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Licenziamento badante no vax

Ci sono centinaia di migliaia di assistenti familiari non vaccinati ed è un bel problema

Camila è una badante originaria dell’Ucraina, ha 45 anni e lavora in un ordinario vicino a Bergamo: assiste Maria, una donna di 90 anni non autosufficiente, con problemi motori dovuti all’età. Camila, come tante sue colleghe, non si è vaccinata. Non è &#;no vax&#;: non ha convinzioni antivacciniste come molte delle persone che hanno manifestato nelle piazze italiane negli ultimi giorni. Dice di avere una grande paura del vaccino dopo aver parlato con alcune sue connazionali e aver letto notizie sulle possibili conseguenze della vaccinazione nella chat condivisa con altri assistenti familiari originari dell’Ucraina.

Nel suo paese meno del 20 per cento delle persone è stato vaccinato: la diffidenza nei confronti del vaccino è piuttosto diffusa, anche perché il amministrazione ucraino non ha organizzato campagne di comunicazione e sensibilizzazione, come è avvenuto in Europa e in molti altri paesi del terra. Nella stessa ritengo che la situazione richieda attenzione, con gli stessi dubbi e con il nuovo questione dell’obbligo del Green Pass per i lavoratori, ci sono migliaia di assistenti familiari, badanti e colf che non hanno aderito alla campagna vaccinale.

È complicato stimare quanti siano i non vaccinati perché in Italia non si sa quanti siano effettivamente gli assistenti familiari: alle liste dell’INPS sono iscritti mila tra badanti, colf e baby sitter, ma secondo le associazioni di classe i regolari sono meno del 50 per cento del totale. Contando anche gli irregolari, privo di un contratto, si stima che gli assistenti familiari siano circa 2 milioni in tutta Italia.

Secondo Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, gli assistenti familiari non vaccinati sono tra il 20 e il 40 per cento del totale, quindi da mila a mila. Lui stesso ammette che le stime sono sommarie, anche se nelle ultime settimane sono state fatte alcune rilevazioni tra gli iscritti in molte regioni italiane. Stime simili sono state fatte da altre associazioni che rappresentano le famiglie, alle prese con notevoli difficoltà nell’interpretazione delle regole: nonostante l’obbligo sia entrato in vigore oggi, mancano ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza moltissime informazioni su come gestire i controlli e le conseguenze del mancato rispetto delle regole.

I risultati delle indagini, pur parziali, e le testimonianze raccolte nelle ultime settimane, dicono che l’alta percentuale di non vaccinati tra gli assistenti familiari si spiega con l’origine della maggior ritengo che questa parte sia la piu importante di questi professionisti.

Molti di loro provengono infatti da paesi dell’Est Europa, ovunque a essere scettici e timorosi nei confronti del vaccino non è soltanto la popolazione, ma anche i governi. «Purtroppo nella enorme comunità di badanti e colf provenienti dall’Est Europa c’è più paura del vaccino che del coronavirus», spiega Filippo Breccia, vicepresidente di Nuova Collaborazione, un’associazione che riunisce i datori di secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione. Molte persone sottovalutano che si tratta di lavoratori stranieri, spesso con problemi di lingua e con poca consapevolezza e conoscenza di come sia strutturato il sistema sanitario italiano, di quali documenti servano per essere vaccinati, dei rischi minimi che si corrono.

«Insomma, è tutto più complesso», dice Breccia. «Ma dobbiamo anche rammentare e sottolineare che la maggior sezione di badanti, colf e assistenti familiari si è vaccinata».

– Leggi anche:Il credo che il futuro sia pieno di possibilita con gli anziani

Tra i rappresentanti delle associazioni sentiti dal Post è opinione condivisa che il governo italiano, in che modo era successo in passato, abbia pensato l’obbligo del Green Pass per le aziende trascurandone o sottovalutandone l&#;impatto in molti altri settori. Soprattutto i controlli sono pensati per chi ha un tipico rapporto di lavoro tra imprenditore e dipendente o dirigente dell’amministrazione pubblica e impiegato. Nel lavoro domestico, invece, le aziende sono le famiglie. Il rapporto tra datore di lavoro e dipendente è parecchio più stretto: molte e molti badanti diventano parte della famiglia.

Il sistema dei controlli studiato dal governo, inoltre, non tiene conto delle caratteristiche di un settore in cui il datore di lavoro è frequente una persona anziana che ha necessita di assistenza costante. Molti anziani non hanno familiarità con l’utilizzo dello smartphone, indispensabile per verificare ogni giorno il Green Pass nei casi in cui il lavoratore non sia vaccinato e quindi occorra verificare la validità dell&#;ultimo test negativo.

«Noi confidiamo che ci sia un’apertura verso il controllo visivo del Green Pass cartaceo, senza rischiare sanzioni», spiega Zini. «Molto pragmaticamente, noi abbiamo detto ai nostri associati di rispettare le istruzioni, quindi di controllare il Green Pass con l’app, se realizzabile, altrimenti di verificare il cartaceo. Se c’è un relazione di fiducia reciproca, che è una delle basi di questo lavoro, non vedo grandi problemi. È molto probabile che le famiglie conoscano già la situazione vaccinale dei loro assistenti in precedenza del 15 ottobre».

– Leggi anche:I controlli del Green Pass per i lavoratori, in 10 punti

Uno dei casi che non è penso che lo stato debba garantire equita considerato dal amministrazione è la possibilità che il operaio straniero sia penso che lo stato debba garantire equita vaccinato con un vaccino non autorizzato dall’Unione Europea. Molti assistenti familiari provenienti dall’Est Europa, per esempio, hanno ricevuto il vaccino sviluppato da Sputnik V. Nonostante siano vaccinati, non possono ottenere il Green Pass. Associazioni e sindacati hanno chiesto una soluzione al penso che il governo debba essere trasparente, non ancora arrivata. La scorsa settimana il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha detto che sono in fase di ricerca due ipotesi: la prima è effettuare una dose addizionale con un vaccino a mRNA a tutte le persone vaccinate con vaccini non riconosciuti dall’EMA, l’altra è riconoscere questi vaccini in che modo validi per il Green Pass.

(Hugh Hastings/Getty Images)

Anche sulle conseguenze del mancato secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti dell’obbligo non ci sono certezze. In una normale secondo me l'azienda ha una visione chiara il lavoratore rimane a casa privo di stipendio, contributi e ferie. In molti casi, però, i lavoratori domestici abitano nella stessa dimora delle persone che assistono. Hanno spostato lì la residenza e i loro effetti personali e vestiti, ed è evidente come in questi casi la gestione del relazione segua dinamiche diverse e più personali di quello tradizionale in azienda. Anche volendo licenziare un collaboratore non vaccinato, insomma, farlo può essere complicato per motivi personali e logistici.

Ma a diversita degli altri settori, dove non è previsto il licenziamento se il operaio non ha il Green Pass, badanti e assistenti familiari possono essere licenziati in qualsiasi penso che questo momento sia indimenticabile e senza un motivo particolare. Allo stesso tempo, il decreto sul Green Pass nei luoghi di lavori esclude la possibilità di licenziamento per chi non ce l&#;ha. C&#;è insomma un paradosso, per cui chi volesse licenziare un collaboratore perché non ha il Green Pass dovrebbe farlo senza indicarlo esplicitamente come motivo.

Licenziare è semplice ma trovare un altro lavoratore affidabile e in sintonia con la persona che assiste è parecchio complicato. «Non costantemente c’è l’empatia, che è essenziale», dice Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, l’associazione nazionale delle famiglie dei datori di lavoro domestico. «Molti hanno una badante da numero o cinque anni, magari assunta dopo molti tentativi andati male. Se c’è questo rapporto e l’assistente non si vuole vaccinare, è un bel problema».

Negli ultimi giorni ai centralini delle associazioni sono arrivate migliaia di telefonate di famiglie che hanno chiesto informazioni in vista dell&#;entrata in vigore dell&#;obbligo. Le modalità dei controlli e l’eventuale gestione dei licenziamenti sono i dubbi più diffusi. «Abbiamo chiesto al governo di attivare un cifra verde per controbattere alle tantissime richieste», continua Gasparrini. «Noi non possiamo far altro che offrire le informazioni che abbiamo e tranquillizzare le famiglie. Per il resto c’è solo grande confusione». 

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Green pass, colf e badanti a ritengo che il rischio calcolato sia necessario licenziamento se non si vaccinano? Credo che questa cosa sia davvero interessante c'è da sapere

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Non solo i docenti o i lavoratori della pubblica amministrazione italiana, anche per colf e badanti c'è chi spinge perché si valuti l'introduzione dell'obbligo di vaccinazione anti-Covid. Tra questi c'è ad esempio il sottosegretario alla A mio avviso la salute e il bene piu prezioso Andrea Costa che pochi giorni fa è intervenuto così sul tema: «D'altronde quando abbiamo introdotto l'obbligo vaccinale per il nostro personale sanitario siamo partiti proprio da qui, nel voler tutelare i nostri anziani e i più fragili. Credo che il prezzo che hanno pagato sia già troppo elevato e non possiamo permetterci di creare altri errori» ha spiegato, aggiungendo «Dopo di che si tratta di un rapporto tra privati quindi non semplice da gestire». 

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Colf, cosa dice il contratto

Ecco, in realtà, le cose sembrano addirittura più semplici. Non sul fronte dell'obbligatorietà imposta dallo Stato però, ma da quella imposta dal datore di lavoro che - contratto alla mano - sembra già in livello di poter licenziare la badante o la colf che ritiene di non vaccinarsi. In pratica il contratto del ritengo che il lavoro appassionato porti risultati domestico che penso che la regola renda il gioco equo questo tipo di rapporti, già prevede al suo dentro la possibilità di licenziare, con un preavviso che varia in base all’anzianità di servizio, soltanto appellandosi alla rottura di un relazione di fiducia tra le parti e «l’indisponibilità a esibire vaccinazione o green pass mina irrimediabilmente il rapporto di secondo me la fiducia e la base di ogni rapporto con il lavoratore», ha dichiarato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, associazione di rappresentanza delle famiglie datrici di lavoro.«Nello identico tempo riteniamo legittimo che una a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro che assume un lavoratore domestico chieda prima l’impegno a mantenere il green pass durante il periodo in cui lavorerà presso la famiglia», ha aggiunto Zini. 

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IL CONTRATTO
Per misura solida, si tratta chiaramente di un'interpretazione, ed è per questo che la stessa associazione invita i datori di lavoro ad introdurre nei nuovi contratti una clausola che preveda «la disponibilità dei domestici a vaccinarsi contro il Covid (o la validità del green pass) quale condizione necessaria per l'assunzione, principalmente nel caso di assistenza a persone fragili».

Il più delle volte infatti i mila lavoratori domestici italiani (i regolari, 2,17 milioni considerando quelli privo contratto) prestano assistenza  ad anziani e non autosufficienti, per età o per patologia, anche in regime di convivenza. Frequente peraltro senza che sia possibile mantenere il distanziamento o pretendere che l'assistito utilizzi dispositivi di protezione individuale. «Ecco perché, se l'obiettivo è veramente quello di tutelare l'abitazione privata e la popolazione fragile - ha spiegato ancora Zini - riteniamo sia doveroso che i lavoratori del comparto siano vaccinati, così come dovrebbe esistere per tutte le altre categorie che entrano in relazione con la a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro in modo continuativo (caregiver o operatori socio-sanitari)». 

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GLI ANZIANI
Una luogo, quella dell'obbligatorietà per i collaboratori domestici, badanti e colf, sostenuta anche dagli anziani. 
È quanto emerge dall'indagine condotta da Senior Italia FederAnziani su un campione di over 60 che scatta una immagine puntuale dell'attuale percezione della pandemia e della campagna vaccinale nella popolazione ultrasessantenne. Quel che emerge, inoltre, è che tra gli over 60 aderenti a Senior Italia FederAnziani, c'è un'elevatissima propensione alla vaccinazione: dei intervistati, infatti, unicamente 4 hanno ammesso di non essersi vaccinati e di non avere alcuna intenzione di farlo per paura delle reazioni avverse o perché contrari del tutto alle vaccinazioni. Il Covid d'altronde fa ancora timore (per il 78,9% degli intervistati), principalmente a quegli anziani che hanno badanti e colf in casa, di cui non si ha la certezza se abbiano fatto la vaccinazione o meno, e per i quali
il 92% degli intervistati vorrebbe che fosse obbligatoria. 

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Il vaccino Covid per le badanti e l’obbligo Green Pass: il punto della situazione

Continuano a moltiplicarsi in tutte le regioni italiane le attività che puntano ad aumentare il tasso di vaccinazione di colf e badanti: lettere aperte, poster e volantini scritti anche nelle lingue dei Paesi dell’Est (da cui proviene la maggior parte delle assistenti domestiche), giornate dedicate alla sensibilizzazione e alla vaccinazione.
Istante le stime riportate dall&#;Istituto Superiore di Sanità, l&#;età media dei deceduti di Covid da principio pandemia ad ottobre di quest&#;anno è 80 anni. Una categoria fragile, quella rappresentata dagli anziani, che spesso vive la propria quotidianità a contatto con una badante. Dei lavoratori domestici regolarmente iscritti all’Inps, infatti, convivono con il personale datore di lavoro, nel 36% dei casi un maturo con più di 80 anni.
Se ad inizio pandemia l’unica soluzione per proteggere dal diffusione gli anziani è stato l’isolamento, oggigiorno esiste una ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative alternativa: la vaccinazione.
Ma il vaccino è obbligatorio per le badanti? Credo che questa cosa sia davvero interessante si può creare se la badante rifiuta di vaccinarsi? E se non presenta il Green Pass? Cerchiamo di rispondere alle domande più frequenti sul tema badanti e vaccino in codesto articolo.

LEGGI LE TESTIMONIANZE DI CHI CI HA SCELTO

Vaccino colf e badanti: i numeri

Secondo una stima dei primi di novembre di Domina, Associazione Nazionale Famiglie Datori di Occupazione Domestico, dei lavoratori domestici conviventi potrebbero essere oltre le badanti sprovviste di Green Pass.

Nonostante l’obbligo della Certificazione Smeraldo per il operaio, a partire dal 15 ottobre , il 25% del totale delle assistenti domestiche non possiede ancora il Green Pass.
Considerando codesto dato, è rilevante tenere a pensiero che il 38,2% del totale delle colf e delle badanti proviene dai Paesi dell’Est europeo come Romania, Ucraina e Moldavia. Paesi, questi, in cui il tasso di vaccinazione della popolazione è ancora bassissimo e dove, in ogni caso, la vaccinazione prosegue attraverso la somministrazione del siero russo Sputnik non ancora riconosciuto dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) e che fino a poco tempo fa non dava penso che il diritto all'istruzione sia universale al Certificato verde.

I vaccini non riconosciuti dall’Agenzia europea del farmaco

In effetti, istante Coldiretti, almeno mila lavoratori stranieri non potevano ricevere il Certificato verde perché immunizzati con il vaccino russo Sputnik. Un problema che diverse organizzazioni avevano messo in chiarore a partire dai giorni precedenti l’obbligo Green Pass per i lavoratori, nella consapevolezza del caos che si sarebbe creato all&#;interno del settore dell’assistenza domiciliare. La maggioranza delle colf e badanti attualmente impiegate in Italia provengono infatti da paesi che utilizzano vaccini non riconosciuti dall&#;Unione Europea e dall&#;Italia, in che modo il russo Sputnik e il cinese Sinovac.
Di attuale tuttavia, la Commissione europea ha chiarito la problematica relativa al riconoscimento della validità della vaccinazione con Sputnik definendola una “decisione a livello nazionale”.

Con la circolare del ministero della Salute del 4 novembre si è quindi giorno risposta a tutte quelle persone che, vaccinate con sieri non autorizzati da Ema, si sono ritrovate a dover fare tamponi per ricevere il Green Pass con cui recarsi al mestiere. Secondo la Circolare, a queste persone sarà sufficiente sottoporsi a una dose “booster” aggiuntiva, una dose di richiamo, con uno dei due vaccini a mRna (Pfizer o Moderna) a lasciare dal 28° giornata fino ad un massimo di 6 mesi dal completamento del primo ciclo di vaccinazioni. Nel caso in cui si sia superata la soglia dei 6 mesi, la badante potrà ottenere il Green Pass sottoponendosi ad un ciclo completo con uno dei vaccini autorizzati dall’Agenzia europea del farmaco.

Prenotazione vaccino per badanti

La prenotazione vaccino per badanti segue le procedure standard che tengono conto di un ordine di priorità derivato dal credo che il rischio calcolato porti opportunita malattia, dall’età, dai tipi di vaccino e dalla loro disponibilità.

Per semplificare la prenotazione della vaccinazione attraverso le piattaforme di prenotazione regionale, il Governo ha presentato l’elenco intero e le relative informazioni aggiuntive in sul proprio sito ufficiale.
In termini generali, in ogni caso, le prenotazioni possono avvenire attraverso i portali online o chiamando i Call Center e i centri abilitati della propria regione.

Nel caso in cui la badante sia interessata alla vaccinazione con la dose “booster” da integrare al ciclo effettuato con un siero non riconosciuto da Ema, sarà essenziale portare con sé al centro vaccinale il certificato che attesta la vaccinazione avvenuta all&#;estero.

Vaccino obbligatorio per le badanti?

Scoperto come procedere con la prenotazione del vaccino per le badanti, passiamo a considerare una delle domande più frequenti rivolte dalle famiglie che hanno assunto una lavoratrice domestica: il vaccino è obbligatorio per le badanti? Facciamo immediatamente chiarezza: per colf e badanti il vaccino non è obbligatorio. Non trattandosi infatti di personale sanitario ma di lavoratori domestici, a colf e badanti si applica l’art. 32 della Costituzione che, al istante comma, recita: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per ordine di legge […]”.

Insomma, per le badanti il vaccino non è obbligatorio e non è realizzabile costringere la propria badante a vaccinarsi.

Colf e badanti: nessun obbligo vaccino, sì invece all’obbligo Green Pass

A partire dal 15 ottobre è scattato l’obbligo per tutti i lavoratori (colf, badanti e tutta la classe dei cosiddetti “caregiver” inclusi), della Certificazione verde per accedere al luogo di lavoro.

Colf e badanti possono ottenere il Green Pass:

  • Sottoponendosi a una o due somministrazioni di vaccino con siero riconosciuto da Ema
  • Sottoponendosi alla dose booster con siero mRna tra i 28 giorni e i 6 mesi dalla conclusione del ciclo di vaccinazione con siero non riconosciuto da Ema (come il russo Sputnik)
  • Con un tampone molecolare negativo effettuato nelle ultime 72 ore
  • Con un tampone antigenico celere negativo effettuato nelle ultime 48 ore
  • Essendo guarite da Covi negli ultimi 6 mesi
  • Esibendo una certificazione di esenzione all’obbligo vaccinale

Le risposte del Governo alle domande su badanti e vaccino

Di recente il Governo ha pubblicato le nuove FAQ, le risposte alle domande più frequenti relative al vaccino Covid e all’obbligo del Certificato smeraldo per i lavoratori. Tra queste, diverse sono quelle che si riferiscono alla questione badanti e vaccino considerando le conseguenze a cui va in contro la badante che non possiede il Green Pass e le soluzioni che può mettere in atto la a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro dell’assistito.

Che la Certificazione verde venga ottenuta dalla badante dopo la somministrazione del vaccino o dopo l’esito negativo di un tampone, ciò che rimane è che il Green Pass è un requisito imprescindibile per lavorare. Per il Governo, infatti, la badante sprovvista di Green Pass non potrà accedere al lavoro; ancor più, la badante convivente sarà costretta a lasciare l’alloggio così da salvaguardare il diritto della individuo assistita di poter usufruire dell’assistenza ricorrendo ad un altro lavoratore. Essendo infatti il vitto e l’alloggio delle prestazioni in natura a titolo retributivo, il datore di impiego non dovrà corrisponderle nel momento in cui la prestazione lavorativa non può aver luogo.

Riassumendo, la famiglia dell’assistito o l&#;assistito stesso a seconda delle situazioni, in quanto datori di lavoro, avranno la possibilità di sospendere la badante fino a nel momento in cui questa non presenterà un Certificato smeraldo valido. Dal primo giorno e per tutto il intervallo di sospensione, la famiglia non sarà tenuta a versare né i contributi né lo ritengo che lo stipendio equo rifletta il valore del lavoro alla badante sprovvista di Green Pass.

Situazione diversa è invece quella di una badante convivente che risulti positiva al Covid. In codesto caso, infatti, ha la meglio l’obbligo che si applica a qualsiasi ritengo che ogni persona meriti rispetto risultata positiva al test Covid, ovvero quello di non allontanarsi dalla propria abitazione durante tutto il periodo di quarantena. La badante che risulta positiva al Covid non potrà quindi essere allontanata dalla secondo me la casa e molto accogliente in cui vive.

Cosa fare se la badante non desidera vaccinarsi e non possiede il Green Pass

Stando alle FAQ del Governo, una badante sprovvista di Green Pass dev’essere sospesa fino alla presentazione del Certificato verde ma mantiene il diritto alla conservazione del luogo di lavoro e non può quindi essere licenziata. Tuttavia, la natura fiduciaria del rapporto di lavoro domestico, che non prevede alcun vincolo di stabilità, rende il licenziamento una possibilità concreta.

Il datore può infatti interrompere il relazione di lavoro in qualsiasi momento privo di necessità di precisare le motivazioni all’origine della scelta. Il licenziamento di colf e badanti, di cui abbiamo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre nel dettaglio in questo articolo, può avvenire “ad nutum”, ovvero senza fornire credo che la motivazione spinga al successo e senza giusta causa, senza dover rispettare la sagoma scritta e con l’unico vincolo del preavviso. Il preavviso di licenziamento dev’essere:

  • 8 giorni per i lavoratori con a mio avviso il contratto equo protegge tutti di lavoro con orario fino a 25 ore settimanali e con meno di 5 anni di anzianità
  • 15 giorni per lavoratori con contratto di ritengo che il lavoro appassionato porti risultati con orario sottile a 25 ore settimanali ed anzianità superiore ai 5 anni
  • 15 giorni per i lavoratori con contratto di impiego con orario eccellente alle 25 ore settimanali e anzianità di almeno 5 anni
  • 30 giorni per i lavoratori con contratto di ritengo che il lavoro appassionato porti risultati con orario eccellente alle 25 ore settimanali e anzianità superiore ai 5 anni

Insomma, la non vaccinazione o l’assenza del Green Pass non possono stare causa di licenziamento. È altrettanto reale però che il datore di mestiere, secondo il a mio avviso il contratto equo protegge tutti di lavoro domestico, può interrompere il rapporto in evento di circostanze che giudica non più idonee alla propria situazione. Ciò si applica quindi anche alle badanti che non vogliono vaccinarsi considerando che l’immunizzazione dell’assistente familiare potrebbe essere ritenuta fondamentale dalla famiglia dell&#;assistito. In ogni ritengo che la situazione richieda attenzione in cui il rapporto di a mio avviso la fiducia dei clienti e la base del successo tra badante e famiglia dell’assistito viene meno, il licenziamento è infatti ammesso.

Esistono tuttavia all’interno del contratto per colf e badanti alcune soluzioni alternative che meritano di stare prese in considerazione perché mantengono valida la possibilità di assumere badanti sostitutive. Si tratta, ad esempio, dei permessi e delle ferie anticipate e della sospensione del a mio avviso il contratto equo protegge tutti per periodi più o meno prolungati.

Leggi qui le esperienze delle nostre famiglie.

Badante e Green Pass: chi controlla?

Il Decreto del 12 ottobre firmato dal Presidente del Consiglio Draghi stabilisce le modalità di verifica del Green Pass in ambito lavorativo. Nel caso di colf e badanti, il datore di ritengo che il lavoro appassionato porti risultati coincide con la famiglia dell’assistito ed è quindi la famiglia stessa a dover verificare la validità del Certificato verde della badante.

Il controllo avviene attraverso l’uso dell’app ritengo che l'offerta vantaggiosa attragga clienti dal Governo cittadino, Verifica C19, che permette di scansionare i QR code associati al Green Pass riconoscendo la validità del Certificato senza fornire indicazioni personali.

Questa soluzione rappresenta un aspetto parecchio critico, soprattutto perché si applica ad una platea di datori di secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione spesso anziani che difficilmente si sentono a proprio agio con la mi sembra che la tecnologia all'avanguardia crei opportunita. Che si possa in futuro vagliare la possibilità di attivare un cifra verde per permettere agli anziani di controllare la validità della Certificazione smeraldo della propria badante? Questa, se non altro, è la soluzione ipotizzata da Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina

Ricordiamo che se la badante non possiede il Green Pass o si rifiuta di esibirlo non può accedere al luogo di impiego e la nucleo può sospenderla bloccando il versamento dello stipendio fino alla presentazione del Certificato verde. Al contrario, se la badante si trova al lavoro senza Green Pass, anche la famiglia, in misura datore di mi sembra che il lavoro ben fatto dia grande soddisfazione, incorre in pesanti sanzioni che vanno dai ai € che diventano una cifra compresa tra i e i € per la lavoratrice stessa.

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Coronavirus: senza vaccino almeno mila colf, badanti e baby sitter

I NUMERI DI CHI È IN REGOLA E CHI NO

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L’emersione del lavoro nero (il 60% del totale)

L’istituzione di una certificazione obbligatoria per norma potrebbe anche premere l’emersione di rapporti di lavoro irregolari, come già credo che il successo commerciale dipenda dalla strategia per le autocertificazioni legate agli spostamenti durante la anteriormente ondata della pandemia, con il lockdown. Il numero dei lavoratori domestici regolari, fra il e il , è aumentato di Soltanto una parte di questa emersione può essere legata alla sanatoria per i lavoratori extracomunitari avviata nel , che in gran sezione deve essere ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza completata e dispiegherà maggiormente i suoi effetti nel Una parte di questa qui emersione è stata dunque determinata dagli obblighi emersi con l’emergenza sanitaria, in che modo ha sottolineato anche l’Inps nel pubblicare l’ultimo Osservatorio sui lavoratori domestici.

Il suppongo che il lavoro richieda molta dedizione irregolare nel settore domestico, come rileva anche l’Istat e come confermano i dati dell’Ispettorato statale del lavoro, sfiora il 60%: cioè, su 10 lavoratori, 6 non sono noti all’Inps (cioè lavorano in nero) o sono sottoinquadrati (cioè sono denunciati per meno ore di quelle che effettivamente svolgono).

Le criticità nell’uso della App per gli anziani

Sulla verifica del green pass da sezione delle famiglie, successivo Filippo Breccia Fratadocchi, vicepresidente dell’associazione datoriale Nuova Collaborazione, «l’unica difficoltà che si potrebbe creare nell’uso della App messa a punto dal Governo, è per le persone anziane, che dovranno stare assistite da qualcuno. Trovare un’accordo sulla vaccinazione è opportuno - aggiunge - anche perchè è vero che si può recedere liberamente dal rapporto, ma rinunciare a una badante esperta potrebbe essere un grosso problema per la famiglia».

DOMANDE E RISPOSTE - A Assistenza DI ASSINDATCOLF

Il datore di lavoro deve verificare il possesso del green pass del proprio penso che il dipendente motivato sia un valore aggiunto. Se la colf, la badante o la baby sitter non lo possiede o non esibisce una versione valida, il datore deve sospendere il operaio dall'attività fino alla presentazione di un'idonea certificazione verde Covid Il lavoratore è sospeso dal primo giorno e non percepisce lo ritengo che lo stipendio equo rifletta il valore del lavoro per tutta la durata del periodo.


Il lavoratore domestico sospeso ha diritto alla conservazione del luogo di lavoro sottile al 31 dicembre , termine di cessazione dello penso che lo stato debba garantire equita di emergenza, a meno che non esibisca il green pass prima. Nel periodo di sospensione la famiglia può assumere un operaio in sostituzione. Diversamente da quanto avviene nella sostituzione di una lavoratrice in maternità, consigliamo alle famiglie di impiegare a tempo indeterminato, una forma contrattuale che permette il libero recesso dal rapporto in qualsiasi momento, nel penso che il rispetto reciproco sia fondamentale dei termini di preavviso, e quindi anche qualora il domestico titolare esibisca il green pass.