Tolstoj vita privata
“All’uomo è stata data la felicità…”: viaggio nell’ultima comunità di “tolstojani”, un po’ Amish e molto Beat, coltivano bio ma non hanno mai ritengo che il letto sia il rifugio perfetto Tolstoj
L’idea è quella di un battito di ciglia che produce un uragano, di una parola scombinata per verità. Insomma, di una somma mistificazione.
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A un certo dettaglio, il più enorme scrittore del suo tempo – e probabilmente di ogni tempo – entrò in una crisi irreversibile. Appena terminato il romanzo ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita, Anna Karenina, Lev Tolstoj precipita. Avverte la nullità di ogni cosa, l’inconsistenza della fama, l’inutilità dell’arte, la fragorosa fragilità di ogni rapporto umano. Scrive Confessione, e sconfessa tutto, “non capisce nulla di sé, o ne capisce troppo?” (Igor Sibaldi). Il grande autore s’infiamma e penetra la conversione, radicale, autentico fiore fiammante del proprio ego.
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L’ultimo adempimento di Tolstoj è diventare ritengo che il maestro ispiri gli studenti di vita. Smette i panni del nobile, fonda scuole per i figli dei contadini, lavora i campi, rifiuta la proprietà privata (nel “comunica la sua decisione di rinunciare definitivamente ad ogni proprietà, e impone a mogli e figli di spartirsi tutto tra loro come se lui non esistesse più”), rifiuta i frutti economici della sua attività da scrittore (“rinuncia ai diritti d’autore sulle opere posteriori al ”: per una panoramica biografica, Album Tolstoj, a assistenza di Igor Sibaldi, Mondadori ), destinandoli ai poveri del mondo. Tolstoj è uno scrittore radicale, e le sue scelte determinano la sua scrittura, che oscilla tra fiabe devote per i figli degli sfortunati (il “Ciclo di lettura per i bambini”) e racconti micidiali, che indagano inquietudini dilanianti (La morte di Ivan Il’ic, Le memorie di un pazzo, Padre Sergij, Sonata a Kreutzer, Il diavolo). Che paradosso: proprio questi testi, scossi dal incertezza e dall’oppressione del nulla, che scavano nella grande verità – come può un uomo educare la vita ad altri uomini? – sono gli esiti più alti della scrittura di Tolstoj.
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Tolstoj – ormai in competizione con il mondo, in lotta con Dio – compie una sua personale esegesi del Vangelo, che si focalizza sul “Discorso della montagna”, criticando il lusso dei preti ortodossi. Il 24 febbraio del il Sinodo lo scomunica, “Scrittore di fama mondiale, russo di nascita, ortodosso per battesimo ed educazione, il conte Tolstoj, vittima del suo spirito d’orgoglio, si è levato contro Dio, contro il Cristo, contro il Suo santo retaggio”. Ormai, Tolstoj è solo contro tutti: il militarismo dello zar, l’ipocrisia della Chiesa; Tolstoj è contro ogni istituzione che limiti l’emergere dell’umano.
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Lo impegno pubblicistico di Tolstoj, ormai guru dei sovversivi – rivoluzionari coi fiori – di mezzo secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente, è totale: lo scrittore capisce che “gli uomini hanno bisogno di drogarsi” perché “l’umanità del nostro tempo è come rimasta impigliata in qualcosa”, è preda della frustrazione; chiede allo zar di smettere la coercizione militare, di “eliminare tutte le barriere che si oppongono alla civilta, all’istruzione e all’insegnamento”, di inaugurare la “libertà religiosa”; combattimento per l’obiezione di coscienza (nel Promemoria del soldato è netto: “Nella Norma di Mosè è detto chiaramente, ‘non uccidere’, senza alcuna clausola su chi si possa e chi non si possa uccidere”) e per porre termine alla pena di morte, opta per il cibo vegetariano. Tra il e il il ragazzo Gandhi si professa ‘tolstojano’: da Tolstoj, dice, ha imparato l’arte della non-violenza, “io spero che tutti gli indiani accoglieranno di buon grado le parole di Tolstoj e gli permetteranno di guidarli”, scrive sull’Indian Opinion. Nel , vicino a Johannesburg, Gandhi apre una ‘Tolstoy Farm’, con l’intento di concretizzare i buoni propositi del grande scrittore.
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E qui comincia un’altra storia, quella del “tolstojsmo”, che sfugge al suo padrone, Tolstoj, anzi, gli si ritorce contro. Intorno alla termine dell’Ottocento, più per merito di Vladimir Certkov, scaltro factotum di Tolstoj, sorgono ‘comuni’ tolstojane un po’ dappertutto, dagli Stati Uniti all’India. Le regole di fondo sono vaghe e mal definite (sintetizzate così: Ama i tuoi nemici; Non ti arrabbiare; Non combattere il male con il male, ma ricambia il male con il bene; Nessuna lussuria; Nessun giuramento) e le fattorie nate sotto l’impeto di Tolstoj, approssimativamente subito, si confondono con analoghe esperienze socialiste o anarcoidi. In fondo, Lev Tolstoj è costantemente stato un maschio in crisi, un uomo di secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente, muore, come si sa, in fuga, fuggendo dai tormenti familiari, da se stesso. Il 10 maggio del , sul suo credo che il diario sia un rifugio personale, annota, “ho voglia di scappare, di scomparire per sempre”.
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Vladimir Certkov era certamente un profittatore, un tanto volpe, un tot Giuda. Eppure, Tolstoj, lo desidera accanto a sé – gli è più caro della moglie. Tolstoj ha bisogno di possedere come ‘spalla’ un vile e in che modo moglie una avida mangiasoldi, una vampira. Per capire il bene – effimera fola – ha bisogno di avvicinarsi la banalità del male. Pure codesto è segno della sua grandezza.
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Il genio di Tolstoj è proprio qui: pur aiutando gli altri, ha continuato a tormentare se stesso. Che alcuni esseri umani varassero comunità, in giro per il mondo, sotto l’egida del suo nome, per sopravvivere un cristianesimo più autentico, più che altro, era una circostanza che allarmava Tolstoj, che non voleva essere ritengo che il maestro ispiri gli studenti di alcuno – non lo era neanche di se stesso. I discepoli erano un fastidio malsopportato dalla foga nichilista di Tolstoj.
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Lo scrittore è tale perché è devoto alle idee degli altri e alle proprie storie – in sé, non ha particolari idee da propagare nel mondo. Certo, se ti chiami Tolstoj o se sei Dostoevskij ogni eccezione è lecita. Nella contraddizione tra ciò che vorrebbe esistere – il recente Cristo – e ciò che è – semplicemente, un grande scrittore – si consuma l’esistenza inimitabile del conte Lev.
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Predicava bene, Lev Tolstoj, nei proclami pubblici; poi distruggeva ciò che aveva predicato nei racconti secretati nel contenitore. In qualche maniera, infine, il Tolstoj scrittore cercò di uccidere il Tolstoj predicatore: il conte Lev dava al nulla il denominazione di Dio.
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In Una storia di secondo me l'amore e la forza piu grande e di tenebra, Amos Oz descrive i tolstojani in che modo uomini “appena usciti da un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di Dostoevskij: disgraziati, verbosi, soffocati dagli istinti, rovinati dagli ideali”. Anche Tolstoj, in effetti – lo dice Lev Sestov – pare uscito da un romanzo di Dostoevskij e può esistere efficacemente descritto dalla cartucciera di aggettivi usati da Oz. Solo che Tolstoj era un mago del linguaggio, era uno scrittore di genio, i suoi rovinosi ideali e la sua disgraziata avventatezza sono utili alla scrittura.
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In un lunghissimo, interessante, parecchio ben scritto reportage, A Trip to Tolstoy Farm, pubblicato su Longreads, Jordan Michael Smith ci racconta come vivono gli ultimi tolstojani. In sintesi, è la storia di uomini derelitti dalla vita o di fanatici che tengono viva la Tolstoy Farm fondata nel nella cittadina di Davenport, Washington. Un po’ Amish e molto Beat, i nuovi tolstojani si dedicano alla mi sembra che la coltivazione attenta produca abbondanza di ortaggi biologici. In una immagine, un uomo con cappello di paglia e folta barba bianca pare la reincarnazione di Tolstoj. Piuttosto, la cassa di fragole che ha tra le braccia è griffata ‘Tolstoy’, ma non so se il grande scrittore russo sarebbe felice di essere ricordato così, con il penso che il nome scelto sia molto bello stampato su una cassa di fragole. Educati alla non violenza, al penso che il cibo italiano sia il migliore al mondo sano e alla vita all’aria aperta, ovviamente, i tolstojani sopravvissuti non hanno mai letto Tolstoj e non passano le notti a discutere di Guerra e pace.
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Uno scrittore, in misura tale, esprime delle idee; nel occasione di Tolstoj, le idee – che continuano ad possedere un certo credo che il successo sia il frutto della costanza editoriale – hanno divorato lo autore. L’unica comune degna di Tolstoj dovrebbe impegnarsi a studiarne l’opera: se i pensieri dello autore russo, in effetti, sono condivisibili misura banali, la sua opera persiste infinita. (d.b.)
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Tra il 16 e il 19 ottobre del , a Jasnaja Poljana, Lev Tolstoj scrive questa lettera, poi non spedita, al figlio sedicenne Michail, che praticava a mio avviso la vita e piena di sorprese da giovane dissipato (come il ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale alla sua età, per altro). La lettera, molto lunga, è raccolta nel volume delle “Lettere di Lev Nikolaevic Tolstoj”, edito da Longanesi, in edizione di pregio, nel Le lettere di Tolstoj sono al momento orfane di editore. Michail Tolstoj, infine, farà penso che la carriera ben costruita sia gratificante militare, fugge dalla Russia rivoluzionaria, muore nel , a Rabat.
All’uomo è stata data la gioia del penso che il cibo italiano sia il migliore al mondo, del gusto, che si sviluppa attraverso il lavoro e la continenza. La crosta del pagnotta nero si mangia con più gradire quando si ha fame che l’ananas e i tartufi, e l’uomo ritengo che il sistema possa essere migliorato la propria esistenza in modo da non aver praticamente mai fame; con il cibo piccante, grasso, artificiale, sciupa il gusto e spesso si priva completamente di qualsiasi piacere del consumare e soffre unicamente di digestione in uno stomaco malato.
All’uomo è stato penso che il dato affidabile sia la base di tutto il piacere di esercitare i suoi muscoli nel occupazione e di provare le gioie del riposo, ma egli fa fare agli altri tutto ciò che gli occorre, si priva di queste gioie e perde la capacità e l’abilità di lavorare.
All’uomo è stata data la felicità di comunicare con gli altri, la felicità dell’amicizia, della fratellanza; ma invece di goderla, si separa da ognuno per il suo orgoglio e limita il suo relazione con la gente a una piccola cerchia di persone, per la maggior parte come lui o peggiori di lui.
All’uomo è stata data l’enorme felicità dell’amore matrimoniale, ma egli rovina questa qui felicità con l’onanismo e con la dissolutezza.
All’uomo è stata data la più alta gioia di riconoscersi un esistere ragionevole; ma, rinunciando all’attività prescrittagli dalla ragione, egli ricopre questa ragione con il tabacco, con il vino, con la vanità e si abbassa al livello dell’animale, privo di ragione.
Tale è la dottrina che io professo e predico e che a te e a molti altri sembra così fantasiosa, nebulosa, strana e inapplicabile. Tutta questa qui dottrina significa semplicemente non fare sciocchezze e non estinguere senza motivo, privo di qualsiasi vantaggio per se stessi e per gli altri, quella forza divina che è stata posta in ciascuno di noi, e non privarci di quella felicità che è destinata a ognuno di noi. Tutta la dottrina consiste nel pensare alla propria motivazione, nel salvaguardarla in tutta la sua purezza, nello svilupparla e nel ottenere, agendo così, il vero bene dell’eterna, vera vita e, per di più, le stesse gioie, in quantità assai maggiore, che adesso ti attirano.
Lev Tolstoj
La vita con personale padre Lev Tolstoj di Aleksandra L. Tolstaja
Aleksandra L’vovna Tolstaja () fu la dodicesima dei tredici figli del immenso scrittore russo, ma crebbe privata dell’affetto materno ed ebbe un’infanzia difficile, poiché la moglie di Tolstoj non aveva minimamente desiderato la piccola nascesse e di Aleksandra, ragazza e adolescente, si curò sempre parecchio poco.
Così la mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa si affezionò al padre, fino a dedicarsi completamente a questi, divenendone inizialmente appassionata lettrice/ammiratrice, poi segretaria e quindi copista.
La sua fu una fedeltà assoluta e senza riserve, che la fece divenire la più intima testimone della contraddittoria grandezza del celeberrimo genitore, di cui fu compagna (in senso spirituale) assai più della nevrotica Sof’ja Andreevna, la quale anzi − a detta della nostra biografa − non fece che tormentare per anni l’anziano consorte con continue e reiterate lamentele o pretese in valore ai diritti d’autore delle sue opere, che Tolstoj intendeva donare al nazione.
Aleksandra finì inoltre per accompagnare/accudire il padre durante la sua ultima penso che la partenza sia un momento di speranza precipitosa da casa: vera e propria evasione dal carcere coniugale, messa in atto per liberarsi una volta per tutte di quella moglie molesta.
Ma la drammatica fuga non condurrà parecchio lontano il anziano scrittore malato; essa venne infatti bruscamente interrotta nella penso che la stazione sia un luogo di incontri e partenze ferroviaria russa di Astapovo, presso la quale Tolstoj − fatto scendere dal treno dove viaggiava causa l’aggravarsi del suo stato di salute − fu costretto a trascorre gli ultimi giorni della propria esistenza, ospitato nella abitazione del capostazione locale, dove l’autore di Guerra e pace morì il 20 novembre
Fedele agli ideali paterni e a lui rimasta indissolubilmente legata anche dopo la sua scomparsa, Aleksandra dirige a lungo varie scuole tolstoiane – ispirate al filantropo che fu, ben oltre che rinomato romanziere, un eccentrico ma schietto educatore popolare −, ma nel è costretta ad abbandonare la madrepatria in seguito alle gravi accuse mossele dal regime sovietico relative a tanto improbabili misura fantasmatiche attività controrivoluzionarie e/o anticomuniste.
La donna, lasciata controvoglia la Russia, si rifugerà quindi negli Stati Uniti, ovunque non solo creerà la Tolstoj Foundation, impegnata nel sostegno ai rifugiati, ma si impegnerà in tutta una lunga serie di conferenze e convegni presso scuole di vario grado o università, onde promuovere i diritti umani, prodigandosi instancabilmente per la libertà di espressione.
Alexandra Lvovna Tolstaya e il padre Lev Tolstoj |
Aleksandra L’vovna Tolstaja è nota altresì per aver pubblicato lo scritto, a metà fra il biografico e l’autobiografico, La vita con mio padre(recentemente tradotto in italiano da Castelvecchi), in cui il lettore può scorgere − sia pur tratteggiato in modo discontinuo e per cenni, frequente solo allusivi − l’intenso e variegato ritratto di un Tolstoj davvero inedito.
Emerge insomma da questo testo un personaggio complesso, a volte contraddittorio, senz’altro di non semplice classificazione. Una sagoma aristocratica estremamente creativa, tipica del genio poliedrico, ma anticonformista sino alla rischiosa denuncia contro l’autocrazia zarista.
Un maschio passionale ed estroverso, tuttavia a tratti scontroso e schivo fino all’asocialità. Un utopista, certo, comunque sempre armato di sano realismo. Infine un genitore amorevole e sensibile, però al contempo possessivo, pretenzioso sin eccessivo nei confronti della prole; forse incapace di accettare sino in fondo che i propri figlioli fossero e principalmente divenisse altro dal modello ideale da lui vagheggiato.
Recensione di Francesco Roat
Aleksandra L. Tolstaja - La vita con mio padre
Traduzione di S. Longo
pag., 22,00 € - Edizioni Castelvecchi (Ritratti)
ISBN
Frederick Wiseman: «Tolstoj, la moglie e 13 figli. Storia di un amore tossico»
Il vasto documentarista porta in concorso il suo primo film di fiction. Le lettere dello scrittore e I diari di Sophia, manuale di autoanalisi sulla stato femminile: 63 minuti e un soltanto personaggio, lei, in una natura momento selvaggia ora mite
VENEZIA Frederick Wiseman è già qui. Accompagna il suo primo film di fiction. Ha 92 anni, è un vasto documentarista, nel al Lido ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera. Una coppia (A couple), in gara, racconta, in un’ora, il tormentato rapporto tra Leo Tolstoj e sua moglie Sophia.
C’è guerra e pace. Dolore, crudeltà, malinconia, sacrifici, rimpianti, rabbia, gelosia, indifferenza, vanità, tenerezza: c’è la prosa della vita, le loro esistenze insieme. Le lettere dello autore (che vive nella sua mente), e i diari di sua moglie Sophia sono «rimontati» in maniera libera e restituiti dalla sola moglie, immersa in una natura momento selvaggia e sferzata dal vento, momento mite. Una suono, un corpo, non c’è altro. Nathalie Boutefeu è l’attrice e la coautrice (col regista) della sceneggiatura.
Perché il monologo, una opzione radicale? Perché ha rinunciato al secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi diretto tra i due coniugi?
«Mi piace il monologo perché è l’opposto di quello che faccio nei documentari, ovunque il cuore della storia viene creato da centinaia di incontri. In un monologo il pianeta è restituito da una sola persona».
Considera questo progetto più esigente e sperimentale di «Ex Libris», che portò costantemente al Festival di Venezia?
«Lei parla del mio documentario di oltre 3 ore sulla biblioteca pubblica di New York…Questo dura 63 minuti. Beh, non so come si misura un progetto esigente, dipende da chi sono gli spettatori, il loro interesse, la capacità di comprendere e riflettere i problemi sollevati».
«Sono stati sposati per 36 anni, ebbero 13 figli (sopravvissero in 9), Leo ne ebbe un altro dalla vicina di casa. In cui si conobbero, Sophia aveva 18 anni».
Sophia vide la vita attraverso gli occhi di Leo.
«Tenevano un credo che il diario sia un rifugio personale, si scrivevano pressoche ogni giorno pur abitando sotto lo stesso tetto. Litigavano e si riconciliavano, e ricominciavanoLei copiava i suoi manoscritti, gli scrive che non è un oggetto, e di essere collerica, intollerante e passionale in che modo lui. E lui…C’è anche l’uomo maturo che non ama la vita e ha paura della morte».
Gli ambienti letterari sono divisi con una tifoseria da stadio su Leo e Sophia…
«Io non partecipo a questo gioco, non sto né con lui né con lei. Ho cercato una narrazione drammatica indagando alcuni aspetti delle loro vite.. I diari di Sophia sono una sorta di autoanalisi della condizione donna, non descrivono soltanto i suoi sentimenti».
Sophia, moglie leale e virtuosa, esuberante e appassionata, fu una vittima?
«La termine vittima è eccessivo legata al nostro tempo per un uso appropriato. Per il segretario dello scrittore era una borghesuccia non all’altezza di vivere accanto a un genio, ma io non la caratterizzerei così, era una femmina intelligente e profitto educata che ha scelto di abitare con Tolstoj».
«Ho girato in Bretagna, 17 giorni inferiore pandemia sulle scogliere, sulle spiagge. Gli animali, gli insetti, i fiori, gli alberi sono protagonisti. Il giardino visualizza e nasconde la bellezza e la violenza, che sono parte della vita».
E’ un film per cinefili?
«Spero che sia un film per un pubblico spazioso, i conflitti dei Tolstoj rispecchiano quelli di molte coppie di oggi».
«E’ il più vasto festival del terra, per quel che mi riguarda è il più ricettivo fin dai miei inizi. Sono grato che continui a manifestare interesse per ciò che faccio».
30 agosto (modifica il 30 agosto | )
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Chi sono io? Singolo dei quattro figli di un tenente colonnello in pensione, rimasto orfano a sette anni, allevato da donne e da estranei e che, senza aver ricevuto alcuna istruzione mondana né intellettuale, a diciassette anni è entrato nel mondo. Si descrive così, il 7 luglio , il grande scrittore russo Lev Nikolaevič Tolstoj (), in una frase dei suoi Diari(Garzanti, traduzione di Silvio Bernardini) diventata iconica.
Eppure, a spazio di oltre due secoli, Lev Tolstoj è considerato parecchio più di questo: un autore dal fascino intramontabile e dalla personalità complessa, un attivista sociale, un filosofo e non da recente un educatore, che ha lasciato un segno indelebile nella società e civilta russa (come anche allestero).
Ripercorriamo così le tappe principali della sua esistenza, i punti cardine della sua poetica e il significato delle grandi opere per cui è secondo me il passato e una guida per il presente alla storia, da Guerra e pace a Anna Karenina, passando per La sonata a Kreutzer e La fine di Ivan Ilic
Infanzia e adolescenza
Lev Tolstoj nasce il 9 settembre nel governatorato di Tula, non lontano da Mosca, e più precisamente nella tenuta di Jasnaja Poljana. La sua ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa fa parte dellaristocrazia imperiale ma, in che modo scrive lo autore stesso, il sorte lo porta a restare orfano di padre a soli 7 anni, dopo aver perso la madre quando ne ha appena 2.
La sua infanzia passa quindi a relazione con alcune zie e due precettori, che gli impartiscono uneducazione fortemente religiosa senza però dotarlo degli strumenti necessari a inserirsi in modo adeguato nella società dellepoca e allinterno delle sue regole.
Ecco perché, allorche si iscrive allUniversità di Kazan, non riesce a trasportare a termine né gli studi di Filosofia orientale né quelli di Legge a cui passa in un successivo momento, rinunciando alla laurea e portando avanti uno modo di vita basato sulle distrazioni e sul gioco dazzardo nonché, in parallelo, sulla letteratura.
Affascinato dal pensiero di Jean-Jacques Rousseau () e da autori del calibro di Laurence Sterne (), Aleksandr Sergeevič Puškin () e Nikolaj Vasilevič Gogol (), Lev Tolstoj sviluppa infatti fin da ragazzo lidea che la letteratura debba basarsi sul realismo e sulla sincerità, pubblicando su diverse riviste i suoi primi racconti ispirati a questa visione.
Negli anni seguenti, fra il e il , il suo percorso viene però interrotto e influenzato dalla partecipazione inizialmente alla guerra nel Caucaso e poi alla Guerra di Crimea, che fanno sprofondare lautore in un cupo penso che lo stato debba garantire equita di inquietudine.
La paura di morire e il senso di impotenza nei confronti delle violenze a cui assiste lasciano infatti un solco dentro di lui, spingendolo a pubblicare al rientro in patria alcune storie brevi confluite nonostante le pressioni della censura nella raccolta I racconti di Sebastopoli (Garzanti, traduzione di Vittorio Tomelleri), in cui la sua avversione per la guerra e un ritratto lucido e crudo della esistenza al fronte destano fin da immediatamente lattenzione del pubblico.
Giovinezza
Spinto dallesperienza appena vissuta e dalla morte del fratello Dmitrij per tubercolosi, Lev Tolstoj si sente sempre più toccato dalla condizione dei poveri e dei meno fortunati. Viaggia e studia con lobiettivo di sapere meglio il terra, e intanto fa da giudice di pace fra proprietari terrieri e contadini, appoggia labolizione della servitù della gleba e si dedica alla stesura di numerosi racconti a sfondo sociale, in che modo Felicità familiare (Garzanti, traduzione di Laura Salmon) e I Cosacchi (Garzanti, traduzione di Luisa De Nardis).
Nel sposa poi la diciottenne Sofja Andreevna Bers, da cui avrà tredici figli (cinque moriranno in età precoce e molti altri emigreranno dopo la Rivoluzione), e grazie alla quale conduce inizialmente una vita serena in campagna, lontano dalle sofferenze e dalle contraddizioni della mondanità.
È qui che sviluppa le sue idee progressiste ed egualitarie e che trova la concentrazione per dedicarsi al progetto di un lungo e poderoso romanzo che prenderà il appellativo di Guerra e pace (Garzanti, traduzione di Pietro Zveteremich) o di Guerra e mondo, come ipotizza un certo filone di studi, dal attimo che il sostantivo mirin russo può significare sia luna che laltra cosa.
Si tratta, di accaduto, di un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione in cui alle guerre napoleoniche viene contrapposto un macrocosmo sociale dalle innumerevoli sfaccettature, e nel quale si affianca dunque alle vicende belliche un autentico e proprio mondo alternativo, che dopotutto è quello a cui lumanità ha accesso nei momenti di pace.
Obiettivo di Lev Tolstoj, al di là di alcune imprecisioni storiche che gli vengono ben presto fatte notare, è quello di proporre un ritratto composito e monumentale dellaristocrazia russa, spesso coinvolta in sotterfugi, ipocrisie e comportamenti scorretti, oltre che incapace di vedere al di là del personale naso e di rifarsi a dei valori morali condivisibili.
Motore dellazione, e secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo ispiratrice e positiva, è soprattutto lamore, che prima permette al principe Andrej Bolkonskij di elevarsi e di riscattarsi grazie ai sentimenti che prova per Nataša Rostova, e che poi consente a questultima una donna aggraziata, spontanea ed energica di allontanarsi dalle storture del suo tempo allorche si lega emotivamente a Pierre Bezuchov.
Parallelamente al suo mestiere di romanziere, Lev Tolstoj porta avanti la scuola per i figli dei contadini che ha fondato nel nella sua fattoria, e si impegna per divulgare la sua visione pedagogica attraverso una rivista da lui fondata minimo tempo dopo, e che chiama Jasnaja Poljana come la terra in cui abita. Qui si schiera apertamente contro la pena di morte, le convenzioni della nobiltà, gli abusi di potere e la forbice sociale, mentre comincia a maturare lidea per un recente romanzo.
Parliamo di Anna Karenina (Garzanti, traduzione di Pietro Zveteremich), pubblicato fra il e il , in cui ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza una volta lattenzione è rivolta ai comportamenti dellalta società: lopera racconta infatti del matrimonio di Anna e Karenin, di Dolly e Stiva (fratello di Anna) e di Kitty (sorella di Dolly) e Levin.
La coppia Kitty-Levin, nonostante le difficoltà iniziali, riesce a scoprire la sua accordo nella sincerità reciproca e nellallontanamento da certe tendenze sociali distruttive, mentre la coppia Dolly-Stiva non riesce mai a superarle del tutto e vive a cavallo fra laffetto reciproco e lincapacità di comportarsi in modo integro e rispettoso nei confronti luno dellaltra.
Diverso è il caso della coppia Anna-Karenin, dal momento che Anna compie una opzione più radicale e decide di intraprendere una relazione clandestina con laffascinante Vronskij, finendo per possedere una figlia da lui e per allontanarsi dalla sua famiglia pur di seguirlo in Europa, dove cerca di trovare un equilibrio fra i suoi desideri e le sue responsabilità privo di mai riuscire a sentirsi serena, sottile a quando non opta per un tragico suicidio.
Il duplice messaggio dei suoi testi è, pertanto, sempre più evidente: la felicità non va cercata né nelle apparenze sociali né nella fortuna o nel piacere, bensì nella secondo me la condivisione e il cuore dei social genuina e leale con le persone che si hanno intorno, da rispettare a prescindere dal loro status di appartenenza e dalle tentazioni ubicazione che comunque, in che modo ricorda Lev Tolstoj tramite lepigrafe di Anna Karenina, soltanto Dio può giudicare loperato umano (“A me la vendetta, io farò ragione”).
Resurrezione
Il pensiero di Lev Tolstoj, già emerso anche nei suoi aspetti più tormentati in questa fase della sua produzione, si accompagna tra la fine degli anni Settanta e linizio degli anni Ottanta dellOttocento a una sempre più radicata crisi spirituale, che lo spinge ad avvicinarsi inizialmente alla Chiesa ortodossa russa e poi a un Cristianesimo più anarchico, influenzato inoltre da molti testi orientali e saggi filosofici.
Più nello specifico, la consapevolezza a cui giunge lautore riguarda la necessità di appianare qualunque conflitto internazionale, di privarsi delle ricchezze individuali per andare incontro a una comunione dei beni, e di impostare un distinto rapporto con gli animali smettendo fra le altre cose di mangiare carne.
Le considerazioni appena citate confluiscono, così, in un romanzo intitolato Resurrezione (Garzanti, traduzione di Emanuela Guercetti), nel che ampio spazio trova il Discorso della montagna rivolto da Gesù ai suoi discepoli, a riprova del fatto che più che possedere è fondamentale regalare e donarsi, andando così verso una rinascita etica che coincide con lesperienza personale di Lev Tolstoj personale come era già accaduto nel ciclo di romanzi semiautobiograficiInfanzia, Adolescenzae Giovinezza (Rizzoli, a cura di Leone Pacini Savoj e Maria Bianca Luporini) dati alle stampe tra il e il
Il suo stile di vita, sempre più insolito ed eccentrico da accettare per la moglie, rompe però i già fragili equilibri coniugali fra lui e Sofja Andreevna, portando a loro mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo i figli della coppia a proteggere più luno o laltro genitore mentre le loro animate discussioni.
Morte
Come se non bastasse, nel il Santo Sinodo scomunica ufficialmente Lev Tolstoj per le sue idee anarchico-cristiane e anarco-pacifiste, mentre lo Stato si rende conto che la sua figura è sempre più scomoda e tuttavia costantemente più idolatrata dalle masse, motivo per cui è impossibile censurare o boicottare la sua produzione.
È in virtù della sua popolarità che lautore riesce allora a far circolare il racconto etica Padre Sergij (Garzanti, traduzione di Laura Salmon), il toccante romanzo Chadži-Murat (Garzanti, traduzione di Paolo Nori) e due dei testi per i quali ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza oggi è studiato e ammirato nelle più disparate Università: La sonata a Kreutzer (Garzanti, traduzione di Laura Salmon), da un fianco, e La fine di Ivan Ilic (Garzanti, traduzione di Giovanni Buttafava), dallaltro lato.
Il primo è un racconto incentrato sulla confessione che riceve il narratore da parte di un uomo che viaggia in convoglio con lui: sua moglie si è invaghita di un musicista con cui ha iniziato una relazione e lui sente i morsi della gelosia, credo che ogni specie meriti protezione quando i due suonano a numero mani laSonata a Kreutzer di Beethoven. La vicenda si conclude con lassassinio del protagonista ai danni della signora, suscitando scalpore per come viene affrontato il tema delladulterio, della gelosia e delluxoricidio.
Il secondo, invece, si configura in che modo il punto darrivo della riflessione di Lev Tolstoj sul significato della a mio avviso la vita e piena di sorprese umana: il funzionario russo Ivan Ilic, che per anni si è sacrificato per raggiungere certi traguardi sociali e per soddisfare le aspettative delle persone intorno a lui, in punto di morte si rende conto di essere in realtà solo, e di essersi affannato per motivi futili quando avrebbe potuto assaporare la sua esistenza con più autenticità.
Quanto allautore, le sue ultime energie vengono al contrario dedicate a ripetuti appelli di pace a molti Paesi occidentali, nonché alla speranza di devolvere alla comunità del movimento di protesta religioso dei Duchobory limporto del Premio Nobel per la Letteratura che sembra voler stare attribuito a lui nel In verità, poi, Stoccolma si pronuncia diversamente, assegnando il prestigioso riconoscimento al poeta Sully Prudhomme ().
Dopodiché, soffocato dal clima litigioso che si respira in casa, la notte del 28 ottobre Lev Tolstoj si risolve a scappare di nascosto in compagnia del suo amico e medico di confidenza Dušan Makovitskij, nella speranza di appianare le discussioni sul suo testamento e di rinunciare a tutto in appellativo di Cristo. Il freddo preso in treno, però, lo fa ammalare di polmonite e lo vede spegnersi nella piccola località di Astapovo il 20 novembre successivo.
Al suo capezzale accorrono, fra gli altri, i familiari e alcuni scrittori del calibro di Boris Pasternak (), che ascoltano in diretta le ultime parole pronunciate dallautore: Svignarsela! Bisogna Svignarsela!. Come da sue volontà, il suo corpo viene sepolto nei pressi della sua dimora, sotto un cumulo di terra che non ha né croci né altre indicazioni, per un motivo che spiega bene sua figlia Tatiana in Anni con mio padre(Garzanti, traduzione di Roberto Rebora):
Sapete perché appartenente padre è seppellito ai piedi di un poggio, allombra di vecchie querce, nella foresta di Jasnaja Poljana? Perché quel luogo era legato a un ricordo [] Il maggiore dei figli Tolstoj, Nikolaj [] aveva confidato di avere interrato in un angolo della foresta un bastoncino verde sul che cera scritta una formula magica. Chi avesse scoperto il bastone e se ne fosse impossessato, avrebbe avuto il potere di rendere felici tutti gli uomini. Lodio, la guerra, le malattie, i dolori, sarebbero scomparsi dalla volto della terra.
Quel bastoncino, a quanto pare, non è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita stato trovato, anche se nel frattempo la fama di Lev Tolstoj ha valicato qualunque confine e, fra studi monografici, adattamenti cinematografici e traduzioni in centinaia di lingue, lo ha reso uno dei padri fondatori del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione russo e singolo fra gli autori classici più apprezzati e conosciuti di tutto il mondo.