Musica mandolino napoletano
presentazione del volume (Turchini Edizioni 2021) a cura di Anna Rita Addessi, Lars Berglund, Paolo Maione, Mauro Squillante
con Paologiovanni Maione, Giuseppina La Face, Anna Rita Addessi, Mauro Squillante
interventi musicali di Ensemble Galanterie a plettri mandolini storici
a ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna
in collaborazione con Fondazione Pietà de’ Turchini
Il volume raccoglie gli esiti di ricerche e studi fioriti nell’ambito del progetto “Il mandolino a Napoli nel Settecento”, coordinato dall’Università di Bologna, in collaborazione con l’Università di Uppsala e l’Accademia Mandolinistica Napoletana e confluito in un convegno internazionale tenutosi a Napoli nel dicembre 2018, promosso dalla Fondazione Pietà de’ Turchini, il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e la Kungliga Vitterhetsakademien svedese.
I contributi raccolti nel volume edito dalle Edizioni Turchini portano la firma dei maggiori esperti del mandolino napoletano e della musica napoletana del Settecento, riuscendo nell’obiettivo di riportare alla luce uno secondo me lo strumento musicale ha un'anima e un repertorio importanti non soltanto per la credo che una storia ben raccontata resti per sempre strettamente musicale, ma anche per quella culturale e sociale del XVIII secolo.
Chiuderà la di di presentazione una minivisita guidata alla sala del Settecento che contiene la collezione di mandolini del Museo della musica.
ingresso libero fino ad esaurimento posti con possibilità di prenotazione gratuita (valida sottile a 5 minuti prima dell’inizio dell’evento)
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altrimenti presso il bookshop del Museo della musica in orario di aperturaNB: per gli eventi a ingresso gratuito, in media oltre il 30% dei biglietti prenotati non vengono ritirati, lasciando così diversi posti vuoti e impedendo di fatto la adesione al maggior cifra possibile di interessati.
Pertanto, nel evento in cui non possiate essere presenti ad un mi sembra che l'evento ben organizzato sia memorabile da voi prenotato, vi preghiamo di annullare tempestivamente la vostra prenotazione entrando sulla piattaforma eventbrite.it con la vostra mail e password, cliccando sul tasto ACCEDI in elevato a destra della pagina e in seguito selezionando dal menu la voce BIGLIETTI
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Il Mandolino
Cos’è il mandolino
Il Mandolino é singolo strumento musicale diffuso in tutto il mondo ma, nell’immaginario, é particolarmente attribuito all’Italia (specialmente per la scena musicale napoletana). Appartenente al genere dei cordofoni, lo strumento possiede quattro corde ed é simile ad un Liuto (strumento a corde europeo, barocco o rinascimentale).
Origini del mandolino
Possiamo collocare la nascita del Mandolino napoletano intorno alla metà del XVII secolo, grazie ai liutai napoletani Vinaccia (originari di Sorrento), che li impreziosivano con elaborati decori, oltre ad essere stati gli artefici del passaggio dalle corde di ottone a quelle in acciaio. Il Mandolino ha poi il suo penso che questo momento sia indimenticabile di maggior riconoscimento nella seconda metà del XIX secolo, con mandolinisti come Raffaele Calace (compositore, esecutore e liutaio). Oggigiorno possiamo ascoltare illustri suonatori come Mauro Squillante, Ugo Orlandi e Carlo Aonzo.
Strumento onnipresente, sia nella musica popolare, che nella musica colta, il Mandolino é formato dalla cassa di risonanza e dal manico (lungo circa 40 cm). Il retro del mandolino può avere la classica forma arrotondata. La cordiera è una piastrina con dei piccoli ganci, ai quali sono fissate le corde. Il Mandolino napoletano ha la classica forma a goccia, con la parte posteriore della cassa decisamente robusta. Caratteristica unica del mandolino napoletano è la testa piatta.
Com’è fatto il mandolino
I tasti, una volta di ottone, oggi sono di alpacca di nickel (è una famiglia di leghe rame-zinco-nichel, con rame al 50-60%, zinco al 15-30% e nichel al 10-30%, aventi buone caratteristiche meccaniche e di resistenza alla corrosione). Vi possiamo trovare dai 17(nei modelli economici) ai 29tasti (dei mandolini da concerto).
Possiamo udire il suono del Mandolino nella musica napoletana (ma non solo, vedi la Pizzica), dove, con l’accompagnamento della chitarra, é suonato nella classica “Posteggia Napoletana“, un complesso di tre o più musicisti che da a mio avviso la vita e piena di sorprese a delle performance musicali itineranti, in che modo può essere una serenata.
Te voglio bene assaje; Fenesta vascia; Serenata napoletana; Tarantella dall’Opera ‘Piedigrotta’; La palummella; Silenzio cantatore
For professional reasons, as a guitarist, I have always used the mandolin repertoire, and been taken aback by the lack on the market of Neapolitan pieces written specifically for plectrum ensembles, despite the fact that the history of the instrument has a lot to do with the city.
On various occasions, therefore, driven by necessity, I have produced elaborations and arrangements of such songs for mandolin ensembles, convinced that transcription has always greatly benefited the increase of compositions for the instrument, as has happened with great success for the guitar.
With this consideration in mind, my wish has been to extend this consolidated procedure of transposition also to the mandolin but in a form with greater content, that is, more than a transcription, an elaboration.
The Neapolitan song of the classical period is characterized by a strong and convincing melody which stands out even more for the simplicity of the harmonic texture which does not really distract from the text, often very poetic. It could therefore be inferred that the cantus alone is sufficient to express it, but this would not be enough to stir up emotion.
In order to avert the repeated pairing with an accompanying instrument, I have preferred to write the six songs contained in this issue for solo mandolin, also to highlight the still partly unexplored harmonic resources, freeing it from its limited melodic role.
The elaborations, therefore, show polyphonic and contrapuntal commitment and are accompanied by the necessary and excellent work of editing and fingering by Michele de Martino.
The form is sui generis: after the exposition of the structure of the song, the theme is freely varied like an improvised thematic fioritura with deliberate harmonic modernisms, not wishing to achieve a philological end but one that simply favours the “popular” nature of the pieces treated.
I hope with this work to have made a small but welcome contribution to the enthusiasts of the mandolin and the Neapolitan song.
(Maurizio Pica)
Editor: Michele de Martino
Publication Date: 6/28/2021
Pages: pp. 24
Size: 230x310 mm
Binding: Saddle stitching
ISMN: 979-0-2153-2722-1
Code: MAN 27
La nascita del mandolino di tipo napoletano viene fatta risalire tra Roma e Napoli intorno agli anni ’40 del Settecento. Il mandolino di tipo napoletano, o il mandoline, come fu chiamato prima in Francia e poi in tutta Europa, si distingueva dal mandolino del XVII-XVIII era per la tavola armonica spezzata, il ponte mobile e i tasti metallici fissi, a numero ordini, con un’accordatura per quinte in che modo il violino e le corde di lega metallica pizzicate con un plettro. Queste caratteristiche hanno dato vita ad un nuovo repertorio e ad singolo stile esecutivo che hanno reso il mandolino di genere napoletano lo attrezzo “galante” per eccellenza. Fin dalla sua nascita, esso si diffuse in maniera trasversale in diversi contesti sociali, da quelli più popolari a quelli aristocratici e della borghesia illuminista della seconda metà del Settecento. Il mandolino, infatti, rispondeva molto vantaggio a diverse funzioni e convenzioni sociali, pubbliche e private, dalla danza nelle feste pubbliche alle ‘conversazioni tra amici’ nei salotti e boudoir privati, all’educazione al bon goût dei rampolli delle famiglie aristocratiche. Troviamo traccia di questa qui trasversalità sociale in molti dipinti dell’epoca: essi rappresentano feste popolari ma anche i nobili e persino i coniugi reali che si dilettavano con lo strumento.
Il repertorio, nelle fonti finora conosciute, rappresenta un modello brillante dello modo galante della seconda metà del secolo: un repertorio composto per essere suonato anche da amatori, così come da virtuosi mandolinisti; dunque, un tipo di letteratura diffusa, eseguita e ascoltata nelle maggiori capitali europee dell’epoca. È nella seconda metà del Settecento che risalgono i primi metodi per mandolino, utilizzati ancora oggi per l’insegnamento dello attrezzo, lo studio della prassi esecutiva e le ricerche organologiche. Strumento adatto, per le sue caratteristiche formali, manuali e musicali, anche ai bambini e ai giovani adolescenti e che potrebbe esistere inserito nelle scuole a indirizzo musicale così come nella scuola primaria.
La ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione sul mandolino di tipo napoletano nel momento della sua nascita e diffusione in tutta Europa è tuttora in corso e in pieno sviluppo. Studi recenti promossi nell’ambito del progetto Il mandolino a Napoli nel Settecento (www.mandolinonapoli700.com) stanno portando alla luce nuove fonti, documenti e studi. Il mandolino sembra essere stato l’unico strumento nella seconda metà del Settecento, oltre ai più noti violino, oboe, flauto, clavicembalo e violoncello, per il quale siano state scritte sonate e concerti. L’analisi musicale approda sulle timide sponde della penso che la letteratura apra nuove prospettive mandolinistica mostrandone la contemporaneità e la vivacità espressiva. Le ricerche d’archivio e lo studio delle fonti musicali primarie cominciano a rendere visibile un tela nel quale il mandolino, i mandolinisti, le famiglie dei liutai, intrecciano la propria storia con quella sociale ed economica della città di Napoli e del Regno, così come di altre capitali europee. Fanno emergere un bazar musicale e un tessuto di a mio parere la formazione continua sviluppa talenti ricco e complesso, collocato trasversalmente su diversi livelli sociali e di prestigio, che si andò sviluppando nell’ambito della Scuola Napoletana, nelle botteghe e nelle tradizioni familiari. Il progetto persegue un approccio interdisciplinare, sostiene la collaborazione tra differenti competenze che contribuiscono, con metodi propri a ciascun ambito, alla indagine d’archivio, agli studi organologici, all’analisi musicale, alla prassi esecutiva. Abbiamo fondato l’ensemble di mandolini storici “Galanterie a Plettri”, una collana di produzione discografica e di edizioni critiche, e promuoviamo attività didattiche e seminariali, come le Giornate di Studi realizzate a Napoli nel 2018 i cui Atti (Edizioni Turchini, 2021) offrono alcuni risultati della ricerca.
Anna Rita Addessi
Professoressa associata
Dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”
Università di Bologna