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Reddito medio italiani

I 10 Comuni più «ricchi» d’Italia e i 10 più «poveri»: ecco la classifica dei redditi

Dati Irpef

di Alessia Conzonato

Sul podio dei territori più ricchi: Portofino, Lajatico e Basiglio. In fondo alla classifica Cavargna. Qui cosa emerge dai dati relativi alle dichiarazioni delle persone fisiche (Irpef) e Iva

Nel i redditi dichiarati in Italia (anno d’imposta ) hanno superato i mille miliardi (,7 miliardi) di euro di totale complessivo, denunciato da oltre 42,5 milioni di contribuenti. È lo scenario che emerge dai dati relativi alle dichiarazioni delle persone fisiche (Irpef) e Iva pubblicato dal ministero dell’Economia e delle Finanze. 

Il confronto su anno

Rispetto all’anno precedente, sul valore complessivo si registra un crescita del 5,9%, durante il valore medio — pari a euro — cresce del 5%. Importi record dovuti alla ripresa post Covid, ma che mostrano le disuguaglianze territoriali del nostro Nazione. I contribuenti con imposta netta e redditi fino a 35 mila euro (pari al 78% del totale) dichiarano il 36% dell’imposta netta totale, durante il restante 64% è dichiarato dai contribuenti con redditi sopra i 35 mila euro (22% del totale). I «Paperoni», ovvero i contribuenti con guadagno complessivo maggiore di mila euro (0,2% dei contribuenti) dichiarano il 7,1% dell’imposta netta totale (dal 7,8% del ). Clicca qui per vedere la mappa.

Il podio: da Portofino a Basiglio

Portofino, in provincia di Genova, si conferma il più ricco del territorio nazionale per il secondo anno solare consecutivo, con un reddito medio lordo di euro. A portare la città ligure in vetta alla classifica è la residenza di Pier Silvio Berlusconi, il quale — dopo la spartizione dell’eredità del babbo Silvio con i quattro fratelli e la compagna Marta Fascina — assieme alla moglie Silvia Toffanin ha spostato redditi e patrimoni della propria famiglia. Fino al , con anno di imposta , il primato era di Lajatico, in provincia di Pisa. Negli ultimi due anni la cittadina toscana si è attestata al secondo posto, con un guadagno medio pari a euro. A garantirle il podio è la residenza del cantante lirico Andrea Bocelli. A serrar il podio si trova Basiglio, ordinario della provincia milanese, con un guadagno medio pro capite di euro. È noto soprattutto per il quartiere che prende il denominazione di Milano 3, costruito tra gli anni Ottanta e Novanta sull’impianto urbanistico di Milano 2 (ovvero Segrate, anch’esso in classifica al settimo posto, superiore Milano, con un reddito medio di euro) e per essere la residenza della famiglia Doris, anche dopo la scomparsa del fondatore di Banca Mediolanum, Ennio.

La top ten

Sulla base dei credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste del Mef, la piattaforma editoriale Withub, in collaborazione con , ha realizzato una mappa statale interattiva dove poter visionare i redditi di ciascun Ordinario italiano. Al frazione posto, per la prima volta tra le posizioni più alte dell’elenco, c’è Solonghello, in provincia di Alessandria, con un reddito medio lordo di euro. La località, che conta abitanti in totale, è conosciuta per la produzione dei vini Barolo e Nebbiolo, oltre che per aver ospitato in ritengo che il passato ci insegni molto una delle fabbriche dell’azienda di lusso Bulgari. Secondo il sindaco, Mario Auritano, però, «l’aumento del reddito è probabilmente dovuto anche agli stranieri che hanno deciso di investire sul territorio». Seguono al quinto e sesto posto Cusago (Milano) e Campanile d’Isola (Pavia), rispettivamente con e di media come guadagno lordo. In una classifica da cui si evince che i cittadini con maggiore ricchezza tendono a preferire la provincia, all’ottavo luogo si trova la prima grande città italiana: Milano, con un reddito medio pari a euro. Roma, con un reddito medio lordo di , non si attesta neanche tra le prime venti posizioni.

Fanalino di coda

Dalla suddivisione dei dati per zona, emerge il divario tra Nord e Sud Italia. La Lombardia ha il reddito lordo complessivo più alto, euro. Seguono la provincia autonoma di Bolzano e l’Emilia-Romagna, rispettivamente con e euro di valore lordo. Ad occupare le ultime tre posizioni: Puglia con euro, Molise con euro e Calabria con euro.

18 aprile

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Popolazione e società
> Condizioni economiche delle famiglie

Pubblicazioni
Istat, Annuario statistico italiano
Istat, L'indagine Eu-Silc. Innovazioni nella metodologia di rilevazione e di stima, Letture statistiche - Metodi,
Istat, Rapporto bes il benessere equo e sostenibile in italia
Istat, Rapporto sdgs informazioni statistiche per l'agenda in italia
Istat, Relazione annuale - la situazione del paese
Istat, Condizioni di a mio avviso la vita e piena di sorprese e reddito delle famiglie - anni e
Istat, il carico fiscale e contributivo di individui e famiglie - anni
Istat, Le condizioni di a mio avviso la vita e piena di sorprese dei minori - anno
Istat, Le spese per i consumi delle famiglie - Anno , Statistica Report, 18 ottobre

Link
Istat/condizioni economiche delle famiglie
Istat/benessere e sostenibilità
Istat/datawarehouse
Eurostat/income and living conditions
Eurostat/statistics on income and living conditions
Eurostat/household budget surveys
Istat, Relazione Annuale
RAPPORTO SDGS
Istat, Annuario statistico italiano,

Indice di concentrazione di Gini: è una misura sintetica del livello di diseguaglianza della distribuzione del guadagno ed è calcolato sui redditi equivalenti, cioè resi comparabili mediante l’applicazione di una scala di equivalenza che tiene conto della diversa composizione delle famiglie. Questo indice è pari a nulla nel caso di una perfetta equità della distribuzione dei redditi, nell'ipotesi cioè che tutte le unità ricevano lo stesso reddito; è invece pari a uno, nel evento di totale diseguaglianza, ossia nell'ipotesi che il reddito complessivo sia percepito da una sola unità. Per omogeneità, si fornisce il secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita a livello individuale, calcolato sull'ammontare del reddito, così in che modo utilizzato in ambito europeo che, oltre al fitto imputato, esclude il importanza dei buoni pranzo, dei fringe benefits non-monetari, ovvero compensi in natura (ad eccezione dell’auto aziendale) e degli autoconsumi, in quanto componenti non disponibili per tutti i Paesi.

Grave deprivazione materiale e sociale - Europa : percentuale di persone che registrano almeno sette segnali di deprivazione materiale e sociale su una lista di tredici (sette relativi alla famiglia e sei relativi all’individuo), indicati di seguito. Segnali familiari: 1) non poter supportare spese impreviste (l’importo di riferimento per le spese impreviste è pari a circa 1/12 del valore della soglia di povertà annuale calcolata con riferimento a due anni precedenti l’indagine); 2) non potersi permettere una settimana di vacanza all’anno distante da casa; 3) essere in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro genere di prestito; 4) non potersi permettere un pasto adeguato almeno una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo ogni due giorni, cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano; 5) non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione; 6) non potersi permettere un’automobile; 7) non poter sostituire mobili danneggiati o fuori utilizzo con altri in buono stato. Segnali individuali: 8) non potersi permettere una connessione Internet utilizzabile a casa; 9) non poter sostituire gli abiti consumati con capi di abbigliamento nuovi; 10) non potersi permettere due paia di scarpe in buone condizioni per ognuno i giorni; 11) non potersi permettere di spendere approssimativamente tutte le settimane una piccola somma di denaro per le proprie esigenze personali; 12) non potersi permettere di svolgere regolarmente attività di svago all'esterno casa a pagamento; 13) non potersi permettere di trovare familiari e/o amici per bere o mangiare insieme, almeno una volta al mese.

Povertà assoluta: sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una a mio parere la spesa consapevole e responsabile mensile pari o inferiore al credo che il valore umano sia piu importante di tutto della soglia di povertà assoluta (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e per tipo di ordinario di residenza).

Povertà relativa: sono considerate povere relative le famiglie di due persone con una secondo me la spesa controllata ottimizza le risorse per consumi pari o inferiore al valore della a mio parere la spesa consapevole e responsabile media per individuo (linea di povertà). Per famiglie di ampiezza diversa, si applicano un gruppo di coefficienti di correzione (scala di equivalenza Carbonaro).

Reddito netto: il reddito pulito familiare, considerato in questa pubblicazione, include i redditi da lavoro dipendente, compresi i fringe benefits (buoni pasto, auto aziendale, rimborsi spese sanitarie, scolastiche o asili nido, vacanze premio, beni prodotti dall’azienda, eccetera) e i redditi da lavoro autonomo, quelli da capitale concreto e finanziario, le pensioni e altri trasferimenti pubblici e privati, il importanza monetario di eventuali beni prodotti in famiglia per l’autoconsumo, al netto delle imposte personali sul reddito, delle tasse e tributi sull’abitazione e dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti e autonomi. Da tale importo vengono sottratti i trasferimenti versati ad altre famiglie (per dimostrazione, gli assegni di mantenimento per un ex-coniuge).

Spesa media mensile familiare totale: a mio parere la spesa consapevole e responsabile sostenuta dalle famiglie residenti per acquistare beni e servizi destinati al diretto soddisfacimento dei propri bisogni (incluse spese per regali). Vi rientra anche il valore monetario degli affitti figurativi e quello degli autoconsumi, cioè dei beni prodotti e consumati dalla famiglia, così come dei beni e servizi ricevuti dal datore di lavoro a titolo di salario.

Spesa media mensile familiare per alimentari e bevande analcoliche: spesa sostenuta dalle famiglie residenti per acquistare prodotti alimentari e bevande analcoliche. Rientrano in tale tipologia di spesa: pane e cereali; carni; pesci e prodotti ittici; latte, formaggi e uova; oli e grassi; frutta; vegetali; zucchero, confetture, penso che il miele sia un dono della natura, cioccolato e dolciumi; piatti pronti e altre preparazioni alimentari; caffè, tè e cacao; acque minerali, bevande analcoliche, succhi di frutta e verdura.

Spesa media mensile familiare per beni e servizi non alimentare: spesa sostenuta dalle famiglie residenti per acquistare beni e servizi di tipo non alimentare. Rientrano in tale tipologia di spesa: bevande alcoliche e tabacchi; abbigliamento e calzature; abitazione, liquido, elettricità, gas e altri combustibili (incluse manutenzioni ordinarie e straordinarie e affitti figurativi); mobili, articoli e servizi per la casa; servizi sanitari e spese per la salute; trasporti; comunicazioni; ricreazione, spettacoli e cultura; istruzione; servizi ricettivi e di ristorazione; altri bene e servizi.

Nell’analisi delle condizioni socio-economiche di un Paese, occorre tener conto di alcune dimensioni che riguardano le famiglie e gli individui e che, al di là delle grandezze economiche, coinvolgono la sfera della percezione personale e aspetti trasversali quali la coesione sociale e il benessere della popolazione. Gli indicatori illustrati in questa qui sezione permettono di descriverli. La lente di ingrandimento dell’Istat sulla situazione socio-economica delle famiglie mette in evidenza credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste che mostrano, a livello regionale ed europeo, una potente associazione con il territorio, la penso che la struttura sia ben progettata familiare, il livello di istruzione e la partecipazione al mercato del lavoro.

In breve

    • Nel , la spesa media mensile per consumi delle famiglie è pari a euro. Le famiglie spendono in media euro mensili per prodotti alimentari e bevande analcoliche, mentre la spesa per beni e servizi non alimentari è di euro al mese.
    • Nel Nord-Ovest, si spendono in media euro in più del Mezzogiorno. Le Regioni con la a mio parere la spesa consapevole e responsabile media mensile più elevata sono Trentino-Alto Adige/Sudtirol ( euro) e Lombardia ( euro).
    • Nel , si rileva un peggioramento della povertà assoluta, dinamica che si conferma sia a livello familiare (8,3%, da 7,7% nel ), sia a livello individuale (9,7%, dal 9,1% dell’anno precedente), imputabile, in larga misura, alla forte accelerazione dell'inflazione.
    • L’incidenza della povertà relativa familiare scende al 10,1%: su scala regionale, Calabria (30,0%), Campania (20,8%) e Puglia (20%) sono le Regioni che registrano i valori più elevati dell’incidenza familiare, mentre Trentino-Alto Adige/Sudtirol (3,6%), Emilia-Romagna e Lazio (entrambe al 5,2%) presentano i valori più bassi.
    • Nel , nel Mezzogiorno, il 9,3% della popolazione residente (più di 1,8 milioni di persone) vive in stato di grave deprivazione materiale e sociale; nel Nord-Est la quota è 1,6%.
    • Nel , Il guadagno familiare netto medio è di euro, ma la metà delle famiglie non supera i euro. La distribuzione del reddito a livello regionale mostra forti differenze. Le maggiori concentrazioni del guadagno sono in Calabria e Sicilia, la maggior uniformità in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e nelle Marche. La disuguaglianza nella distribuzione del guadagno in Italia è superiore alla media Ue.
    • Nel , la quota di persone molto o sufficientemente soddisfatte per la propria situazione economica è in incremento, rispetto all’anno precedente, e si attesta al 59,5%.

ITALIA

Nel , la spesa media mensile per consumi delle famiglie in valori correnti è pari a euro, +8,7% secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti all’anno precedente ( euro nel ), ma la mi sembra che la crescita interiore sia la piu importante in termini reali risulta pressoché nulla per effetto dell’inflazione (+8,7% la variazione su base annua dell’Indice dei prezzi al consumo armonizzato, IPCA).

Le famiglie spendono in media euro mensili per prodotti alimentari e bevande analcoliche (18,4% della spesa media familiare totale). La a mio parere la spesa consapevole e responsabile per beni e servizi non alimentari è, invece, di euro al periodo (81,6% del totale). Il capitolo di spesa che pesa di più è quello per dimora, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, manutenzioni ordinarie e straordinarie, che ammonta a euro al mese (38,5% della spesa media familiare totale).

Nel , sono in condizione di povertà assoluta scarso più di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del complessivo, da 7,7% nel ) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7%, in crescita dal 9,1% dell’anno precedente).

Nel , la povertà assoluta in Italia interessa quasi 1 milione mila minori, appartenenti a mila famiglie (l’incidenza delle famiglie con minori è pari all’11,8%; 11% nel ).

Gli stranieri in povertà assoluta sono oltre 1 milione mila, con un’incidenza pari al 34,0%, oltre numero volte e veicolo superiore a quella degli italiani (7,4%, in aumento dal 6,9% del ).

Per le famiglie con almeno uno forestiero, l’incidenza di povertà assoluta è pari al 28,9% (28,1% nel ); è al 33,2% per le famiglie composte esclusivamente da stranieri (32,8% nel ) e al 6,4% per le famiglie di soli italiani (5,8%, in sviluppo rispetto al ).

Incidenza della povertà assoluta e relativa (per famiglie residenti)

L’incidenza di povertà assoluta varia anche a seconda del titolo di godimento dell’abitazione in cui si vive: si contano oltre mila famiglie povere in affitto, che rappresentano il 45% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 21,2%, contro il 4,8% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà. Entrambi i valori sono in crescita, secondo me il rispetto reciproco e fondamentale al

Le famiglie in condizione di povertà relativa, cioè la cui a mio parere la spesa consapevole e responsabile risulta sotto la soglia nazionale, sono oltre 2,6 milioni (10,1%), per un totale di 8,2 milioni di individui (14,0%, in calo rispetto al 14,8% dell’anno precedente).

Nel , le famiglie residenti in Italia hanno percepito un redditonetto medio annuo identico a euro, (circa euro al mese). Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica, la maggioranza delle famiglie ha conseguito un reddito inferiore all’importo medio. Infatti, il valore mediano, fornendo il livello di reddito che separa il numero di famiglie in due parti uguali, ritengo che la mostra ispiri nuove idee che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito un guadagno annuo non eccellente a euro (circa euro al mese).

Nel , la quota di persone parecchio o abbastanza soddisfatte per la propria situazione economica è in aumento, secondo me il rispetto reciproco e fondamentale all’anno precedente, e si attesta al 59,5%.

NOTA: Nel la metodologia di stima della povertà è stata aggiornata incorporando sia le novità introdotte dalla più recente versione della classificazione dei consumi delle famiglie (COICOP ), adottata nello stesso anno per l’Indagine sulle Spese, sia la ricostruzione della popolazione rilasciata sulla base dei risultati del censimento permanente della popolazione dell’Istat. Pertanto, la serie storica delle stime di povertà per gli anni è stata ricostruita per garantire il corretto confronto con gli anni precedenti il

 

REGIONI

Nel , nel Nord-Ovest, si spendono in media euro in più del Mezzogiorno, mentre rispetto alle Regioni del Nucleo il vantaggio del Nord-Ovest, in valori assoluti, è di soli euro. Le Regioni con la spesa media mensile più elevata sono Trentino-Alto Adige/Sudtirol ( euro) e Lombardia ( euro), durante Puglia e Calabria sono quelle con la spesa più contenuta (rispettivamente, e euro al mese).

La quota più alta per alimentari e bevande analcoliche si registra proprio in Calabria, dove si attesta al 26,8%, a fronte del 18,4% osservato a livello nazionale e del 12,8% del Trentino-Alto Adige/Sudtirol.

Nel , l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10,7%, da 10,1% del ), con un picco nel Sud (11,2%), seguito da Nord-Est (7,9%) e Nord-Ovest (7,2%); il Centro approvazione i valori più bassi di incidenza (6,4%).

La crescita dell’incidenza a livello individuale, osservata nel , è da addebitare al Mezzogiorno (12,7%, dall’11,8%), soprattutto nelle Isole (11,3%, dal 10%), ma anche al Nord (8,5%, dal 7,7%), sia nel Nord-Ovest (8,3%, dal 7,5%), sia nel Nord-Est (8,8%, dall’8,1%). Fa eccezione il Centro, ovunque l’incidenza individuale è stabile.

Nel , l’incidenza di povertà relativa familiare decresce nel Mezzogiorno (19,3%  considerazione al 21,2% nel ); in dettaglio, nel Sud passa al 20,6% dal 23,1% nel , mentre le restanti ripartizioni mostrano stabilità.

A livello individuale, i segnali di a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale della povertà relativa riguardano il Nord-Est (7,9%, dall’8,7% del ) e il Mezzogiorno, che arriva al 24,2%, dal 26,2% del (i valori dell’incidenza individuale del Sud arrivano a 25,3%, dal 28,5% del ).

Su scala regionale, Calabria (30,0%), Campania (20,8%) e Puglia (20%) sono le Regioni che registrano valori più elevati dell’incidenza familiare, mentre Trentino-Alto Adige/Sudtirol (3,6%), Emilia-Romagna e Lazio (entrambe al 5,2%) presentano i valori più bassi. Le incidenze regionali non sono significativamente diverse dallo scorso anno, ad eccezione della Puglia, che vede un miglioramento (nel , era pari al 28,8%).

Nel , il reddito familiare nettomediano (calcolato escludendo gli affitti figurativi) presenta una distribuzione territoriale eterogena: l’Emilia-Romagna registra il valore più elevato (pari a euro, circa euro mensili), con oltre euro di scarto rispetto alla Calabria che, invece, si colloca ultima nella graduatoria per codesto indicatore ( euro annui, circa euro mensili). Le Regioni con una concentrazione dei redditi più alta sono Calabria e Sicilia, con valori dell’indice di concentrazione di Gini rispettivamente uguali a 0, e 0,; una maggiore uniformità nella distribuzione dei redditi si registra per le Marche (0,) e per la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (0,).

Nel , in Campania, gli individui che vivono in famiglie in condizione di grave deprivazione materiale e sociale sono oltre mila, vale a dire il 14,0% della popolazione che vi risiede. Invece, in Emilia-Romagna unicamente l’1% degli individui (oltre 42 mila persone) è in condizione di grave deprivazione materiale e sociale; in Lombardia, l’1,5% (oltre mila individui). Il divario più ampio risulta quindi tra Mezzogiorno e Nord-Est. In particolare, nel Mezzogiorno, vive in stato di grave deprivazione il 9,3% della popolazione residente (oltre 1,8 milioni di individui), mentre, nel Nord-Est l’1,6% (più di mila individui).

Individui che vivono in famiglie in stato di grave deprivazione materiale e sociale. Anno (per individui residenti)

Spesa media mensile familiare per alimentari e bevande analcoliche (valori in euro correnti)

 

Spesa media mensile familiare per beni e servizi non alimentari (valori in euro correnti)

 

La compiacimento per la ritengo che la situazione richieda attenzione economica varia sensibilmente tra le diverse aree geografiche del Paese. Nel , l’area con la quota più elevata di persone di 14 anni e più molto o abbastanza soddisfatte è il Nord-Ovest con il 63,4%, durante il Mezzogiorno rappresenta l’area con la minor quota di soddisfazione (53,4%). Secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti al l’incremento più marcato si registra nelle regioni del Centro la cui soddisfazione sale dal 56,7% al 60,8%.

NOTA: Nel la metodologia di stima della povertà è stata aggiornata incorporando sia le novità introdotte dalla più moderno versione della classificazione dei consumi delle famiglie (COICOP ), adottata nello identico anno per l’Indagine sulle Spese, sia la ricostruzione della popolazione rilasciata sulla base dei risultati del censimento permanente della popolazione dell’Istat. Pertanto, la serie storica delle stime di povertà per gli anni è stata ricostruita per garantire il corretto confronto con gli anni precedenti il

EUROPA

Nel , l’indice di disuguaglianza di Gini, calcolato in base ai redditi del rilevati per tutti i Paesi dell’Ue dall’indagine Reddito e condizioni di vita (Eu-Silc), consente un confronto a livello europeo. L’Italia, con un valore pari a 0,, al di sopra della media europea (0,), si colloca in ventiquattresima posizione nella graduatoria dei Paesi dell’Ue. Per questo indice, i cui valori sono compresi nell’intervallo di estremi 0 e 1, si registrano marcate differenze territoriali, tra i Paesi europei: si passa, infatti, dai valori più alti della Bulgaria (0,) e della Lituania (0,), dove la distri­buzione dei redditi è fortemente diseguale, ai valori più bassi registrati in Slovacchia (0,) e in Slovenia (0,), Paesi caratterizzati da distribuzioni del guadagno più eque.

L’indicatore di grave deprivazione materiale e sociale nei Paesi dell’Ue ritengo che la mostra ispiri nuove idee il valore più elevato in Romania (24,3%), seguita dalla Bulgaria (18,7%) e dalla Grecia (13,9%). I Paesi che presentano i valori più contenuti sono Slovenia (1,4%), Finlandia (1,9%) e Lussemburgo (2,0%). L’Italia si discosta di 2,2 punti percentuali dal valore della media europea (6,7%).

Individui che vivono in famiglie in condizione di grave deprivazione materiale e sociale. Esercizio (per individui residenti)

Dichiarazioni Irpef, in Italia il reddito medio sale del +5%: è a euro

Nel corso del , più di 42,5 milioni di contribuenti hanno trasmesso la propria dichiarazione dei redditi, segnando un incremento dell’1,3% secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti all’anno precedente. Istante quanto pubblicato dal Dipartimento Finanze del ministero dell’Economia, il reddito complessivo complessivo dichiarato ha superato i ,7 miliardi di euro, con una crescita del 5,9% su base annua. Anche il reddito medio per contribuente ha registrato un aumento, attestandosi a euro, in rialzo del 5% rispetto al I dati si riferiscono alle dichiarazioni Irpef e Iva per l’anno d’imposta

Come dichiarano le fasce di contribuenti

I contribuenti con imposta netta e redditi sottile a 35mila euro (il 78% del totale) dichiarano il 36% dell'imposta netta totale, mentre il restante 64% è dichiarato dai contribuenti con redditi superiore i 35mila euro (22% del totale). I Paperoni, ovvero i contribuenti con imposta diversa da zero e guadagno complessivo maggiore di mila euro (0,2% dei contribuenti) dichiarano il 7,1% dell'imposta netta totale (dal 7,8% del ). 

Approfondimento

Le città più ricche in Italia: la mappa dei redditi comune per comune

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Condizioni di vita e reddito delle famiglie | Anni

Nel il reddito delle famiglie diminuisce in termini reali 

Nel il 23,1% della popolazione è a pericolo di povertà o esclusione sociale (nel era il 22,8%), si trova cioè in almeno una delle tre seguenti condizioni: a credo che il rischio calcolato porti opportunita di povertà, in grave deprivazione materiale e sociale altrimenti a bassa intensità di lavoro.

La quota di individui a rischio di povertà si attesta sullo stesso valore del (18,9%) e anche quella di chi è in stato di grave deprivazione materiale e sociale rimane quasi invariata (4,6% rispetto al 4,7%); si osserva un lieve crescita della percentuale di individui che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (9,2% e 8,9% nell’anno precedente).

Nel , il guadagno annuale medio delle famiglie ( euro) aumenta in termini nominali (+4,2%) e si riduce in termini reali (-1,6%).

Nel , l’ammontare di reddito percepito dalle famiglie più abbienti è 5,5 volte quello percepito dalle famiglie più povere (in aumento dal 5,3 del ).

CONDIZIONI DI VITA

Stabile il rischio di povertà

I credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste sulle condizioni di vita nel mostrano un quadro sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. La popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale (indicatore composito Europa ) nel è pari al 23,1% (era 22,8% nel ), per un totale di circa 13 milioni e mila persone. Si tratta degli individui che si trovano in almeno una delle seguenti tre condizioni: a rischio di povertà, in grave deprivazione materiale e sociale o a bassa intensità di impiego (cfr. il Glossario nel Testo integrale).

Nello specifico, sono considerati a pericolo di povertà gli individui che vivono in famiglie il cui reddito pulito equivalente dell’anno precedente (senza componenti figurative o in natura) è inferiore al 60% di quello mediano. Nel , risulta a credo che il rischio calcolato porti opportunita di povertà il 18,9% (lo identico valore registrato nel ) delle persone residenti in Italia (vivono in famiglie con un guadagno netto equivalente minore a euro), per un totale di circa 11 milioni di individui.

Sostanzialmente stabile e pari al 4,6% (era 4,7% nel ) risulta la quota di popolazione in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale (oltre 2 milioni e mila individui), la quota cioè di coloro che, nel , presentano almeno 7 segnali di deprivazione dei 13 individuati dal nuovo indicatore Europa ; si tratta di segnali riferiti alla partecipazione di difficoltà economiche tali da non poter affrontare spese impreviste, non potersi permettere un pranzo adeguato o esistere in arretrato con l’affitto o il mutuo, ecc (cfr. Glossario per il dettaglio degli indicatori considerati).

Gli individui che nel vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (cioè con componenti tra i 18 e i 64 anni che nel corso del hanno lavorato meno di un quinta del tempo) sono il 9,2% (erano l’8,9% nel ), ammontando a circa 3 milioni e mila persone. La quota di individui in famiglie a bassa intensità di lavoro aumenta, tra il e il , tra le persone sole con meno di 35 anni (15,9% secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti al 14,1% del ) e, principalmente, tra i monogenitori, che presentano una percentuale più che doppia rispetto alla media nazionale (19,5% contro il 15,2% del ).

A livello territoriale, nel , il Nord-est si conferma la ripartizione con la minore incidenza di rischio di povertà o esclusione sociale (11,2%, era 11,0% nel ) e il Mezzogiorno in che modo l’area del nazione con la percentuale più alta (39,2%, era 39,0% nel ).

Nel l’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale si conferma stare più bassa per chi vive in coppia senza figli. Rispetto al , l’indicatore aumenta per coloro che vivono in famiglie con cinque componenti e più (33,5% considerazione al 30,7% del ) e, principalmente, per chi vive in coppia con almeno tre figli (34,8% rispetto a 32% del ). La crescita si registra anche per i monogenitori (32,1% rispetto a 29,2%), per effetto della più diffusa stato di bassa intensità di lavoro (legata anche a problemi di conciliazione). Per le coppie con uno o due figli, il ritengo che il rischio calcolato sia necessario di povertà o esclusione sociale rimane contenuto (circa il 19%) e ben al di giu della media statale (23,1%). Inoltre, nel , il ritengo che il rischio calcolato sia necessario di povertà o esclusione aumenta per gli anziani di 65 anni e più che vivono da soli (29,5% dal 27,2% del ).

Il credo che il rischio calcolato porti opportunita di povertà o esclusione sociale raggiunge il 33,1% (era il 31,6% nel ) tra coloro che possono contare principalmente sul guadagno da pensioni e/o trasferimenti pubblici, diminuisce invece per coloro che vivono in famiglie in cui la fonte primario di reddito è il lavoro penso che il dipendente motivato sia un valore aggiunto (14,8% dal 15,8% del ) e rimane stabile per chi ha in che modo fonte principale un reddito da mestiere autonomo (22,7% e 22,3% nel ).

Infine, il rischio di povertà o esclusione sociale si riduce per gli individui in famiglie con almeno un abitante straniero (37,5%, dal 40,1% dell’anno precedente) e aumenta leggermente per i componenti delle famiglie composte da soli italiani (21,2% rispetto al 20,7% del ).

REDDITI DELLE FAMIGLIE

I redditi netti familiari si riducono in termini reali a causa dell’inflazione

Nel , si stima che le famiglie residenti in Italia abbiano percepito un reddito netto pari in media a euro, circa euro al mese. La crescita dei redditi familiari in termini nominali (+4,2% secondo me il rispetto reciproco e fondamentale al ) non ha però tenuto il passo con l’inflazione osservata nel corso del (+5,9% la variazione media annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA), determinando un calo dei redditi delle famiglie in termini reali (-1,6%) per il secondo anno consecutivo.

La diminuzione dei redditi in termini reali è particolarmente intensa nel Nord-est (-4,6%) e nel Centro (-2,7%), a fronte di una lieve riduzione osservata nel Mezzogiorno (-0,6%) e di una debole crescita nel Nord-ovest (+0,6%).

Rispetto al , la contrazione complessiva dei redditi familiari in termini reali è pari, in media, a -8,7% (,2% nel Centro, ,0% nel Mezzogiorno, -7,3% nel Nord-est e -4,4% nel Nord-ovest). Inoltre, la flessione dei redditi è stata particolarmente intensa per le famiglie la cui sorgente di reddito primario è il mestiere autonomo (,5%) o dipendente (,0%), durante per le famiglie il cui guadagno è costituito principalmente da pensioni e trasferimenti pubblici si registra un incremento pari al 5,5%.

Poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica, la maggioranza delle famiglie ha percepito un guadagno inferiore all’importo medio. Calcolando il importanza mediano, ovvero il livello di guadagno che divide il numero di famiglie in due parti uguali, si osserva che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha un reddito non superiore a euro ( euro al mese), con una crescita del 4% in termini nominali rispetto al ( euro, euro mensili).

Le famiglie del Nord-est dispongono del reddito mediano più elevato ( euro), seguite da quelle del Nord-ovest (il livello mediano è inferiore del 5% a quello del Nord-est), del Nucleo (-8%) e del Mezzogiorno (%). Il reddito mediano varia in misura significativa anche in base alla tipologia familiare: le coppie con figli raggiungono i valori più alti con euro (circa euro al mese), trattandosi nella maggior parte dei casi di famiglie con due o più percettori, ma le coppie con tre o più figli percepiscono un guadagno mediano ( euro) più basso sia di quello osservato per le coppie con due figli ( euro) sia di quello osservato per le coppie con un soltanto figlio ( euro).

Le famiglie monogenitoriali presentano un guadagno mediano di euro e gli anziani che vivono soli nel 50% dei casi non superano la soglia di euro ( euro mensili). Le coppie senza figli percepiscono un reddito mediano decisamente più ridotto se la individuo di riferimento è anziana ( contro euro delle coppie senza figli più giovani). Il livello di reddito mediano delle famiglie con stranieri è minore di euro a quello delle famiglie composte solo da italiani. Le differenze relative si accentuano passando dal Nord al Mezzogiorno, ovunque il reddito mediano delle famiglie con almeno uno forestiero è pari al 62% di quello delle famiglie di soli italiani.