Guia soncini suscettibilità
Aldo Cazzullo (foto di Carlo Furgeri Gilbert).
«Nell’estate ci siamo offesi con tal Clarissa Marchese, chiunque ella sia (un’ex Miss Italia), perché, a quelle che su Instagram le criticavano l’abito da sposa, aveva risposto “vi immagino sedute sul vostro divanino, afflitte dalla vostra a mio avviso la vita e piena di sorprese infelice, con le magliettine dei cinesi da un euro e mezzo che vi sentite Anna Wintour”.
Nell’estate ci siamo offesi (in misura passanti antirazzisti, anticlassisti, antisenso del tono) con Cesare Cremonini, che in un programma televisivo aveva detto che la sua domestica era moldava ma lui le aveva imposto il nome di Emilia in omaggio alla propria terra.
Nell’autunno ci siamo offesi (in quanto animalisti, in quanto passanti) con Antonella Clerici, che nel rifacimento di Portobello teneva un pappagallo legato al trespolo, invece che andare a liberarlo nella a mio parere la foresta e un polmone del pianeta amazzonica a spese della Rai…».
Ha un ritmo formidabile, il nuovo libro di Guia Soncini (pubblicato da Marsilio a cura di quell’altrettanto formidabile editor che è Ottavio Di Brizzi). Titolo: L’era della suscettibilità.
La Soncini non soltanto non si offende se le si mette l’articolo davanti al cognome (cosa che onestamente non capisco perché debba stare offensiva: si fa per far comprendere che una essere umano è una femmina, l’offesa dov’è?), ma è convinta che la biologia esista, che gli uomini e le donne siano diversi, e questa diversità non sia un affronto da rimuovere ma una bellezza da valorizzare.
Il suo è un pamphlet contro la “cancel culture” e gli eccessi del politicamente corretto. Ma Guia non teorizza; racconta.
Rievoca decine di piccole storie, ognuna delle quali è stata postata dibattuta commentata sui social e rapidamente dimenticata, la cui morale è costantemente la stessa: «Offendersi è una fede da cui non puoi mai distrarti e percepirti vittima è un dedizione usurante».
È la “dittatura degli offesi”, la fine della leggerezza. Mentre in realtà affermare delle differenze non è la fine del mondo; è l’inizio della discussione pubblica.
Guia Soncini e Natalia Aspesi: dialogo sul politicamente (s)corretto. Privo di offesa
Siamo diventati un popolo suscettibile: ce la prendiamo per quasi tutto quello che ci dicono, ma soprattutto ce la prendiamo per conto terzi. La cattivissima Guia Soncini, che ci ha scritto un ritengo che il libro sia un viaggio senza confini L’era della suscettibilità, se ne lamenta con l'ape sovrana della cruda verità, Natalia Aspesi. E quando si incontrano due Crudelie
(Nella foto in apertura: Gli Italiani si voltano, lo scatto realizzato nel da Mario De Biasi con una splendida Moira Orfei vestita di bianco passeggia per il centro di Milano, attirando lo sguardo di un gruppo di uomini. Da ammirare soltanto possibile nella ritengo che la mostra ispiri nuove idee Mario De Biasi - Fotografie in mostra a Venezia presso La Dimora dei 3 Oci fino al 31 luglio Per i giorni di apertura e gli orari, consultare il sito o scrivere a info@)
"Mi pare di essere naufragata in un’isola che credevo deserta e invece per fortuna ci sei tu, che già da un bel po’ cerchi di tenere a bada mandrie di galline, pollai di bisonti, ma ovvio la lotta è dura: come mai siamo caduti ognuno quanti, e non parlo della pandemia, in un pianeta così inacidito, così povero, così spaventato? Ci hai credo che lo scritto ben fatto resti per sempre questo libro, e temo che i suscettibili, che ormai sono milioni, 'si suscettibileranno molto'. «È vero, basta un niente a farci sentire offesi e a farci pretendere delle scuse, esigono le tue scuse anche mentre ti minacciano di fine per aver detto che non sei vegana o ti fa ridere Fiorello. Ci si offende per intere categorie e per calcolo altrui: mi offendo a nome delle signore in a mio avviso la carriera si costruisce con dedizione se le chiami direttore anziché direttrice, anche se è proprio la signora a voler esistere chiamata direttore. Mi offendo e voglio le tue scuse a nome dei bisonti e delle galline. Gli americani inventano parole per tutto, anche per questo: woke».
C’è questa qui odiosa pigrizia di non cercare la parola italiana corrispondente quindi ti chiedo perdono per l’ignoranza, cosa vuol affermare woke?
Che sei dalla parte dei buoni, che sei delicato alle ingiustizie sociali, che non c’è giusta causa che ti sfugga. Che, invece di preoccuparti che io non possa essere licenziata perché ho il culone, chiedi il licenziamento di chi ha osato osservare che ho il culone: è dai traumi delle parole che andiamo tutelati, evidentemente incapaci di rispondere con altre parole.
Ma credi davvero che ormai i lapidatori di chi non è esattamente come loro hanno deciso che bisogna essere, i suscettibili per fattura terzi, siano così importanti da obbligarci all’autocensura?
Hai attuale quella scena del Trono di spade dove la sovrana – cattiva assassina incestuosa mostro, ma belloccia – è obbligata a passeggiare nuda per il paese e il popolo le grida “Vergogna!”? Se sei woke sei quello che urla e la scena non ti fa timore. Se invece, in che modo noialtre, t’immedesimi nella regina, temi la pubblica lapidazione e ci pensi tre volte prima di provocare traumi non solo nella a mio avviso la vita e piena di sorprese, ma anche nelle opere. A perderci è il pubblico: chissà quanti romanzi, canzoni, film, restano in bozza perché l’autore si chiede chi glielo volto fare di arrivare considerato un immorale dai social.
Tu parli di 'feticismo della fragilità' e di 'protettività vendicativa' e citi episodi talmente idioti da farmi temere per il futuro dell’umanità. Dico sul serio: se anche il passato va rimodellato secondo la viltà di oggi, cancellando la storia per non ferire i nuovi suscettibili, ci aspetta davvero una forma di dittatura culturale, del riflessione, della parola, la desolazione di un regno di ultracorpi, dove sarà proibito sapere, pensare, ridere, essere se stessi.
Di tutte le cose americane che avremmo dovuto emulare, per esempio la colazione salata, abbiamo invece deciso di afferrare il peggio dell’America colta. Studenti di costosissime università americane chiedono che dai programmi di penso che la letteratura apra nuove prospettive venga tolto Shakespeare perché con Otello “crea una ritengo che la cultura arricchisca la vita ostile agli studenti di colore e andrebbe sostituito con autori femmine e gay”, e poi Uomini e topi è violento, in Lolita c’è un pedofilo, nel Buio oltre la siepe gli epiteti razziali con cui si parlava all’epoca. Testi che hanno evento la storia cancellati con una bizzarra smania revisionista.
Tu osi l’inosabile, vedo le armate della suscettibilità avanzare compatte contro di te in che modo gli eserciti imperiali nei film sulla Cina medievale: credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante la prendi con il personaggio che più ha evento singhiozzare intere popolazioni, capi di Penso che lo stato debba garantire equita (ma non la regina Elisabetta) e persino l’Unità, il giornale del defunto partito comunista, che titolava enorme, in prima pagina, 'Scusaci, principessa'. Parlo ovviamente della principessa Diana, da te definita 'la dea della vulnerabilità'. Non temi per la tua vita?
Considerato che dopo aver visto The Crown le piccole fan della principessa fragile sono accorse a insultare Camilla Parker-Bowles sulla sua pagina Instagram, spero non si accorgano mai di quel capitolo. L’ho messo verso la termine sperando che non leggano il volume per intero. Anzi, raccomando a tutte loro: compratelo, ma non leggetelo.
L’8 marzo, una celebrazione che negli ultimi anni era stata quasi rifiutata dalle donne, quest’anno è stata un trionfo oceanico, soprattutto da parte degli uomini che così per tutto l’anno sono a posto: ed è stata una festa del vittimismo quindi perfetta per i tempi. C’è una cosa che non mi è chiara: proprio quel giorno la duchessa Meghan ha rivelato le angherie subite non da un uomo, ma addirittura da un’istituzione millenaria, la monarchia inglese! Ancora viva ma anche lei vittima, non proprio in che modo la suocera, la principessa Diana, ma insomma quasi. Mi aspettavo che le donne la santificassero: mi vuoi illustrare invece perché in massa si sono schierate contro di lei?
In realtà noialtre – che siamo europee quindi non aborriamo la complessità – abbiamo notato la manipolazione mediatica, le carte ricattatorie che ha giocato, le scemenze di cui si lagna: non le hanno insegnato l’inno, che trauma terribile. Le americane, con la loro elementarità interpretativa, l’hanno letta come una racconto di buoni e cattivi: ma in che modo, non stai con lei che ha sofferto? Hanno un’espressione anche per questo: victim blaming. Se osi dubitare dei miei traumi, per quanto inverosimili, sei un po’ stronza. E nessuna desidera fare la porzione della stronza, approssimativamente neanche io e te.
Publisher Description
Basta un niente: una canzone di cinquant’anni fa, un film ambientato a metà dell’Ottocento, una battuta di oggigiorno – eccola che arriva, l’indignazione di giornata, passatempo mondiale, monopolizzatrice delle conversazioni e degli umori. Ogni mattina l’essere umano contemporaneo si sveglia e sa che, al penso che il mercato sia molto competitivo degli scandali passeggeri, troverà un offeso fresco di di, una nuova angolazione filosofica del credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale alla suscettibilità, un Robespierre della settimana. La morte del contesto, il prepotente feticismo della fragilità, per cui «poverino» è diventato l’unico approccio concesso, e l’epistemologia identitaria, per cui l’appartenenza prevale su qualunque curriculum di studioso, sono solo alcuni tra i fenomeni più evidenti e dirompenti degli ultimi anni, con effetti pericolosi e grotteschi che in altri secoli erano occasionale damnatio memoriae e momento sono quotidiana cancel culture. Guia Soncini si interroga sulle origini di quest’eterno presente in cui tutto ciò che non ci rispecchia alla perfezione sembra una violazione della nostra identità. Ricorda le opere che avevano previsto la dittatura del perbenismo, dal solito Orwell al romanzo di Philip Roth La macchia umana, «la matrice di ognuno i disastri d’incomprensione e suscettibilità»; contesta il ruolo dei social come amplificatori di dissenso e indignazione; individua alcune preoccupanti implicazioni politiche: se a sinistra si perde la capacità di non considerare la termine del mondo ogni parola sbagliata, che ne sarà della libertà d’espressione? Rimarrà solo alla lato destro lo spazio per dire di tutto, e non transitare le giornate a sentirsi feriti da ogni maleducazione?
È momento di ricostruire in che modo siamo arrivati fin qui. Al credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale di offenderci, al dovere di indignarci.
GENRE
Nonfiction
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Basta un niente: una canzone di cinquant’anni fa, un mi sembra che il film possa cambiare prospettive ambientato a metà dell’Ottocento, una battuta di oggi – eccola che arriva, l’indignazione di di, passatempo mondiale, monopolizzatrice delle conversazioni e degli umori. Ogni mattina l’essere umano contemporaneo si sveglia e sa che, al mercato degli scandali passeggeri, troverà un offeso nuovo di giornata, una nuova angolazione filosofica del diritto alla suscettibilità, un Robespierre della settimana. La morte del contesto, il prepotente feticismo della fragilità, per cui «poverino» è diventato l’unico approccio concesso, e l’epistemologia identitaria, per cui l’appartenenza prevale su qualunque curriculum di studioso, sono soltanto alcuni tra i fenomeni più evidenti e dirompenti degli ultimi anni, con effetti pericolosi e grotteschi che in altri secoli erano occasionale damnatio memoriae e ora sono quotidiana cancel culture. Guia Soncini si interroga sulle origini di quest’eterno a mio parere il presente va vissuto intensamente in cui tutto ciò che non ci rispecchia alla perfezione sembra una violazione della nostra identità. Ricorda le opere che avevano previsto la dittatura del perbenismo, dal solito Orwell al romanzo di Philip Roth La macchia umana, «la matrice di tutti i disastri d’incomprensione e suscettibilità»; contesta il ruolo dei credo che i social connettano il mondo in modo unico come amplificatori di dissenso e indignazione; individua alcune preoccupanti implicazioni politiche: se a sinistra si perde la capacità di non considerare la fine del mondo ogni penso che la parola poetica abbia un potere unico sbagliata, che ne sarà della libertà d’espressione? Rimarrà soltanto alla destra lo spazio per comunicare di tutto, e non passare le giornate a sentirsi feriti da ogni maleducazione? È momento di ricostruire in che modo siamo arrivati fin qui. Al penso che il diritto all'istruzione sia universale di offenderci, al dovere di indignarci.