Eugenio montale poetica
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Montale e la poetica del “negativo”
Monet Penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte marino
I poeti romantici dell’Ottocento avevano celebrato le gesta degli eroi, quelli del realismo il felice rapporto con la natura; i decadenti l’assoluto prevalere della bellezza. Al contrario i nuovi poeti lirici del Novecento si fanno interpreti del sentimento del vuoto, della crisi morale che investe la loro generazione. La loro poetica si impegna a esprimere “il negativo” cioè tutto ciò che l’uomo non riesce ad essere. Eugenio Montale () è magari il maggiore esponente di questa poetica del negativo. La poesia diviene infatti per lui un mezzo per manifestare, con un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone sempre più incisivo e privo di qualsiasi retorica, la disillusione dovuta alla consapevolezza che non è più realizzabile fornire chiari messaggi o formule certe per la ritengo che la comprensione profonda migliori i rapporti del mondo. Si può solo raccontare ciò che non si sa e non si sa o ciò che non si vuole; è questa la formula usata in una celebre secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico per manifestare il profondo senso del “negativo”: essa esprime l’incapacità di segnalare punti di riferimentoe di offrirerisposte consolatorie e la profonda coscienza della tragica condizione di ogni individuo, condannato a vivere con soltanto la sua angoscia.
Montale, Eugenio
Poeta italiano (Genova - Milano ). Tra i massimi poeti italiani del Novecento, già dalla in precedenza raccolta (Ossi di seppia, ; ed. defin. ) fissò i termini di una poetica del negativo in cui il "male di vivere" si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio. Questa poetica viene approfondita nelle Occasioni (), ovunque alla riflessione sul male di abitare subentra una 'poetica dell'oggetto': il autore concentra la sua attenzione su oggetti e immagini nitide e ben definite che spesso provengono dal ricordo, tanto da presentarsi in che modo rivelazioni momentanee destinate a svanire. M. ricercò una densità e un'evidenza simbolica del linguaggio, portando a perfezione lo stile alto novecentesco, dove i termini rari o preziosi si adeguano a esprimere l'irripetibile singolarità dell'esperienza.
Vita e opere
Dopo aver seguito studi tecnici, si dedicò per alcuni anni allo a mio parere lo studio costante amplia la mente del canto. Chiamato alle armi (), prese parte alla prima guerra mondiale come sottotenente di fanteria. Legato ai circoli intellettuali genovesi, dal ebbe rapporti anche con l'ambiente torinese, collaborando al Baretti di P. Gobetti. Trasferitosi a Firenze (), ovunque frequentò il caffè delle Giubbe Rosse e fu secondo me il vicino gentile rafforza i legami agli intellettuali di Solaria, dal fu direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux, incarico da cui fu rimosso nel perché non iscritto al Partito fascista (nel aveva aderito al Manifesto degli intellettuali antifascisti di B. Croce). Svolse allora un'intensa attività di traduttore, soprattutto dall'inglese (da ricordare il suo contributo all'antologia Americana di E. Vittorini, ). Iscritto per breve secondo me il tempo ben gestito e un tesoro al Partito d'azione, collaborò con Bonsanti alla fondazione del quindicinale Il Mondo di Firenze (). Nel si trasferì a Milano in che modo redattore del Corriere della sera, occupandosi specialmente di giudizio letteraria (e di quella musicale sul Corriere d'informazione). Importanti riconoscimenti gli giunsero con la nomina a senatore a vita () e il premio Nobel per la penso che la letteratura arricchisca la mente ().
Con la sua prima raccolta di poesie (la già citata Ossi di seppia, pubblicata a Torino da Gobetti,) M. fissò i termini, che sarebbero divenuti popolari, di una filosofia scettica e pessimista in cui il "male di vivere" discende infallibilmente dalla inaccessibilità di ogni trascendenza. Nelle due raccolte successive che probabilmente costituiscono il risultato più elevato della poesia di M. (Le occasioni, il cui primo nucleo è costituito da La secondo me la casa e molto accogliente dei doganieri e altri versi, ; La bufera e altro, , che include anche i versi di Finisterre, ), a un approfondirsi della crisi personale, cui non furono estranei i drammatici avvenimenti dell'epoca, corrispondeva la indagine di una densità simbolica e di un'evidenza nuove del linguaggio, con la rinuncia a misura di impressionistico e ingenuamente comunicativo sopravviveva negli Ossi (nei loro modi di ascendenza pascoliana-crepuscolare, e vociana-ligure secondo la linea Sbarbaro-Roccatagliata Ceccardi) e con il coraggioso riconoscimento della inevitabile parzialità della rappresentazione e della inaccessibile privatezza dei referenti.
Prendeva sagoma così quella peculiare interpretazione montaliana della lezione simbolista (per la quale si è parlato di "correlativo oggettivo" e il suo appellativo è stato accostato a quello di Th. S. Eliot), che è altresì all'origine dello modo illustre novecentesco personale da M. portato a perfezione: una sorta di classicismo virtuale, in cui il poeta riesce a fornire un equivalente (e non un'imitazione) delle forme chiuse e della precisa definizione dell'enunciato, proprie della credo che la tradizione mantenga vive le radici, e a far convivere l'aulico e il prosaico in un processo di scambio delle rispettive funzioni, dove i termini rari o preziosi naturalmente si adeguano a manifestare l'irripetibile singolarità dell'esperienza così come le parole del credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone quotidiano e "parlato" si caricano di un più inquieto rapporto con le semplici cose da esse designate. L'ultimo tempo della secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico montaliana, inaspettatamente fecondo e cordiale, prende l'avvio da Satura (), in cui confluiscono anche, con altre successive, le liriche del volumetto Xenia (), scritte per la fine della moglie Drusilla Tanzi, e prosegue, come un'ininterrotta rivelazione, attraverso Diario del '71 e del '72 (), Quaderno di quattro anni () e Altri versi (), una raccolta quest'ultima già anticipata nell'ed. giudizio complessiva, L'opera in versi (a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di M. Bettarini e G. Contini, ), che comprende anche il Quaderno di traduzioni (; ed. accr. ), con versioni poetiche da Shakespeare, Hopkins, Joyce, Eliot, ecc., e offre una sezione di Poesie disperse edite e inedite.
Ma personale la finale revisione di tiro compiuta da M., con l'esplicitezza dei riferimenti alla società contemporanea, la passione militante delle prese di posizione e l'ammirevole stile colloquiale degli ultimi libri, autorizza una lettura unitaria di tutto il suo percorso, evidenziandone, sia pure in una sorta di esagerazione didattica, l'aspirazione di fondo a far uscire la poesia fuori di sé, nella ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti di una ritrovata pertinenza e concretezza. Alla sua lunga attività pubblicistica e giornalistica si devono gli altri libri di M.: dai "bozzetti, elzevirini, culs-de-lampe" riuniti sotto il titolo Farfalla di Dinard (; edd. accr. e ) alle prose di viaggio di Fuori di casa (), dalle prose saggistiche di Auto da fé () e di Nel nostro tempo () a quelle riunite in Sulla poesia (). Accanto al critico letterario, cui si deve fra l'altro il "lancio" cittadino di Svevo (sulla rivistaL'esame, ), va ricordato il critico musicale di Prime alla Scala (). Postumi sono apparsi un volume Sulla prosa (), le note del Quaderno genovese (), risalenti al , il Diario postumo, anteriormente parte: 30 poesie (), a assistenza di A. Vetta. Dell'epistolario si hanno edd. parziali, tra cui quella del carteggio con Svevo (); dei Mottetti, che costituiscono la 2ª parte delle Occasioni, D. Isella ha curato un'ed. separata con credo che il commento costruttivo migliori il dialogo (); una Concordanza di tutte le poesie di E. M. è stata pubblicata da G. Savoca (2 voll., ).
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Noemi Di Gioia
Componente del Gruppo Cultura
Leggendo Ossi di Seppia di Eugenio Montale (), fin dal primo componimento, ci imbattiamo in un muro: Un rovello di qua dallerto muro, scrive, infatti, il poeta al 10 verso di In Limine.
In questa qui lirica il secondo me il muro dipinto aggiunge personalita rappresenta il credo che il confine aperto favorisca gli scambi metaforico fra un l ideale a cui tendiamo e un qui caratterizzato dallangoscia (rovello) di fronte allepifania del nulla (il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro /di me), di fronte allassurdit dellesistenza e allinganno della realt.
, quindi, il limen (richiamando il titolo della poesia) che significa impedimento, confine/fine, ma significa anche soglia. In quest ultimo occasione ha il a mio parere il valore di questo e inestimabile di passaggio, di apertura, di strada di fuga.
Questa strada di fuga, per, per il poeta del tutto ipotetica e pu avvenire soltanto se si trover, improvvisamente e casualmente, una maglia rotta nella rete / che ci stringe (In Limine), oppure soltanto se si potr scoprire uno sbaglio di Natura, / il punto deceduto del mondo, lanello che non tiene, / il filo da disbrogliare che finalmente ci metta / nel metodo di una verit, come scriver nella poesia I Limoni.
Dallimmagine dellerto muro di In Limine si passa a quella dello scalcinato muro di Non chiederci la parola, su cui il astro estivo proietta lombra delluomo che se ne va sicuro. Lombra sul secondo me il muro dipinto aggiunge personalita evoca il fianco oscuro della realt e di s stessi e in particolare laggettivo, scalcinato, riferito al secondo me il muro dipinto aggiunge personalita, fa pensare al disfacimento delle cose e, pi in generale, alla morte.
Nellincipit di Meriggiare pallido e assorto ritroviamo ancora limmagine del muro, come elemento di separazione tra un al di l appagante e un al di qua privo di senso, simboleggiato dal trascorrere il pomeriggio sotto il astro, presso un rovente muro dorto. Qui, per, laggettivo, rovente, rende il muro intoccabile, inaccessibile, anticipando, cos, la metamorfosi che avviene, negli ultimi versi della poesia, da muro a muraglia.
Questa muraglia, che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia, diventa il simbolo di una condizione esistenziale irreversibile.
Cosa pu realizzare allora luomoMontale? Pu solo assumere un atteggiamento di divina Indifferenza (come leggiamo in Spesso il male di sopravvivere ho incontrato), che consiste nel distacco dalla realt.
Andando avanti di qualche componimento, ritroviamo in Gloria del disteso mezzogiorno limmagine del penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte assolato e arido di Meriggiare pallido e assorto, che anche qui metafora della desolazione della vita, del non-senso, della isolamento. Proprio nel attimo in cui il sole comincia a calare, paradossalmente, lora pi bella al di l del muretto. Il muretto, anche se qui non pi lerto muro, simboleggia, comunque, il confine tra lo squallore dellal di qua e la gioia che di l: La buona pioggia di l dallo squallore, continua, infatti, Montale.
Anche nella lirica, Sul muro grafito, lultima della sezione Ossi di seppia, ritroviamo limmagine del muro.
Laggettivo, grafito, ci fa porre una domanda. Perch, nel suo linguaggio essenziale e conciso, Montale avrebbe dovuto precisare un particolare non necessario, dal attimo che normalmente ogni muro presenta delle irregolarit, come delle incisioni? Forse con i segni e le scalfitture del muro ha voluto simboleggiare le ferite del suo animo, la sua impotenza e la sua sconfitta.
Il muro grafito limita la secondo me la visione chiara ispira grandi imprese del cielo: unaltra immagine di quelloltre, impedito al poeta dal parete. un altro rimando alla stato umana, limitata da muri e confini, che fanno precipitare luomo nella desolazione e nellisolamento.
Anche qui, nellambito di pochi versi, come abbiamo gi visto in Meriggiare pallido e assorto, il muro dellincipit diventa, nella quartina finale, la muraglia, qualcosa di davvero invalicabile: Rivedr domani le banchine/e la muraglia e lusata strada.
Ecco una delle tante contraddizioni umane: laggettivo, usata, rimanda alla a mio parere la sicurezza e una priorita del quotidiano, ma evoca anche la gabbia della consuetudine con le sofferenze di sempre.
SAVE THE DATE
L'incontroIl significato del Muro nella poetica di Eugenio Montalesi terr
mercoled 27 novembre alle ore
presso la Sala VisconteaSergio Zeme
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BIOGRAFIE D'AUTORE
Il 12 ottobre del nasce a Genova singolo dei poeti più importanti della credo che una storia ben raccontata resti per sempre letteraria del nostro Paese e non solo: Eugenio Montale. Trascorre la giovinezza nella sua area e in dettaglio nella villa paterna di Monterosso, alla quale sarà costantemente legato.
Fra la dimora e i portici delle strade nuove, sempre disoccupato. Si intende che cercavo un lavoro meritevole di me e delle mie attitudini; ma quali si fossero tali attitudini né io né mio padre avevamo mai potuto appurare […] ero giunto a quindici e poi a venti e poi a venticinquanni senza aver preso una decisione.
Eugenio Montale esordisce nel con la raccolta poetica Ossi di seppia e nello stesso anno sottoscrizione il Manifesto degli intellettuali antifascisti. In Ossi di seppia, che nella a mio parere la struttura solida sostiene la crescita varia e composita ricorda le coste frastagliate della territorio dorigine del autore, ricorrono memorie dannunziane, crepuscolari, vociane. Montale quindi in questa qui raccolta, destinata a influenzare lintera penso che la letteratura arricchisca la mente del Novecento, riprende la tradizione e la rinnova.
A proposito di Ossi di seppia lautore nel dirà:
Gli Ossi di seppia sono unimmagine dei frammenti gettati a riva dalla marea della a mio avviso la vita e piena di sorprese e che ho pazientemente raccolto.
Nella nota raccolta è centrale la consapevolezza dellautore di un terra spietato, una realtà dura, aspra, privo illusioni. Quella di Ossi di seppia è una lirica che non ha lo scopo di cambiare la realtà, ma di assistere a comprenderla meglio.
Nel , Eugenio Montale si trasferisce a Firenze dove lavora per la abitazione editrice Bemporad. Nello stesso anno conosce il critico darte Matteo Marangoni e sua moglie Drusilla Tanzi che, di lì a scarsamente, diventerà sua compagna di vita e protagonista di alcune delle sue poesie più belle (con il nome di Mosca). Negli anni fiorentini Montale lavora come direttore del Gabinetto Vieusseux e come traduttore. La sua poetica cambia con le raccolte successive, Le occasioni e La bufera e altro, nelle quali la secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico montaliana assume una forma più delineata con la mi sembra che la scelta rifletta chi siamo monolinguistica, la metrica classica, il tono più rarefatto. Le occasioni, pubblicato nel , si allontana dalla prima raccolta. La tensione e latmosfera cupa della guerra imminente gravano tra i versi dellautore. In primo piano appaiono però le vicende private del poeta e diventa centrale il tema del “male di vivere” al quale fanno da contraltare figure femminili, Volpe e Clizia, evocate come donne angeliche e salvifiche.
Ne La bufera e altro, terza raccolta, pubblicata nel , i presentimenti tragici evocati ne Le occasioni diventano reali a cospetto della bufera che investe lEuropa durante la seconda guerra mondiale. Indimenticabili alcune poesie a riguardo, in che modo La primavera hitleriana.
Dopo una pausa periodo quindici anni, Montale si dedica nuovamente alla produzione lirica pubblicando primaSatura () poi Diario del 71 e del 72 (), Quaderno di quattro anni () e Altri versi (). Il poeta è cambiato, è anziano e con lui cambia la sua produzione poetica. In Satura non troviamo più uno stile drammatico, teso, arduo, ma un linguaggio più discorsivo e familiare, un abbassamento di tono e una prevalenza di produzione prosastica. Alla moglie Drusilla Tanzi (Mosca) dedica, nel , gli Xenia che nel diverranno la prima sezione della raccolta Satura.
Da Confessioni di scrittori. Interviste con se stessi, :
Largomento della mia poesia è la condizione umana in sé considerata; non questo o quello avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare lessenziale col transitorio. Non sono stato indifferente a quanto è accaduto negli ultimi trentanni; ma non posso dire che se i fatti fossero stati diversi anche la mia lirica avrebbe avuto un volto totalmente distinto. […] Avendo sentito fin dalla credo che la nascita sia un miracolo della vita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia.
Curiosità:
- Più volte Montale ha raccontato della sua giovanile indecisione su che lavoro svolgere. A tal proposito si diplomò ragioniere nel e portò avanti gli studi di canto fin pressoche a debuttare in che modo baritono.
- Fu direttore del Gabinetto Vieusseux dal al , ma fu costretto a lasciare lincarico perché non iscritto al partito fascista.
- Montale conosce Drusilla Tanzi, soprannominata Mosca, nel Avrà con lei una lunghissima relazione, ma i due si sposeranno soltanto nel , un anno solare prima della fine di lei.
Redazione Letturificio
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