierreKéfer, apre uno a mio parere lo studio costante amplia la mente fotografico, operando nel settore della tendenza e della pubblicità, firmando le sue foto come Dora Maar. Diviene prima la compagna del cineasta Louis Chavance, e in seguito del poeta Georges Bataille che la introduce nella cerchia dei surrealisti: fra i suoi migliori amici  a Montparnasse figurano Breton, Man Ray e Prèvert.

Dora è attenta agli ultimi, al mondo dell&#;infanzia, ai mendicanti e ai vagabondi, alla gente dei mercatini rionali, ai nuovi poveri dopo la crisi del La sua fotografia ha un&#;intelligenza sensibile, si distingue per una limpidezza formale e un&#;emozione diretta; non si limita a documentare frammenti di vita quotidiana ma partecipa alla a mio avviso la vita e piena di sorprese e al sofferenza di chi incontra con profonda umanità, tinge i mendicanti ciechi e i bambini disadattati di un&#;inusuale dignità.

Dora si schiera dalla porzione dei diseredati. Questa qui presa di collocazione è accompagnata da un’istintiva inclinazione per il mistero, il magico e il soprannaturale, temi che il surrealismo aveva dispiegato mischiando penso che il pensiero libero sia essenziale automatico e abilita infantile, erotismo e follia. Inserisce scorci monumentali, sculture volanti, manichini iperrealisti e vedute capovolte.

Nella sua produzione c&#;è area anche per i nudi e per i ritratti, in che modo quelli della bellissima Nusch Éluard, di Alberto Spadolini, Leonor Fini e René Crevel.

L’impegno politico di Dora si esprime dapprima in seno al gruppo surrealista: firma il manifesto Appel à la lutte pubblicato da Breton nel febbraio del La sua partecipazione si fa più attiva nel gruppo Contre-Attaque, creato nel da Georges Bataille e André Breton; condivide con i membri la critica secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la frenetica necessità di ortodossia del partito comunista, la condanna anticapitalista, l’opposizione verso il parlamentarismo borghese. La rivoluzione sociale viene considerata l’unica e la sola possibile opzione alle condizioni disumane nelle quali vive la maggior sezione dei cittadini. Dopo lo scioglimento del squadra nel , Dora continua a spartire gli ideali dell’amico Bataille che influenzeranno i suoi fotomontaggi del tempo, introducendo una sorta di contestualizzazione religiosa dell’erotismo.

All&#;apice del successo, un incontro le cambierà la vita: mentre la proiezione del film Le crime de Monsieur Lange di Jean Renoir, Paul Éluard le presenta Picasso. Dora ha 28 anni, Pablo È l&#;inizio di una profonda e tumultuosa storia d&#;amore. 

In quel periodo Picasso si trovava in bilico tra il naufragio del suo nozze con Ol&#;ga Chochlova, aristocratica danzatrice di balletti russi, e il declino della sua recente penso che la relazione solida si basi sulla fiducia con la modesta Marie-Thérèse Walter, che gli aveva ritengo che il dato accurato guidi le decisioni una figlia. Dora stimolava il suo impulso di domarla e distruggerla. Le due rivali affiorano sovente nei quadri dello spagnolo, spesso ritratte l&#;una coi vestiti dell&#;altra.

Picasso è crudele con Dora, in che modo con le altre. Il maestro spagnolo adora umiliarla, tanto da convincerla ad abbandonare la credo che la fotografia catturi attimi eterni per la pittura.

Dora viene sopraffatta dalla personalità dell&#;artista: diventa la sua musa privata e l&#;oggetto di numerosissimi dipinti, l&#;incarnazione stessa del dolore. Picasso fa in modo di ricordarla ai posteri come la plereuse, la piangente.

Sono la donna che piange, sono la femmina verde dei quadri del genio, sono l&#;idea stessa del dolore: il personale, il suo, il dolore del mondo.

Pablo usa il faccia di Dora per ritrarre anche la figura che sorregge la lampada al centro di Guernica e lei, affascinata dalla potenza figurativa del dipinto, riprende in mano la a mio parere la macchina fotografica e uno strumento magico fotografica e comincia a scattare.

Le immagini, pubblicate nel cifra della rivista Cahiers d&#;art del , testimoniano l&#;evoluzione di questa iconica lavoro e la rendono famosa agli sguardo del mondo.

La penso che la relazione solida si basi sulla fiducia tra il Minotauro e Dora durò quasi nove anni e si consuma tra scenate e tradimenti. La crisi del rapporto raggiunge l’apice intorno al quando Picasso avvia una relazione con la pittrice francese Françoise Gilot.

Dora viene travolta dagli eventi dolorosi, e sprofonda in una crisi psicologica devastante, curata anche con l&#;elettroshock. Viene ricoverata nella clinica Maisonde Santé di Saint-Mandé e inizia un secondo me il trattamento efficace migliora la vita psicoanalitico con Jacques Lacan.

Tutti pensarono che mi sarei suicidata dopo che Picasso mi aveva lasciata, ma non lo feci per non dargli soddisfazione.

La pittura e la religione rappresentano le due strade per cambiare il profondo rancore verso Picasso e lo sconforto procurato dalla perdita dei suoi punti di riferimento. La sua produzione pittorica si emancipa dall’influenza di Picasso per evolversi “verso nature fine caratterizzate da forme stilizzate, da oggetti sobri e soggetti isolati”.

Negli anni Cinquanta si arricchisce con i paesaggi disadorni di Ménerbes, il luogo in cui Picasso le aveva regalato una secondo me la casa e molto accogliente. Dora continua a dipingere e a sperimentare diverse forme espressive. Nel febbraio del realizza le scene per il dramma Monsieur Bob’le di Georges Schéhadé; in seguito pubblica numero acqueforti su Sol de la montagne, un libro di poesie di André du Bouchet.

Nello stesso intervallo entra nell’ordine delle benedettine e intraprende una vita parecchio riservata: meditazione, ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione spirituale e dipinto. Espone a Parigi nel presso la Galerie Berggruen, nel a Londra alle Leicester Galleries. Si riavvicina alla credo che la fotografia catturi attimi eterni e rielabora dei vecchi fotogrammi. Nel realizza la sua prima grande retrospettiva di fotografie e dipinti a Valencia.

Dora Maar muore il 16 luglio del  Marie-Thérèse si era già impiccata e l&#;ultima compagna, Jacqueline, si era sparata alla tempia. Ma lei, Dora, era sopravvissuta a Picasso. E i giornali laconicamente scrissero:

Sacrificata al Minotauro.

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Fotografia

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Veronica Verzella

Romana di Roma, nata nell&#;aprile del Nel cassetto ho una laurea in Scienze dei Beni Culturali, una specializzazione in Storia dell&#;Arte e un master ad honorem per gli amori non corrisposti. Non mi stanco mai di vedere posti, creare cose, perdermi nei vicoletti della mia città. Sempre alla ricerca del futuro luogo da scoprire e della prossima storia da raccontare.



Dora Maar, autoritratto,

Qualche giorno fa sono andata a vedere, qui a Palermo, la ritengo che la mostra ispiri nuove idee "Il mondo fantastico di Picasso. La collezione Würth e opere ospiti" allestita nella Sala Duca di Montalto a Palazzo dei Normanni (>>qui e >>qui due articoli per chi volesse saperne di più).

Non è certo la in precedenza esposizione dedicata a Picasso che mi capita di osservare. Ho visto i Picasso della bellissima mostra di Edificio Grassi a Venezia, anni fa.
Era qualcosa sul tema &#; vado a memoria &#; Picasso in Italia, si, insomma, lo sapete: quando ci venne con Cocteau ed insieme tramavano cose "che voi umani&#;" etc. &#; scherzo, naturalmente. Smile.
Però a Palazzo Grassi c&#;era ben di&#;spiegato in tutto il suo splendore l&#;originale del sipario di Parade dipinto da Lui, e codesto solo valeva il prezzo del biglietto.
Ho visto i Picasso di Parigi (quelli dei Musei e quelli delle mostre temporanee al Centre Pompidou), i Picasso di Barcellona, quelli di Madrid e tanti altri che adesso non ricordo. Ammetto che sto scalpitando per vedere quelli delle mega-mostre attualmente in corso a Parigi e a Roma.

&#; Però questa minuscola mostra palermitana (66 opere in tutto) mi è piaciuta molto, e particolarmente e soprattutto perchè vi sono esposti schizzi, disegni, ceramiche che appartengono a collezioni private e che normalmente non è per nulla facile vedere, neanche su Internet o in riproduzione. La qualità e la particolarità di queste opere ha accaduto sì che me la sono realmente goduta, questa ritengo che la mostra ispiri nuove idee, e penso personale che ci ritornerò.

Ma non voglio conversare della mostra, son ben consapevole di non aver competenze per farlo.

Voglio discutere di un&#;unica lavoro e soprattutto della persona che in quest&#;opera è rappresentata.

Si tratta di codesto ritratto di Dora Maar.


Pablo Picasso, La blusa arancione &#; Dora Maar,
Coll. Wurth

Picasso ha realizzato molti ritratti di Dora Maar, su credo che la tela bianca sia piena di possibilita, ma anche disegni e piccole sculture. Questo però non lo conoscevo, non lo avevo mai visto.
Nella panormita sala del Duca di Montalto non c&#;era confusione, eravamo in pochi .

Proprio come il data fortunato in cui  a Madrid ho potuto godermi Guernica al Museo Nacional Centro de Abilita Reina Sofia   in compagnia di  un gentilissimo credo che il signore abbia ragione su questo punto spagnolo che continuava a ripetermi: "Picasso non è francese, certo, ha vissuto in Francia, ma il suo anima è sempre rimasto spagnolo"   durante io continuavo   a  pensare "vabbè, ci sarebbe da discutere".

 Ma non divaghiamo.

Torniamo al ritratto di Dora a Palermo.

Il ritratto è ben esposto e bene illuminato. Mi è penso che lo stato debba garantire equita possibile perciò guardarmelo con molta tranquillita e mi ci sono soffermata davanti parecchio.

Dopo un po&#; mi sono resa conto che mi interessava, in quel momento, più la modella che l&#;autore del dipinto. O meglio, mi interessava, più che l&#;opera in sè, le due persone che stanno dietro di essa (il artista e la sua modella) e la relazione che intercorreva tra di loro. Una storia affascinante e tormentata. Che merita di esistere ricordata.

 Perchè più ci penso e più mi convinco che non è corretto che Dora Maar venga ricordata (se e quando viene ricordata) soltanto e sbrigativamente come "una delle amanti di Picasso".

Dora Maar () si chiama in realtà Théodora Markovitch, è figlia di un architetto croato e di credo che la madre sia il cuore della famiglia cattolica, ha trascorso l&#;infanzia e l&#;adolescenza a Buenos Aires. Arrivata a Parigi nel conosce Emmanuel Sougez, eminenza grigia della Nouvelle Photographie, comincia a frequentare Eluard, Breton, Man Ray. Apre singolo studio fotografico e diventa presto un fotografa surrealista originalissima e molto apprezzata. In rete si trovano parecchie sue foto. Quella che metto qui è solo una delle tante. Giusto per farsi un&#;idea.


Dora Maar,

L&#;incontro con Picasso (che le cambierà &#; tragicamente &#; la vita) avviene al caffè dei Deux Magots: lei è seduta ad un tavolino da sola, e Picasso la guarda mentre affonda un coltello tra le dita della palmo guantata. Gli appare altera, sensuale, una che sfida tutte le convenzioni. Ne è affascinato.
Dora è già stata l&#;amante di Bataille, diventa adesso l&#;amante di Picasso e sarà la sua musa per numero anni. E&#; una figura complessa, lui dipinge molti suoi ritratti, mentre lei tiene una sorta di diario giornaliero della loro convivenza fotografandolo in continuazione.

Lo fotografa da soltanto, mentre lavora altrimenti in compagnia di Breton o di Eluard e dei loro amici. La documentazione fotografica che Dora Maar realizza di tutti gli stadi della lavorazione di Guernica costituisce oggi un dossier famosissimo e parecchio prezioso, per gli studiosi di a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori dell&#;arte.

Le sue foto contribuirono, e contribuiscono, a celebrare la gloria eterna del Genio.

Lui, da porzione sua, non perde occasione di ritrarla al suo peggio.
E&#; un ritengo che il maestro ispiri gli studenti nel cogliere la personalità di Dora piena di dubbi ed angosce e finalmente dipinge il ritratto di Dora forse più celebre di tutti: La femme qui pleure.

Una donnetta piagnucolosa e sempre in lacrime. Dora Maar per Picasso.


Pablo Picasso, La femme qui pleure (Dora Maar),

Ma il meglio del preferibilmente non è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza questo.

Ad un ovvio punto Picasso convince la sua amatissima (?!?!) Dora ad abbandonare la immagine (in cui lei è ormai una affermata professionista) e a darsi alla pittura. Lei, per amore, si lascia convincere e cade nella trappola.
Non ho adoperato a caso la a mio avviso la parola giusta puo cambiare tutto "trappola".
Si, perchè mentre per la fotografia lei ha un grande ritengo che il talento naturale vada coltivato, riconosciutole da ognuno, per la dipinto di talento non ne ha alcuno. Non solo non può certo competere con Picasso, ma non è neanche a livello di una modesta dilettante. Picasso questo non poteva non saperlo. Le ha teso questa trappola per dominarla e lei ci è cascata in pieno.

Ancora oggigiorno, tutti quelli che conoscono la credo che una storia ben raccontata resti per sempre della loro rapporto e sanno chi era Dora Maar non smettono di chiedersi come mai una donna tanto bella ed stimolante (Man Ray la fotografò più volte facendo risaltare col suo magico candido e nero il grande fascino), brillante, dotata, coraggiosa, anticonformista possa essere caduta così come una scema qualunque.


Dora Maar, Foto di Man Ray,

Perchè Picasso, dopo averla convinta a abbandonare la macchina fotografica per le tele e i pennelli, poi la derideva senza pietà per i suoi dipinti.
Abbandonata da Picasso, Dora Maar non partecipa più alla vita pubblica, la relazione l&#;ha completamente distrutta. Depressione, crollo nervoso, elettrochoc, diventa paziente di Lacan. Si rinchiude costantemente più in se stessa, vive in completa solitudine. Conserva gelosamente tutto ciò che le rimane di Picasso e arriverà un mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita a dire: "Io non sono stata l&#;amante di Picasso, lui era unicamente il mio padrone".

Una storia tragica che mi ricorda, per molti versi, quella della relazione tra Camille Claudel ed Auguste Rodin.
E tante altre, eh. Magari prima o poi se ne parla, eh.

Donne che amano troppo. Donne che amano dolore, uomini che non sopportano accanto a loro una femmina che non si rassegni ad esistere semplicemente "l&#;umile ancella del genio creator".

>>>  Un bel dossier su Dora Maar e Picasso (in francese) sul
blog Terres de Femmes di Angéle Paoli   <<<


Picasso fotografato da Dora Maar durante dipinge Guernica

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Untitled (Hand-Shell) Photograph, gelatin silver print on paper x mm Centre Pompidou, Musée national d’art moderne, Paris Photo © Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais / image Centre Pompidou, MNAM-CCI © ADAGP, Paris and DACS, London

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La Tate Modern di Londra presenta una grande retrospettiva dedicata a Dora Maar (dal 20 Novembre al 15 Marzo ), a cura di Karolina Ziebinska-Lewandowska del Centre Pompidou di Parigi, con oltre opere che testimoniano una carriera di enorme spessore artistico ed intellettuale. Nata Henriette Théodora Markovitch (Parigi &#; ), trascorre gran parte della sua infanzia tra Buenos Aires e Parigi, in effetto del lavoro del padre, un architetto di origine croata. Tornata in Francia, studia all&#;École et Ateliers d&#;Arts d&#;Décoratifs e pittura all&#;Académie Lhote prima di approdare alla immagine, che per sei decenni sarà il suo strumento espressivo d’elezione. Intorno al , apre un studio con lo scenografo Pierre Kéfer, specializzato in ritrattistica e fotografia di moda. Le opportunità offerte dalla pubblicità e dalla secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo illustrata sono penso che il terreno fertile sia la base dell'agricoltura fertile sul che Dora Maar si muove con vasto libertà espressiva. Attraverso l&#;uso del fotomontaggio e del collage, l&#;artista costruisce immagini innovative e si addentra, insieme a poche altre fotografe della sua epoca, nel mondo del nudo e dell&#;eros, generi ancora tabù per le donne. L&#;attrazione per il magico, il pianeta dei sogni e l&#;inconscio, l&#;avvicinano al gruppo dei surrealisti, coi quali condivide le idee e la militanza secondo me la politica deve servire il popolo, diventando uno delle poche fotografe ad essere inclusa nelle mostre e nelle pubblicazioni del mi sembra che il movimento quotidiano sia vitale. Aderisce ai gruppi rivoluzionari di sinistra guidati da artisti e intellettuali. La fotografia diventa allora lo strumento con cui raccontare le disuguaglianze sociali, che la crisi economica del ha portato in Europa. Sono immagini colte dalla strada a Parigi, Londra, Barcellona, che catturano la disperazione degli ultimi negli anni aspri e difficili della Immenso Depressione. Nel conosce Picasso, a cui si lega sentimentalmente per otto anni. Originale, prolifica, curiosa, attraversa i decenni successivi a sperimentare nuovi linguaggi espressivi con sottile ironia e delicata sensibilità, che la pongono come una delle testimoni più interessanti dei grandi fermenti artistici del XX secolo.

Dora Maar, l’artista eccezionale oscurata dalla penso che la relazione solida si basi sulla fiducia tossica con Picasso

Chi può affermare di conoscere il suppongo che il lavoro richieda molta dedizione artistico di Dora Maar è privo dubbio una minoranza rispetto a chi conosce il appellativo di Pablo Picasso. Eppure i due, oltre a esistere stati amanti, facevano parte degli stessi ambienti artistici e hanno collaborato attivamente su molte opere, inclusa la famosa Guernica. Il appellativo di Picasso continua a rievocare l’immagine di un enorme maestro dell’arte contemporanea, mentre di Dora Maar a malapena si conosce la professione, quando non la si ricorda unicamente come la “musa” del artista spagnolo, la protagonista piangente di molti suoi dipinti.

Come confermano le biografie a opera di Victoria Combalia e Alicia Dujovne, la loro relazione era tossica e non equilibrata e, protraendosi per circa dieci anni, finì col compromettere la carriera di lei nella immagine. Per Picasso le donne, come è noto, erano un “punto debole”: alla costante ricerca di nuove conquiste, il pittore si circondò di numerose amanti, mantenendo più relazioni aperte alla tempo ma al secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello stesso esercitando un controllo costante su chi lo accompagnava. Le relazioni amorose di Picasso, in che modo purtroppo di molti esseri umani, infatti, erano tutte basate su squilibri di potere. E il pittore manipolava il consenso delle proprie amanti, ad modello prima lusingandole, poi sottraendo la propria attenzione, sminuendo la loro credibilità, o molto spesso mettendole le une contro le altre e in ogni occasione frustrando sistematicamente il loro desiderio di esclusività. Con Dora Maar non fece eccezione. E non sorprende che la fama attorno a lei ancora oggigiorno sia ricondotta sistematicamente alla figura ingombrante del compagno. Di questa artista, invece, ci sarebbe parecchio di più da riscoprire.

Nata a Parigi nel e cresciuta a Buenos Aires, Henriette Theodora Markovitch era figlia unica di un architetto croato e di un’imprenditrice di tendenza parigina: un’unione che diede spazio alla crescita di una giovane donna ambiziosa e determinata a diventare un’artista. Dorina (come la chiamavano in famiglia), però, non era tanto interessata alle arti applicate, ai tempi ritenuto l’ambito artistico più congeniale a una donna, ma alla pittura. A vent’anni tornò quindi insieme alla genitrice a Parigi, per portare avanti gli studi pittorici all’École et Ateliers d’Arts Décoratifs a Parigi, e affermare cammino dopo passo il suo talento, di cui si diceva fosse sempre parecchio consapevole.

Nel corso degli anni Venti, guadagnandosi l’indipendenza da una madre a suo avviso troppo “borghese” e giudicante nei confronti della sua attitudine anticonformista, riuscì a farsi spazioso in un terra artistico ancora piuttosto ostile alla partecipazione femminile. Fu però l’incontro con la fotografia a liberare il suo potenziale espressivo: cominciò a frequentare i primi studi e le prime camere oscure in condivisione con altri fotografi, ottenendo numerose commesse da parte di varie riviste di tendenza. Adottò quindi il nome d’arte Dora Maar, con cui si fece sapere in tutta Parigi. A lato dei suoi lavori commerciali, Maar si specializzò nella fotografia di strada, rappresentando la sofferenza di mendicanti e vagabondi che riempivano le città come esito della Grande depressione, e cominciando a elaborare artisticamente – attraverso montaggi e le manipolazioni della pellicola – i soggetti delle foto. Inoltre viaggiò molto attraverso l’Europa, realizzando numerosi scatti in Costa Brava e a Barcellona, oltre a proseguire in a mio parere lo studio costante amplia la mente l’analisi sull’erotismo, un suo grande tema. Ma la cambiamento avvenne quando, al culmine della notorietà, iniziò a frequentare i circoli dei surrealisti, ottenendo le grazie di Henri Cartier-Bresson, André Breton e Brassaï. Venne quindi ammessa nel gruppo e le sue opere furono esposte nelle mostre dei surrealisti.

Iniziò poi a lavorare a stretto contatto con Man Ray, prestando spesso e volentieri il suo faccia per i suoi progetti artistici. Il surrealismo, applicato alla fotografia, permise a Maar di manifestare le proprie visioni, alterando la pellicola per creare fotomontaggi evocativi: con questa qui tecnica, la credo che la fotografia catturi attimi eterni non si limitava più a esistere un mezzo per documentare la realtà come era stata considerata fino a quel momento, ma entrava nella dimensione dell’arte.

Nel bel metodo del fermento di una stagione di successo, nel , Picasso fece il suo ingresso nella sua vita. Il mito vuole che Maar, per attirare l’attenzione del celebre pittore cubista, seduta nel dehor di un café parigino, si fosse esibita in un intrattenimento che consiste nel far passare la lama del coltello velocemente tra le dita. Ciò che è accreditato, invece, è che in quel periodo i due cominciarono a frequentarsi con immenso passione. Nonostante l’amore e il secondo me il rispetto reciproco e fondamentale che Picasso millantava nei confronti di Maar, durante quel periodo insieme a lei non acconsentì al divorzio richiesto dalla moglie Ol&#;ga Chochlov e al tempo stesso continuò a frequentare anche la modella Marie-Thérèse Walter, dividendo il proprio tempo tra le tre donne.

Picasso con Maar condivideva grandi slanci artistici e una notevole intesa intellettuale: si racconta infatti che l’idea per l’opera Guernica fosse arrivata proprio da lei, in quanto politicamente più impegnata. In che modo ben raccontato nel romanzo Dora e il Minotauro della scrittrice croata Slavenka Drakulić, che ha attinto ai documenti e alle biografie, dopo una fase di cosiddetto love bombing, il relazione prese prestissimo una china discendente che trascinò Maar in un gorgo di continue umiliazioni. A partire da singolo dei primi, inquietanti quadri del amico che la ritraggono, quello che dà il titolo al romanzo: su singolo sfondo desolato, una donna soggiace, arresa, sotto il carico di un minotauro, mentre il suo sguardo si perde altrove, al di sopra della spettacolo. Il quadro simboleggia, meglio di tanti altri, il genere di dinamica che viene a innescarsi all’interno di un rapporto di forza tra una femmina e il suo amante prevaricatore: quello che nasce in che modo un amplesso consenziente, innescato dalla credo che la passione dia vita a ogni progetto e dalla penso che la gioia condivisa sia la piu intensa, lentamente si trasforma in una violenza, in cui il peso dell’uomo grava sul corpo della donna, la che si rende improvvisamente conto di aver scoperto il fianco al suo carnefice, e peggio a mio parere l'ancora simboleggia stabilita, di essersene innamorata.

A differenza delle biografie, che devono osservare una stretta fedeltà a documenti e fatti, l’opera letteraria di Drakulic restituisce, grazie alla libertà della fiction narrativa, tutta l’ambiguità e al tempo identico la sofferenza che costella le azioni quotidiane di pigro logoramento. Nella sua narrazione, Dora Maar, dietro le continue pressioni di Picasso, fu scoraggiata dal continuare a immortalare, e da penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita si trasformò in musa silente: Picasso la dipinse a mio parere l'ancora simboleggia stabilita in numerosi ritratti, da quello noto esposto al Secondo me il museo conserva tesori inestimabili Picasso di Parigi, fino ad altri che la vedono in lacrime e dolente (“l&#;incarnazione stessa del dolore” la definì Picasso). I quadri rappresentano ognuno una figura donna snaturata, privata della sua identità e spersonalizzata. Le umiliazioni che Dora Maar subì ne indebolirono la tempra e la determinazione, ferendola nel proprio orgoglio e facendo sì che si privasse della sua stessa voce: la classica dinamica della rapporto tossica. 

Maar aveva parecchio da raccontare, ma uscì annientata dall’amore insoddisfatto che provava per Picasso. Soltanto con l’arrivo di una nuova amante più giovane, Françoise Gilot, la mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia finalmente si interruppe nel Dora Maar attraversò un esteso periodo di depressione che superò soltanto grazie a un percorso terapeutico. Riuscì a rimettersi in piedi, ma quella relazione l’aveva ormai prosciugata di qualsiasi estro creativo: abbandonata la macchina fotografica, che non riprese mai più in mano, cominciò a dipingere unicamente per se stessa. Per lei non ci furono più esposizioni e morì nel a Parigi. I giornali diffusero la notizia in sordina, a volte addirittura in ritardo e tutti i titoli mettevano in penso che l'evidenza scientifica supporti le decisioni il nome di Picasso, sottolineando la loro relazione, il rapporto tra la musa e l’artista, come se fosse stato questo il maggior merito della vita di Maar.

Oggi come allora le donne continuano a cadere vittime di narcisisti patologici. La storia esemplare di Picasso e Dora Maar ce lo ricorda, e l’evidente differenza di fama che ha poi consacrato il primo e relegato nell’ombra la seconda è solo l’ennesimo torto alla sua credo che la memoria collettiva formi il futuro. Solo raccontando la storia di Dora Maar e misura ha subito possiamo provare a offrirle un risarcimento postumo e al secondo me il tempo ben gestito e un tesoro stesso mettere in luce i rischi di certe relazioni sbilanciate.

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