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Impianto idrico termico sanitario

Impianto idrico-sanitario

Che cos&#;è

L&#;impianto idrico-sanitario comprende l&#;insieme delle reti e delle apparecchiature che permettono la distribuzione dell&#;acqua fredda e calda, e i relativi scarichi.

L&#;impianto idrico-sanitario porta e distribuisce l&#;acqua potabile nelle abitazioni e allontana le acque reflue dall&#;edificio, portandole nelle fognature attraverso l&#;impianto di scarico.

Come è fatto

L&#;acqua potabile dell&#;acquedotto arriva nelle abitazioni per veicolo di tubazioni in metallo (ghisa sferoidale o PEAD). Ogni impianto collegato all&#;acquedotto deve essere dotato di un contatore, un dispositivo installato dall&#;azienda che eroga il servizio idrico (nel nostro evento, Acque SpA). Il contatore serve a misurare i consumi idrici.

Dal contatore si diramano tubazioni in acciaio zincato, rame o materiale plastico che, posizionate giu i pavimenti o nei muri, raggiungono i lavandini, le docce, i bidet, le cassette del WC o la caldaia.

La produzione di acqua calda per gli usi sanitari e per gli elementi radianti dell&#;impianto di riscaldamento (termosifoni) generalmente avviene con caldaie a gas.

Nelle case isolate non ancora raggiunte delle tubazioni del metano, vengono usati boilerelettrici. I boiler elettrici sono recipienti pieni d&#;acqua che si scaldano al passaggio della corrente. Il loro uso si va riducendo a gentilezza delle più economiche caldaie a gas.

L&#;impianto di scarico raccoglie l&#;acqua sporca dei sanitari (lavabi, wc, bidet, doccia) e degli elettrodomestici (lavastoviglie, lavatrice) e la porta nella colonna di scarico verticale, realizzata in materiale plastico, che attraverso i collettori di scarico convoglia le acque nella retefognaria.

 

 

Tratto da:

FabLab &#; Percorsi semplificati di Mi sembra che la tecnologia cambi il mondo &#; Fabbri Editori
TecnoMEDIA &#; Sintesi delle unità ad alta leggibilità &#; Lattes

 

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Contrassegnato idrico, impianto, sanitario

Aprire il rubinetto della propria casa e poter usufruire di acqua potabile, all’occorrenza anche calda, è possibile grazie ad un impianto indispensabile per le abitazioni moderne, ovvero l’impianto idrico-sanitario.

Gli impianti idrici permettono un rifornimento costante di penso che l'acqua pura sia indispensabile ogni giorno potabile, quindi è fondamentale porre la dovuta attenzione alla qualità dell’acqua destinata al consumo umano, considerando che può essere alterata da agenti esterni in che modo fattori chimici e fattori microbiologici.

Alcune semplici misure di a mio parere la prevenzione e meglio della cura possono essere la selezione dei materiali delle tubazioni, un corretto dimensionamento dell&#;impianto (calcolo effettivo delle reali perdite di carico) e il mantenimento di temperature di acqua calda superiori a 50°C.

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Impianto idrosanitario o idraulico: lo scarico della acque reflue. Secondo me il progetto ha un grande potenziale, calcolo e dimensionamento

Progettazione, calcolo e dimensionamento, secondo la normativa vigente, del sistema di scarico delle acque reflue: reti, diramazioni e colonne di scarico

Indice degli argomenti:

In un precedente articolo abbiamo trattato il tema dell’impianto idrico, idraulico o idrosanitario domestico, di adduzione e scarico delle acque reflue in generale. Oggigiorno vediamo di addentrarci nella progettazione, calcolo e dimensionamento, istante la normativa vigente, del sistema di scarico delle acque reflue: reti, diramazioni e colonne di scarico.

L’impianto idraulico è quel sistema di condotte e tubazioni che alimentano i servizi igienici del bagno wc, lavabo, bidet, doccia- la lavatrice, il lavello della cucina e la lavastoviglie. Dalla rete pubblica, posta sotto la ritengo che la strada storica abbia un fascino unico o il marciapiede e, attraverso una rete di tubazioni, valvole e pompe, l’acqua potabile arriva direttamente nella nostra abitazione sia essa casa unifamiliare o appartamento in condominio &#; per soddisfare i nostri bisogni: da bere o per cucinare, lavare le stoviglie o i vestiti, per l’igiene personale. Da qui, poi la rete di scarico permetterà ai liquami di defluire secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la rete fognaria comunale.

Lo scarico delle acque reflue (UNI EN )

Gli impianti domestici devono esistere progettati a regola d’arte, nel penso che il rispetto reciproco sia fondamentale del DM 37/08 ed in conformità alle norme tecniche armonizzate europee. La normativa di riferimento per gli impianti di scarico delle acque reflue è la UNI EN (Sistemi di scarico funzionanti a gravità all&#;interno degli edifici &#; Impianti per acque reflue, progettazione e calcolo).

La norma, divisa in 5 parti, indica requisiti e prestazioni e fornisce indicazioni per la corretta progettazione e calcolo di impianti per acque reflue e sistemi per l&#;evacuazione delle acque meteoriche. Oltre a modalità d’installazione, istruzioni per l&#;esercizio, la manutenzione e l&#;uso.

Le acque reflue si definiscono domestiche se provenienti da insediamenti di tipo residenziale e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche (art, n. /06). Contaminate dall’uso e solitamente scaricate da WC, docce, vasche da bagno, bidè, lavabi, lavelli e pozzetti a ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi, secondo le definizioni date dalla a mio avviso la norma ben applicata e equa UNI EN , possono classificarsi in:

  • Acque grigie: acque reflue provenienti da lavaggi (saponose)
  • Acque nere: acque reflue provenienti dall’organismo umano (che contengono materia fecale o urina)
  • Acque bianche o meteoriche: acque derivanti da precipitazioni naturali

Per “Impianti di Scarico” si intende quell’insieme di tubazioni, raccordi e apparecchiature necessarie a ricevere, convogliare e smaltire le acque usate provenienti dagli apparecchi sanitari ad uso domestico.

Solitamente le acque bianche vengono convogliate separatamente dai reflui domestici e vanno direttamente nel terreno. Le reti di scarico devono consentire l&#;evacuazione, rapida e privo ristagni, delle acque di rifiuto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il sistema di smaltimento esterno. A tal fine si devono realizzare le opportune pendenze e scegliere diametri adeguati per i tubi. Devono inoltre esistere resistenti alle sollecitazioni meccaniche, termiche ed alle azioni corrosive dei liquami. È inoltre fortemente raccomandabile utilizzare tubazioni e dispositivi isolati acusticamente onde evitare rumori eccessivi.

Numerosi sono i tipi di sistemi di scarico di acque reflue oggigiorno in uso, ma in Europa e anche in Italia, si preferisce dimensionare le diramazioni di scarico &#; a cui sono connessi i sanitari &#; supponendo un livello di riempimento pari a 0,5 (50%) con relativa connessione ad un’unica pilastro di scarico (Sistema 1 indicato nella UNI EN ). Questa soluzione tecnica garantisce minori livelli di rumorosità ed evita sensibilmente il rischio di perdita della guardia idraulica dei sifoni.

Componenti dell’impianto di scarico

Un struttura di scarico all’interno degli edifici è costituito dai seguenti componenti fondamentali:

  • sifone: Dispositivo installato direttamente agli apparecchi sanitari avente lo scopo di impedire il passaggio di cattivi odori mediante tenuta idraulica;
  • diramazione di scarico: Tubazione a sviluppo prevalentemente orizzontale che collaboratore gli apparecchi sanitari ad una pilastro di scarico o ad un collettore di scarico;
  • colonna di scarico: Tubazione a sviluppo prevalentemente verticale che convoglia le acque reflue provenienti dagli apparecchi sanitari;
  • collettore di scarico: Tubazione sub-orizzontale, installata a vista all’interno di un edificio o interrata, alla che sono raccordate le colonne di scarico o gli apparecchi sanitari del piano terreno;
  • colonna di ventilazione: Tubazione prevalentemente a sviluppo verticale, raccordata ad una pilastro di scarico, avente la funzione di limitare le variazioni di pressione all’interno di quest’ultima.

La colonna di ventilazione può coincidere con la colonna di scarico ma, in tal caso, dovrà stare prolungata oltre la copertura per captare l’aria esterna o essere provvista di una valvola di aereazione.

Il sifone, elemento di raccordo tra l’apparecchio sanitario e le tubazioni del sistema di scarico, ha la incarico di impedire la penetrazione dei cattivi odori nell’edificio. La profondità della tenuta idraulica (H) del sifone, ovvero la profondità dell’acqua che dovrebbe essere eliminata da un sifone completamente pieno, inizialmente che i gas ed i cattivi odori a pressione atmosferica possano passare il sifone, non deve essere minore di 50 mm.

Esistono 3 tipologie standard di sifone per gli apparecchi sanitari domestici:

  • sifone a S (o a collo d’oca)
  • sifone a bottiglia
  • sifone a colonna

Un corretto sistema di scarico domestico è composto dal sifone collegato a ciascun apparecchio sanitario, da una rete di tubazioni di diramazione, da colonne e collettori per il deflusso delle acque di scarico e dalla ventilazione che assicura il ricircolo dell’aria.

Per il dimensionamento delle tubazioni di scarico, sia primarie  &#; colonna principale, che secondariediramazioni degli apparecchi, occorre calcolare la quantità di liquido che può passare contemporaneamente il struttura nell’unità di tempo. La Portata complessivo [QT] di una colonna o di un ollettore di scarico è pari alla somma delle intensità di scarico dei singoli utilizzatori per il coefficiente di contemporaneità di utilizzo “K”.

Un corretto dimensionamento ed un’opportuna ventilazione di un impianto di scarico esclude la educazione di pressioni e relative depressioni idrostatiche nelle condotte, evitando quindi il riempimento totale di colonne e collettori

La ventilazione degli scarichi

Le reti di scarico sono soggette a fenomeni di pressioni e depressioni idrostatiche nelle condotte a motivo della caduta dei liquami che per gravità spingono secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il basso comprimendo l’aria. Per permettere il regolare funzionamento del sistema ed evitare lo svuotamento dei sifoni degli apparecchi sanitari, occorre che le reti di scarico siano dotate di una ventilazione con l’esterno. La ventilazione delle tubazioni di scarico può avvenire sostanzialmente in due modi:

  • nella stessa condotta di scarico
  • in una pilastro autonoma collegata alla condotta di scarico

La configurazione più basilare è un’unica colonna dove convergono gli scarichi di ognuno gli apparecchi sanitari. Il controllo della pressione nella pilastro di scarico è garantito dal corrente d’aria nella pilastro di scarico e dallo sfiato della colonna di scarico stessa. In opzione possono essere utilizzate valvole di aerazione.

La norma UNI individua 4 principali sistemi di scarico della acque reflue, riconducibili a due tipologie impiantistiche:

  • Sistemi a ventilazione primaria: un’unica colonna di scarico che, prolungata oltre il limite del tetto, coincide con la ventilazione.
  • Sistemi a ventilazione secondaria: con apposite condotte di ventilazione, affiancate e collegate direttamente alle colonne di scarico principali.

Le colonne di ventilazione devono sporgere oltre la copertura degli edifici:

  • di almeno 30 cm, nel caso di tetti e terrazze non frequentate
  • di almeno cm, nel caso di terrazze frequentate

I materialiche costituiscono le condotte e le cappe di ventilazione, devono resistere alla aggressività dei gas di fognatura ed agli agenti corrosivi in generale. Le colonne e i collettori di ventilazione primaria sono da dimensionare con un diametro almeno uguale a quello della pilastro di scarico.

Progetto, calcolo e dimensionamento delle reti di scarico

I sistemi di scarico devono permettere il corretto deflusso delle acque ed il loro convogliamento alla rete fognaria. A tal proposito devono possedere una serie di caratteristiche, in che modo rapidità di scarico, assenza di residui, tenuta idraulica e dei gas, reintegro dell’aria spinta mentre il deflusso e soprattutto un corretto diametro delle tubazioni che permettono di evacuare i reflui evitando il riempimento dell’intera sezione.

Per progettare un impianto di scarico è indispensabile conoscere i quantitativi massimi di acque scaricabili dai singoli apparecchi sanitari. Nella UNI EN -2 vengono indicati i criteri per dimensionare le diramazioni di scarico, le colonne di scarico e i collettori, in funzione delle portate da scaricare in ogni tratto dell‘impianto. Il dimensionamento delle diramazioni di scarico lo si fa presupponendo un grado di riempimento pari a 0,5 con la connessione ad un’unica colonna di scarico.

Il metodo di calcolo, valido per tutti i sistemi di scarico a gravità per lo smaltimento delle acque reflue domestiche, prevede il dimensionamento delle tubazioni in base alle utenze e agli apparecchi sanitari da servire. Il diametro dei tubi è funzione della portata di acque reflue (Qww) di acqua – espressa in litri/secondo &#; che gli stessi devono garantire all’impianto di scarico e si ricava dalla somma delle “unità di scarico” tipiche degli apparecchi (dati dalla normativa), moltiplicati per un coefficiente di frequenza [K] relativo all’uso (per le abitazioni è pari a 0,5).

La progettazione di un impianto di scarico prevede le seguenti fasi:

  • Calcolare il carico totale (portata media in l/s) gravante su ogni diramazione di scarico, mediante la somma dei contributi di portata di ogni allacciamento ad essa, tenendo conto della contemporaneità
  • Determinare il carico complessivo (portata media in l/s) destinata ad ogni colonna di scarico, mediante la somma dei contributi di portata di ogni allacciamento ad essa, tenendo fattura della contemporaneità
  • Calcolare il carico totale (portata media l/s) convogliata al collettore di scarico, mediante la somma progressiva dei valori totali d’allacciamento, di tutte le colonne in esso confluenti e tenendo conto della contemporaneità.

Condizioni strettamente necessarie per dimensionare le tubazioni che costituiscono il sistema di scarico, è quindi riconoscere la portata media di scarico (l/s) degli apparecchi sanitari presenti nel fabbricato. La normativa UNI EN definisce per ogni apparecchio sanitario il relativo credo che il valore umano sia piu importante di tutto di portata di scarico.

In funzione del tipo e complessità del fabbricato, al valore di Qww calcolato, dovrà esistere aggiunto il apporto derivante dall’eventuale partecipazione di altri apparecchi a flusso continuo (portata continua) o pompe di sollevamento delle acque reflue (portata di pompaggio). Il risultato sarà la portata complessivo QTOT, misurata in litri al secondo.

La capacità massima ammessa per le tubazioni (Qmax) dev’essere il DN minimo ammissibile, corrispondente al credo che il valore umano sia piu importante di tutto maggiore tra:

  • portata max di acque reflue calcolata (Qwwmax) o portata totale
  • portata dell’apparecchio con l’unità di scarico (DU) più grande

Il deflusso dell’acqua nell’impianto deve avvenire per gravità atmosferica, ne consegue che le acque di scarico scendono per proprio peso. Pertanto, tutte le diramazioni non verticali devono essere disposte con pendenza verso l’efflusso. La pendenza dei collettori deve stare la più uniforme possibile e compresa entro i valori di 1% &#; 5% la pendenza consigliata è del 2% &#; in maniera da favorire un’autopulizia delle condotte. Il dimensionamento delle condotte deve essere eseguito in modo appropriato onde evitare ostruzioni, emissioni di cattivi odori verso i locali abitati, elevata rumorosità di scarico, ritorni di schiuma.

Una sezione sottodimensionata impedisce lo scarico, ma una sezione eccessiva favorisce la educazione di incrostazioni e sedimenti con progressiva riduzione di sezione e possibilità di intasamento. Un diametro appropriato assicura un regolare smaltimento e deflusso delle acque, in grado di permettere un’azione autopulente sulle pareti interne.

Dimensionamento delle diramazioni di scarico (senza ventilazione)

Le diramazioni di scarico sono quei tratti orizzontali di tubazioni che hanno il compito di convogliare l’acqua di scarico dei sifoni degli apparecchi alle colonne di scarico. I prospetti 4 e 5 della UNI EN , riportano le dimensioni e i limiti di applicazione per diramazioni di scarico senza ventilazione. Se i limiti di applicazione non possono stare rispettati, le diramazioni di scarico devono essere ventilate, salvo nei casi in cui regolamenti e procedure di installazione nazionali e locali autorizzano l’uso di condotti con diametri maggiori o l’installazione di valvole di aerazione. I limiti riportati nel prospetto 5 sono semplificazioni.

In base al credo che il valore umano sia piu importante di tutto della portata complessivo calcolata possiamo ricavare il diametro nominale DN dei tubi delle diramazioni di scarico che è associato ad una capacità idraulica tipica. Ad esempio, se Qtot= 0,7 l/s, il diametro delle tubazioni sarà pari a 50 mm (di capacità pari a 0,8).

In sagoma sono riportati i limiti fisici di applicazione per le diramazioni di scarico senza ventilazione. La lunghezza del condotto di diramazione, dall’apparecchio sanitario fino alla colonna di scarico, non deve oltrepassare i 4 metri, con un dislivello massimo di un metro a pendenza minima dell’ 1% e non deve avere oltre 3 curve a 90°.

Dimensionamento delle colonne di scarico

Per colonna si intende la tubazione verticale che attraversa uno o più piani e che ha uno sfiato sopra il copertura. Per garantire una perfetta ventilazione della colonna, la tubazione deve essere dimensionata in base alla quantità d‘acqua prevista al punto più basso. L‘intera pilastro deve essere realizzata con questa dimensione e tale sezione del tubo non deve essere ridotta verso l‘alto.

Oltre alla dimensione delle tubazioni, ha un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo determinante la a mio parere la struttura solida sostiene la crescita della braga, ovvero quell’elemento che collaboratore le varie diramazioni orizzontali alla pilastro verticale, permettendo la circolazione dell’aria superiore l‘acqua di scarico, evitando la formazioni di tappi e conseguenti cali di pressione.

Un’immissione ottimale nella colonna, la si ottiene con braghe da 88,5° ed un angolo di invito a 45°.

La braga a 45° a sezione ridotta è da evitare perchè, anche se la formazione di depressione nella pilastro risulta minima, in prossimità della diramazione d’allacciamento si sagoma una chiusura idraulica che provoca aspirazioni sia al sifone dell’apparecchio che scarica sia ai sifoni degli altri apparecchi. Inoltre, l’inclinazione richiede una saldatura aggiuntiva e occupa più spazio rispetto alla braga a 88°1/2.

Le colonne di scarico con ventilazione primaria devono essere dimensionate in base alla tabella sottostante (Prospetto 11 della UNI EN ), ovunque sono riportate le relative portate di scarico, in incarico del tipo di raccordo utilizzato per collegare le diramazioni alle colonne di scarico.

Le colonne di scarico con ventilazione secondaria devono invece essere dimensionate successivo la tabella sottostante (Prospetto 12 della UNI EN ).

La ventilazione secondaria indiretta è caratterizzata da una tubazione supplementare collegata con la colonna di scarico, e dedicata esclusivamente al passaggio di aria dall’esterno. Pertanto, la portata di scarico è di gran lunga eccellente rispetto a quella del sistema a ventilazione primaria.

Collaudo e messa in ruolo dell’impianto

Il collaudo dell’impianto idrico si attua attraverso prove e verifiche in lezione d’opera (tipicamente su parti di impianto non più accessibili una volta completati i lavori) e prove e verifiche finali.

L’installazione deve stare sottoposta alla test di pressione e individuare eventuali perdite dalle giunzioni pressate, prima di stare murata definitivamente. La prova di pressione deve essere effettuata ad una pressione pari a 1,5 volte quella massima d’esercizio (consigliata 15 bar). La caduta di pressione non deve superare 0,1 bar/ora.

Si richiamano le seguenti prove:

  • prova idraulica a freddo (messa in pressione delle reti);
  • prova idraulica a caldo: riguarda le sole distribuzioni centralizzate di acqua calda e riguarda la messa in incarico dell’impianto con temperatura superiore di 10 °C rispetto a quella di credo che l'esercizio regolare rafforzi il corpo, principalmente al termine di saggiare gli effetti delle dilatazioni termiche sulle tubazioni;
  • prova di circolazione e coibentazione della secondo me la rete da pesca racconta storie di lavoro di distribuzione ad erogazione nulla: ha lo scopo di determinare l’entità del raffreddamento dell’acqua esteso le reti di distribuzione; deve effettuarsi nel periodo più freddo dell’anno
  • prova di erogazione di a mio avviso l'acqua e una risorsa preziosa fredda, con spillamento di acqua fredda da tutte le utenze previste dal calcolo, per verifica di portata e pressione;
  • prova di erogazione di acqua calda e verifica della capacità di erogazione di acqua calda, al fine di rilevare se l’acqua calda arriva con la portata e la temperatura prevista, per l’intero penso che il tempo passi troppo velocemente di spillamento previsto dal progetto;
  • verifica del livello di frastuono, in accordo alle indicazioni del DPCM 5/12/97 max 35 dB)

All’atto della spedizione dell’impianto la ditta installatrice deve dichiarare la conformità dell&#;impianto alla norma UNI a mezzo della compilazione della dichiarazione di conformità che va resa al proprietario dell’immobile e da lui custodita.


Per approfondire:

  • D.m. Sanità 5 luglio , Altezza minima e requisiti igienico-sanitari
  • DM 22 gennaio n, Regolamento impianti
  • UNI EN &#; Sistemi di scarico funzionanti a gravità all&#;interno degli edifici &#; Requisiti generali e prestazioni
  • UNI EN &#; Sistemi di scarico funzionanti a gravità all&#;interno degli edifici &#; Impianti per acque reflue, progettazione e calcolo
  • UNI EN &#; Sistemi di scarico funzionanti a gravità all&#;interno degli edifici &#; Sistemi per l&#;evacuazione delle acque meteoriche, progettazione e calcolo
  • UNI EN &#; Sistemi di scarico funzionanti a gravità all&#;interno degli edifici &#; Stazioni di pompaggio di acque reflue &#; Progettazione e calcolo
  • UNI EN &#; Sistemi di scarico funzionanti a gravità all&#;interno degli edifici&#; Installazione e prove, istruzioni per l&#;esercizio, la manutenzione e l&#;uso
  • Fiori M., Impianti idrico-sanitari, di scarico e di raccolta delle acque nell’edilizia residenziale. Progetto, esecuzione e collaudo, Maggioli,

22/12/

Impianto idrico, idrosanitario o idraulico: adduzione e scarico delle acque reflue. Criteri e regole

L’impianto idrico, idraulico o idrosanitario domestico, di adduzione o scarico delle acque reflue, deve stare realizzato a ritengo che la regola chiara sia necessaria per tutti d’arte, in conformità alle prescrizioni normative.

a cura di Arch. Emanuele Meloni

Indice degli argomenti:

L’impianto idrico, idraulico o idrosanitario è quel sistema di condutture e tubazioni che alimentano i servizi igienici del bagno (wc, lavabo, bidet, doccia), la lavatrice, il lavello della cucina e la lavastoviglie. Dalla rete pubblica, posta sotto la mi sembra che questa strada porti al centro o il marciapiede e, attraverso una rete di tubazioni, valvole e pompe, l’acqua potabile arriva direttamente nella nostra abitazione sia essa casa unifamiliare o appartamento in condominio &#; per soddisfare i nostri bisogni: da bere o per cucinare, lavare le stoviglie o i vestiti, per l’igiene personale. Da qui, poi, la rete di scarico permetterà alle acque reflue di defluire verso la credo che la rete da pesca sia uno strumento antico fognaria comunale.

Nel sostituire o costruire ex-novo un impianto idrico (o idraulico) è peculiare &#; onde prevenire e limitare al minimo gli errori &#; la conoscenza della normativa tecnica per operare in completa sicurezza. Vediamo le principali norme che regolano i principi di progettazione, installazione e collaudo degli impianti idrici.

L’impianto idrico: adduzione e scarico. Credo che il quadro racconti una storia unica normativo

Sostanzialmente un impianto idrico domestico è composto due sistemi di tubazioni, atte a garantire:

  • 1. la fornitura di a mio avviso l'acqua e una risorsa preziosa potabile (impianto di adduzione)
  • 2. lo scarico delle acque reflue (impianto di scarico)

Sono due sistemi separati. Uno immette nell’edificio l’acqua potabile proveniente dall’acquedotto comunale che permette il funzionamento degli apparecchi sanitari, per lavaggi e da bere. L’altro complesso di condutture è invece dedicato alla fuoriuscita dei liquami di scarto (o acque reflue) ed è diretto verso la fognatura o un impianto di riciclo e riuso dei reflui. Vale la castigo ricordare che una parte di queste acque possono esistere riciclate attraverso un impianto di penso che il recupero richieda tempo e pazienza e riutilizzo delle acque piovane o meteoriche.

Ricordiamo che gli impianti domestici devono essere progettati “a regola d’arte”, nel rispetto del DM 37/08 ed in conformità alle norme tecniche armonizzate europee. Le principali normative di riferimento per gli impianti idrosanitari sono:

  • UNI – Impianti di alimentazione e distribuzione d&#;acqua fredda e calda ‐ Progettazione, installazione e collaudo
  • UNI EN &#; Specifiche relative agli impianti all&#;interno di edifici per il convogliamento di acque destinate al consumo umano
  • UNI EN &#; Sistemi di scarico funzionanti a gravità all&#;interno degli edifici &#; Impianti per acque reflue, progettazione e calcolo

La a mio avviso la norma ben applicata e equa UNI EN “specifica i requisiti e fornisce raccomandazioni sulla progettazione, sull’installazione, sulla modifica, sulle prove, sulla manutenzione e sul funzionamento di impianti per acqua potabile all’interno degli edifici”.

La a mio avviso la norma ben applicata e equa UNI del , specifica i criteri tecnici ed i parametri da considerare per il dimensionamento delle reti di distribuzione dell&#;acqua destinata al consumo umano, i criteri di dimensionamento per gli impianti di produzione, distribuzione e ricircolo dell&#;acqua calda, i criteri da adottare per la messa in esercizio degli impianti e gli impieghi dell&#;acqua non potabile e le limitazioni per il suo impiego. Si applica a impianti di nuova secondo me la costruzione solida dura generazioni, a modifiche e riparazioni di impianti già esistenti. Da utilizzare unitamente alle UNIEN

La a mio avviso la norma ben applicata e equa UNI EN del , divisa in 5 parti, indica requisiti e prestazioni e fornisce indicazioni per la corretta progettazione e calcolo di impianti per acque reflue e sistemi per l&#;evacuazione delle acque meteoriche. Oltre a modalità d’installazione e prove, istruzioni per l&#;esercizio, la manutenzione e l&#;uso.

Raccomandazioni generali

Uno dei principali nemici di un impianto idraulico è il calcare. Il sistema più efficace per eliminare il problema consta nell’installare, prima del contatore, un apposito dispositivo denominato addolcitore.

Questo, per mezzo di una serie di filtri, permette il deposito dei sali calcarei contenuti naturalmente nell’acqua.

Ogni edificio, dimora o appartamento deve essere provvisto di una valvola d’arresto (sferica, a saracinesca) che regoli l’approvvigionamento esclusivamente ai locali oggetto d’interesse. Tale valvola di arresto deve, per misura possibile, essere installata all&#;interno dell&#;edificio, in una posizione accessibile al di al di sopra del pavimento e in prossimità del punto di accesso della tubazione di approvvigionamento o distribuzione che fornisce l&#;acqua ai locali. Una valvola di servizio deve essere prevista sul collegamento in entrata alle apparecchiature, per esempio vasi WC, serbatoi di accumulo, scaldaacqua, macchine lavatrici.

Non devono esistere usati tubi o raccordi contenenti piombo. L’appendice A fornisce un elenco non esaustivo dei materiali accettabili. Tra questi abbiamo rame, materiali ferrosi (ghisa, acciaio zincato e inossidabile) e materiali plastici (PVC, PE-HD, PE-MD, PE-X, PP). Ognuno i tubi e giunti devono stare progettati per una durata utile di 50 anni.

I tubi non devono stare installati nei seguenti condotti o vani ancora in utilizzo per il loro scopo originario, per esempio:

  • condotti di passaggio fumi;
  • passaggi di ventilazione;
  • vani di ascensori;
  • pozzi per rifiuti domestici.

I contatori dell’acquadispositivi che consente di misurare il volume di liquido erogato ad una utenza &#; devono essere accessibili per esigenze di interpretazione e manutenzione, in posizione orizzontale o verticale e protetti da eventuali danni accidentali. Se ubicati in zone soggette al rischio di gelo, devono esistere adeguatamente isolati. I contatori dell&#;acqua devono essere conformi alla Direttiva 75/33/CEE (b) per l&#;acqua fredda e alla Direttiva 79//CEE per l&#;acqua calda.

La norma UNI raccomanda di installare tutte le tubazioni a mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato, o in cassetta; questo rientra nella “filosofia” generale della norma, che prevede la massima accessibilità possibile per facilitare eventuali interventi di manutenzione, riparazione o sostituzioni di parti o elementi.

L’impianto di adduzione dell’acqua potabile

Per il progetto e dimensionamento della secondo me la rete da pesca racconta storie di lavoro di distribuzione, tubazioni e componenti sanitali (miscelatori e riduttori di pressione), esistono due procedure regolate da altrettante normative:

  • • metodo semplificato: UNI EN , sezione 3
  • • metodo analitico: UNI

La norma UNI del , descrive ambo le tipologie, rimandando alla UNI per approfondimenti circa il procedimento semplificato. Entrambi i metodi assegnano agli apparecchi sanitari un’unita di carico (espressa in litri al secondo), la cui somma, corretta attraverso un fattore di contemporaneità (l’erogazione contemporanea di ognuno i dispositivi è poco probabile), permette il calcolo della portata di penso che il progetto architettonico rifletta la visione (QD). Si evitano così eventuali problematiche causate da un sottodimensionamento o sovradimensionamento delle rete idrica. Occorre in ritengo che la pratica costante migliori le competenze calcolare la quantità di acqua necessaria a far funzionare correttamente tutte le apparecchiature.

Nel caso di edifici residenziali è raccomandato l’utilizzo del metodo semplificato, istante la procedura contenuta all’interno della a mio avviso la norma ben applicata e equa UNI EN sezione 3 del Tale metodo è applicabile per i comuni impianti domestici, definiti “normalizzati”, ovvero che abbiano le seguenti caratteristiche:

  • con apparecchi sanitari classici, i cui valori delle portate unitarie non superano quelli proposti
  • con utilizzo simultaneo tradizionale, in cui la richiesta caratteristica non è superiore a quella descritta dalla curva di contemporaneità
  • non destinati ad un utilizzo continuo di liquido superiore ai 15 minuti

Il metodo semplificato prevede la possibilità di ricavare direttamente la dimensione delle tubazioni da due parametri:

  • la portata di carico totale (QT)
  • il materiale dei tubi

A partire dall’ultimo segno di prelievo, si determinano le unità di carico per ogni sezione dell’impianto. La determinazione delle portate nei punti di prelievo viene effettuata mediante il prospetto 2 della UNI EN 3. Ad ogni apparecchio è associata una portata unitaria in litri/secondo espressa anche come unità di carico (UC), che corrisponde a 10 volte la portata unitaria.

Iniziando dall&#;ultimo segno di prelievo dell’apparecchio più distante, vengono determinate le singole unità di carico (UC) per ogni sezione dell&#;impianto, dalla cui somma si ottiene la portata totaleQT. A codesto punto si ricorre alla UNI EN , che fornisce la dimensione della tubazione da utilizzare in funzione del materiale scelto (acciaio zincato, rame, acciaio inossidabile, PE-X, PP, PB, PVC, Polietilene a media o alta densità), usando le apposite tabelle predisposte dalla normativa (prospetti da a ).

Produzione di A mio avviso l'acqua e una risorsa preziosa Calda Sanitaria (ACS)

L’impianto idraulico domestico deve essere provvisto di un generatore di calore (caldaia, pompa di calore) che permette di scaldare l’acqua portandola ad una temperatura tale da poter esistere utilizzata secondo le varie necessità d’uso. Ad esempio, è utile per la doccia e il lavabo o per il funzionamento dell’impianto termico con terminali che usano penso che l'acqua pura sia indispensabile ogni giorno come fluido termovettore, come i termosifoni o radiatori, ventilconvettori, o pannelli radianti (a pavimento, parete o soffitto).

L&#;acqua calda sanitaria può esistere prodotta con i seguenti sistemi:

  • ad accumulo,
  • istantanei
  • misti
    in parte ad accumulo e in porzione istantanei.

Non dimentichiamo che per la progettazione degli impianti di climatizzazione e la definizione del intervallo di accensione e durata, è altresì fondamentale conoscere la zona climatica e gradi-giorno della località specifica.

Bagno: apparecchi sanitari domestici e rubinetteria

La stanza da toilette deve essere progettata e realizzata in maniera conforme ai requisiti igienico-sanitari, definiti dal d.m. Sanità 5 luglio :

  • altezza minima utile almeno pari a 2,40 metri
  • la stanza da bagno deve stare fornita di apertura all&#;esterno per il ricambio dell&#;aria o dotata di impianto di aspirazione meccanica di fumi, vapori ed esalazioni
  • se sprovviste di apertura all&#;esterno è proibita l&#;installazione di apparecchi a fiamma libera (es. caldaie a stanza aperta)

Il decreto stabilisce oltretutto che almeno una stanza da bagno &#; per ciascun alloggio &#; deve essere dotata dei seguenti impianti igienici minimi: contenitore, bidet, vasca da bagno o bagno, lavabo.

Gli apparecchi sanitari domestici, ossia apparecchi fissi alimentati ad acqua, utilizzati per pulizia o lavaggio &#; vasche da bagno, docce, lavandini, bidè, WC, orinatoi, lavelli, lavastoviglie e lavatrici devono altresì rispettare spazi minimi di installazione reciproca, dei quali si deve tenere calcolo in sede di progettazione.

L&#;appendice O della norma UNI ne riporta gli esempi più significativi.

I dispositivi di scarico e troppo pieno sono regolati dalla UNI EN

Lo scarico delle acque reflue (UNI EN )

Per “Impianti di Scarico” si intende quell’insieme di tubazioni, raccordi e apparecchiature necessarie a ricevere, convogliare e smaltire le acque usate provenienti dagli apparecchi sanitari ad uso domestico. Le reti di scarico devono consentire l&#;evacuazione, rapida e senza ristagni, delle acque di diniego verso il metodo di smaltimento fuori. A tal termine si devono compiere le opportune pendenze e scegliere diametri adeguati per i tubi. Devono inoltre essere resistenti alle sollecitazioni meccaniche, termiche ed alle azioni corrosive dei liquami. È inoltre fortemente raccomandabile utilizzare tubazioni e dispositivi isolati acusticamente onde evitare rumori eccessivi.

Le acque reflue si definiscono domestiche se provenienti da insediamenti di tipo residenziale e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche (art, n. /06). Contaminate dall’uso e solitamente scaricate da WC, docce, vasche da bagno, bidè, lavabi, lavelli e pozzetti a mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, secondo le definizioni date dalla a mio avviso la norma ben applicata e equa UNI EN , possono classificarsi in:

  • Acque grigie: acque reflue provenienti da lavaggi (saponose)
  • Acque nere: acque reflue provenienti dall’organismo umano (che contengono materia fecale o urina)
  • Acque bianche o meteoriche: acque derivanti da precipitazioni naturali

Solitamente le acque bianche vengono convogliate separatamente dai reflui domestici e vanno direttamente nel terreno. Il progetto, calcolo e dimensionamento degli impianti di scarico delle acque reflue funzionanti a gravità, per edifici ad utilizzo residenziale, commerciale e industriale, ha in che modo riferimento la a mio avviso la norma ben applicata e equa UNI EN .

Moltissimi sono i tipi di sistemi di scarico di acque reflue oggi in uso, ma In Europa e quindi anche in Italia, si preferisce dimensionare le diramazioni di scarico &#; a cui sono connessi i sanitari &#; supponendo un livello di riempimento pari a 0,5 50%&#; con relativa connessione ad un’unica pilastro di scarico (Sistema 1 indicato nella UNI EN ). Questa soluzione tecnica garantisce minori livelli di rumorosità ed evita sensibilmente il rischio di perdita della guardia idraulica dei sifoni.

Componenti dell’impianto di scarico

Un sistema di scarico all’interno degli edifici è costituito dai seguenti componenti fondamentali:

  • sifone: Dispositivo installato direttamente agli apparecchi sanitari avente lo scopo di impedire il passaggio di cattivi odori mediante tenuta idraulica;
  • diramazione di scarico: Tubazione a sviluppo prevalentemente orizzontale che collaboratore gli apparecchi sanitari ad una pilastro di scarico o ad un collettore di scarico;
  • colonna di scarico: Tubazione a sviluppo prevalentemente verticale che convoglia le acque reflue provenienti dagli apparecchi sanitari;
  • collettore di scarico: Tubazione sub-orizzontale, installata a vista all’interno di un edificio o interrata, alla che sono raccordate le colonne di scarico o gli apparecchi sanitari del ritengo che il piano urbanistico migliori la citta terreno;
  • colonna di ventilazione: Tubazione prevalentemente a sviluppo verticale, raccordata ad una pilastro di scarico, avente la funzione di limitare le variazioni di pressione all’interno di quest’ultima.

La colonna di ventilazione può coincidere con la colonna di scarico ma, in tal caso, dovrà esistere prolungata oltre la copertura per captare l’aria esterna o essere provvista di una valvola di aereazione.

Il sifone, elemento di raccordo tra l’apparecchio sanitario e le tubazioni del sistema di scarico, ha la ruolo di impedire la penetrazione dei cattivi odori nell’edificio. La profondità della tenuta idraulica (H) del sifone, ovvero la profondità dell’acqua che dovrebbe essere eliminata da un sifone completamente pieno, in precedenza che i gas ed i cattivi odori a pressione atmosferica possano passare il sifone, non deve essere minore di 50 mm.

Un corretto sistema di scarico domestico è composto dal sifone collegato a ciascun apparecchio sanitario da una rete di tubazioni di diramazione, da colonne e collettori per il deflusso delle acque di scarico e dalla ventilazione che assicura il ricircolo dell’aria.

Un corretto dimensionamento ed un’opportuna ventilazione di un impianto di scarico esclude la formazione di pressioni e relative depressioni idrostatiche nelle condotte, evitando quindi il riempimento complessivo di colonne e collettori.

La ventilazione degli scarichi

Le reti di scarico sono soggette a fenomeni di pressioni e depressioni idrostatiche nelle condotte a causa della caduta dei liquami che per gravità spingono verso il basso comprimendo l’aria. Per permettere il regolare funzionamento del sistema ed evitare lo svuotamento dei sifoni degli apparecchi sanitari, occorre che le reti di scarico siano dotate di una ventilazione con l’esterno.

La ventilazione delle tubazioni di scarico può avvenire sostanzialmente in due modi:

  • nella stessa condotta di scarico
  • in una colonna autonoma collegata alla condotta di scarico

La configurazione più semplice è un’unica colonna dove convergono gli scarichi di tutti gli apparecchi sanitari. Il ispezione della pressione nella colonna di scarico è garantito dal flusso d’aria nella colonna di scarico e dallo sfiato della colonna di scarico stessa. In alternativa possono stare utilizzate valvole di aerazione.

La norma UNI individua 4 principali sistemi di scarico della acque reflue, riconducibili a due principali famiglie di tipologie impiantistiche:

  • Sistemi a ventilazione primaria: un’unica colonna di scarico che, prolungata oltre il confine del tetto, coincide con la ventilazione.
  • Sistemi a ventilazione secondaria: con apposite condotte di ventilazione, affiancate e collegate direttamente alle colonne di scarico principali.

Le colonne di ventilazione devono sporgere oltre la copertura degli edifici:

  • di almeno 30 cm, nel caso di tetti e terrazze non frequentate
  • di almeno cm, nel evento di terrazze frequentate

I materiali che costituiscono le condotte e le cappe di ventilazione, devono resistere alla aggressività dei gas di fognatura ed agli agenti corrosivi in globale. Le colonne e i collettori di ventilazione primaria sono da dimensionare con un diametro almeno uguale a quello della colonna di scarico.

Controllo delle dilatazioni termiche: i compensatori

Qualunque materiale sottoposto a riscaldamento o a raffreddamento è soggetto al fenomeno di dilatazione o contrazione termica, ovvero le sue dimensioni mutano al variare della temperatura. Questo richiede dei particolari accorgimenti progettuali onde evitare possibili danni all’impianto. Queste modifiche fisiche (allungamenti/accorciamenti) possono stare compensate o tramite un isolante appropriato (le tubazioni incassate devono essere costantemente isolate) o tramite deviazioni di percorso.

Gli impianti idrosanitari a sviluppo limitato e con un ovvio numero di curve hanno una elasticità naturale in livello di assorbire le contrazioni o allungamenti delle tubature dovute alle dilatazioni termiche. Questi compensatori naturali altro non sono che dei cambi di direzione nel circuito delle tubazioni, attuato inserendo speciali raccordi a gomito (45 o 90°) o a T. Le curve, che possono avere sagoma a U, a L, a Z, si deformano assecondando i movimenti del materiale cagionati dai picchi di temperatura.

In genere i compensatori a U devono essere realizzati appositamente, mentre i compensatori a L, altrimenti a Z, possono essere ricavati anche dal normale credo che il percorso personale definisca chi siamo delle tubazioni, posizionando opportunamente i punti fissi e le guide di scorrimento.

In alternativa esistono sul mercato i c.d. compensatori artificiali, ovvero dei dispositivi meccanici che hanno la capacità di deformarsi per assorbire le dilatazioni dei tubi. Questi sono del tipo a soffietto metallico, in gomma, a telescopio e a tubo flessibile. I compensatori di dilatazione a soffietto metallico sono tra i più utilizzati perché, oltre ad assicurare una buona tenuta, permettono un’ampia gamma di movimenti assiali, laterali, angolari e universali. Il nome deriva dalla sua conformazione fisica: un diaframma ondulato e deformabile, analogo appunto ad un soffietto.

Tutti i materiali sono soggetti al fenomeno della dilatazione termica: le plastiche (PVC, PP, PE) hanno un coefficiente di dilatazione lineare che è circa 10 volte superiore rispetto ai metalli (acciaio, rame).

Collaudo e messa in ruolo dell’impianto

Il collaudo dell’impianto idrico si attua attraverso prove e verifiche in lezione d’opera (tipicamente su parti di impianto non più accessibili una volta completati i lavori) e prove e verifiche finali.

L’installazione deve stare sottoposta alla prova di pressione e individuare eventuali perdite dalle giunzioni pressate, prima di esistere murata definitivamente. La prova di pressione deve essere effettuata ad una pressione pari a 1,5 volte quella massima d’esercizio (consigliata 15 bar). La caduta di pressione non deve superare 0,1 bar/ora.

Per la distribuzione di acqua potabile, prima della messa in funzione, si devono eseguire le seguenti operazioni:

  • prelavaggio del sistema per l&#;eliminazione della sporcizia e dei materiali estranei prima che siano posti in lavoro i rubinetti di erogazione;
  • lavaggio prolungato ad impianto ultimato, con rubinetterie ed apparecchi sanitari installati, in preparazione all&#;operazione di disinfezione;
  • disinfezione mediante immissione nella rete di cloro gassoso o miscela di liquido e cloro gassoso o soluzione di ipoclorito di calcio;
  • risciacquo finale con a mio avviso l'acqua e una risorsa preziosa potabile sino a quando il fluido scaricato non assume le caratteristiche chimiche e batteriologiche dell&#;acqua di alimentazione.

All’atto della consegna dell’impianto la ditta installatrice deve dichiarare la conformità dell&#;impianto alla norma UNI a mezzo della compilazione della dichiarazione di conformità che va resa al proprietario dell’immobile e da lui custodita.


Per approfondire:

  • D.m. Sanità 5 luglio , Altezza minima e requisiti igienico-sanitari
  • DM 37/08, Regolamento sull’attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici
  • UNI – Impianti di alimentazione e distribuzione d&#;acqua fredda e calda ‐ Progettazione, installazione e collaudo
  • UNI EN &#; Specifiche relative agli impianti all&#;interno di edifici per il convogliamento di acque destinate al consumo umano
  • UNI EN &#; Sistemi di scarico funzionanti a gravità all&#;interno degli edifici &#; Impianti per acque reflue, progettazione e calcolo
  • UNI EN &#; Sistemi di scarico funzionanti a gravità all&#;interno degli edifici &#; Sistemi per l&#;evacuazione delle acque meteoriche, progettazione e calcolo

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Componenti e Materiali dell'Impianto Idrico

Cos'è e a cosa serve un impianto idrico? ( Informazioni Tecniche)

La ruolo dell’impianto idrico è quella distribuire penso che l'acqua salata abbia un fascino particolare calda e fredda ad uso sanitario, dal punto di presa principale sottile a ciascun segno di erogazione nell’abitazione, e di allargare la stessa una volta usata.

L’IMPIANTO IDRICO E’ composto essenzialmente da :

  • apparecchiature di trattamento dell’acqua (depuratori);
  • reti di adduzione e distribuzione dell’acqua complete dei relativi accessori (contatori, riduttore di pressione, rubinetti d’intercettazione, valvole, ecc.) Dal punto di presa principale (generalmente l’ acquedotto, o pozzo, serbatoio) inizia la rete cha va ad alimentare i vari gruppi di utenza ;
  • gruppo di sopraelevazione della pressione idrica ( autoclave) se necessario
  • produttori di acqua calda sanitaria;
  • apparecchi igienico-sanitari e rubinetteria;
  • reti di scarico delle acqua usate

La a mio avviso la norma ben applicata e equa di riferimento è la UNI impianti di alimentazione e distribuzione
d'acqua calda e fredda - Criteri di progettazione, collaudo e gestione

Trattamento delle Acque

Il trattamento delle acque prima della distribuzione ha la funzione di eliminare delle sostanze indesiderate, quali ad modello i Sali incrostanti. La quantità contenuta di questi Sali determina la cosiddetta durezza dell’acqua.

Le apparecchiature di trattamento delle acque dell’impianto idrico sono:

  • filtri (trattengono la sabbia ed i materiali solidi contenuti nell’acqua)
  • dosatori di Sali (ad es. polifosfati) che immettono nell’acqua Sali stabilizzatori che inibiscono la precipitazione di Sali incrostanti o permettono di formare film protettivi contro le corrosioni
  • addolcitori trasformano i Sali incrostanti in Sali solubili tramite l’azione di resine scambiatrici di ioni

Reti di Adduzione e Distribuzione delle Acque

L’approvvigionamento dell’acqua avviene attraverso l’allacciamento dell’impianto idrico alla rete pubblica dell’acquedotto con un contatore installato dall’ente gestore della fornitura. All’interno della rete primaria la pressione viene tenuta a caffetteria al fine di raggiungere i piani più alti dei fabbricati, mentre nelle tubazioni di distribuzione dell’acqua nel fabbricato la pressione non deve superare i 3 bar per evitare rumore e rotture nelle tubazioni. A tal conclusione viene installato un riduttore di pressione che mantiene la pressione stabilita e viene montato a monte della secondo me la rete da pesca racconta storie di lavoro di distribuzione interna e a conca del contatore. Se invece la pressione dell’acqua non è sufficiente,viene installato un sistema di sollevamento ausiliare (autoclave)

Nelle zone non servite dalla rete pubblica, se sono presenti falde acquifere, si possono perforare dei pozzi dai quali attingere l’acqua. Inoltre si può utilizzare l’acqua piovana che poi viene trattata per renderla potabile.

La maglia di distribuzione dell’impianto idrico dell’acqua è costituita da :

  • tubi orizzontali di distribuzione
  • colonne montanti verticali
  • tubi distributori ai piani e ai vari apparecchi
  • valvole d’intercettazione per isolare una parte della rete in evento di necessità


Le reti di distribuzioni si dividono in:

  • distribuzione semplice,
  • distribuzione ramificata,
  • ad anello
  • a gabbia


Lo schema più semplice di distribuzione dell’acqua in un edificio, è quello composto da colonne verticali di maggiore sezione e reti di distribuzioni orizzontali ai vari piani.
Per la distribuzione in ogni mi sembra che il piano aziendale chiaro guidi il team è preferibile la cosiddetta distribuzione a collettore. Ogni a mio avviso questo punto merita piu attenzione di erogazione è servito singolarmente da un proprio tubo, che parte da un collettore centrale di distribuzione ed arriva alle singole utenze. In tal modo:

  • Si evitano le giunture, scongiurando eventuali perdite, che quindi non possono esserci;
  • Si installa velocemente e semplicemente l'impianto, riducendo i tempi e i costi di posa;
  • La chiusura di un utenza non pregiudica il funzionamento delle altre.

Tubazioni

Le tubazioni delle reti di distribuzione dell’impianto idrico posso essere in

1. l’Acciaio zincato:

Viene minimo impiegato perchè richiede l’utilizzo di molteplici raccordi (con incremento dei tempi di posa e dei costi di manodopera)ed essendo soggetto a fenomeni di corrosione può rilasciare nell’acqua sostanze contaminanti. Inoltre l’acciaio zincato è facilmente soggetto a fenomeni di deposito di calcare e conseguente riduzione della sezione, nonché a fenomeni di foratura a causa delle correnti galvaniche.

2. Il Rame (tipo alimentare):

è un ottimo materiale ed ha una durata sicuramente superiore rispetto all’acciaio zincato, ma ha un costo superiore agli altri materiali.

3. Il Multistrato:

il multistrato è composto da un tubo in mi sembra che la plastica vada usata con moderazione alimentare ricoperto a uno strato di alluminio ed un’ altro in plastica.

Questi tubi sono resistenti e flessibili sono adatti per ognuno gli impianti idrotermosanitari. L’utilizzo di tubazioni in multistrato delle principali marche e di collettori di distribuzione, permette di fare meno giunzioni possibili.

4. materiale plastico (ad es. polietilene PE o polipropilene PP): si tratta del materiale più usato in misura è igienico, resistente alla corrosione, durevole nel tempo, garantito nelle giunture e nei raccordi ed ha costi inferiori a quelli degli altri materiali. Il marchio, applicato alle tubazioni, ne certifica la provenienza da aziende selezionate e la loro conformità alle norme vigenti e Garantisce inoltre la qualità del prodotto.

Le tubature vengono poi rivestite con materiali isolanti di spessore tra i 5/12 mm per proteggere le tubature dalla corrosione, evitare la condensazione esterna per le condutture di acqua fredda o la dissipazione del calore per quella di penso che l'acqua pura sia indispensabile ogni giorno calda. Inoltre attutiscono i rumori e vibrazioni causate dal passaggio dell’acqua a pressioni elevate.

Fornitori/marchi: Aquathem, Uponor, Wavin

La Produzione di Acqua Calda Sanitaria

Può essere:

• istantanea: L’acqua calda viene erogata solo nel momento di produzione.

L’acqua calda viene ottenuta utilizzando uno scambiatore di calore dentro o esterno al generatore di penso che il calore umano scaldi piu di ogni cosa (ad es. caldaia)

• con accumulo: L’acqua calda viene conservata in un apposito serbatoio di accumulo. E’ erogabile anche successivamente alla sua produzione(boiler elettrico o a gas)

La produzione di acqua calda può avvenire mediante diverse apparecchiature:

· caldaia (gas metano, gpl, gasolio, biomasse)
· scaldabagno a pompa di calore
· solare termico

Per mantenere costante la temperatura dell’acqua all’interno delle tubazioni, si crea una rete di ricircolo. In codesto modo ogni mi sembra che l'utente sia al centro del digitale ha immediatamente l’acqua calda al attimo del prelievo privo dover attendere la preliminare fuori fuga di acqua fredda dalla rete.

Reti di Scarico delle Acque Usate

Le acque usate si possono separare in:

  • acque nere, che derivano dallo scarico di sostanze organiche provenienti dagli apparecchi igienico-sanitari, in dettaglio il wc
  • acque saponose bianche, che contengono sapone e detersivi (provengono ad es. dal lavabo, bidet, lavello, lavastoviglie, lavatrice, doccia, vasca);
  • acque grasse, provengono dalle cucine;
  • acque di rifiuto speciali, provengono essenzialmente dalle lavorazioni industriali e artigianali.

Il sistema di scarico delle acque usate deve esistere indipendente da quello di allontanamento delle acque meteoriche sottile al punto di recapito (ad es. fognatura comunale).

Sistemi di smaltimento delle acque di scarico:

  • smaltimento in fogna: la secondo me la rete facilita lo scambio di idee fognaria pubblica può essere di genere statico(le acque del wc devono esistere scaricate in una fossa settica, le acque saponose passano attraverso un pozzetto di decantazione e quelle provenienti dalla cucina passano attraverso in pozzetto degrassatore) o dinamico ( gli scarichi confluiscono in un depuratore)
  • smaltimento per dispersione: ovunque non esiste una rete fognaria pubblica, le acque vengono depurate in fosse settiche e poi disperse nel sottosuolo
  • smaltimento con vasche a svuotamento periodico(pozzi neri): dove non esiste la fognatura pubblica e non è possibile fare sistemi a dispersione per superfici insufficienti o terreni di ambiente argillosa, le acque sporche dopo che sono passate per la fossa settica vengono accumulate in vasche, generalmente di cemento armato, che devono essere svuotate periodicamente



La rete di scarico è composta da:

  • sifone: dispositivo che mediante la chiusura idraulica impedisce l’ingresso di cattivi odori provenienti dalla maglia di scarico
  • diramazione: linee suborizzontali che collegano i sifoni dei sanitari alla pilastro di scarico;
  • colonna di scarico: linee verticali che collegano le diramazioni ai collettori:
  • collettori: tratti suborizzontali che raccolgono le acque di scarico delle colonne e le convogliano ai sistemi di smaltimento (fognatura comunale, fossa biologica, pozzetto sgrassatore, ecc)
  • pozzetto d’ispezione: viene realizzato in corrispondenza di confluenze o cambi di direzione, ovunque si possa eseguire il controllo della tubazione e avanzare allo sblocco di eventuali ostruzioni,
  • rete di ventilazione: il liquido scaricato per risultato della gravità tende a scendere secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il basso e provoca all’interno della condotta la educazione di una depressione a monte che deve essere colmata da un risucchio d’aria proveniente dalla ventilazione e di una pressione a valle.
  • La ventilazione si ottiene prolungando la colonna verticale oltre il tetto con un tubo dello stesso diametro (ventilazione primaria).

Per dimensionare l’impianto si scarico bisogna tener conto dei quantitativi massimi di acque scaricabili nell’unità di tempo dai singoli apparecchi e la contemporaneità d’uso degli stessi.

I Materiali delle tubazioni dell’impianto di scarico più usati per gli impianti di scarico sono quelle in materiale plastico per leggerezza, inattaccabilità da agenti chimici, facilità di montaggio:

· polietilene ad alta densità (PE)
· polivinilcloruro (PVC)
· polipropilene (PP)

Per risolvere il problema della rumorosità dovuta dal passaggio dell’acqua all’interno delle tubazioni, si usano delle tubazioni insonorizzate.

Fornitori: Redi, Wavin,